BambiniComportamento

Ciuccio sì o ciuccio no: a che età smettere con il vizio?

Il dibattito si riaccende dopo la pubblicazione delle foto che ritraggono la figlia del calciatore David Beckham ancora con il ciucciotto a 4 anni

Il vostro pargolo ha superato la fatidica soglia dei 3 anni ma ancora non riuscite a togliergli il vizio del ciuccio? Non disperate, siete in ottima compagnia. Anche l’ex calciatore David Beckham non è riuscito nell’impresa con la figlioletta Harper di 4 anni: lo dimostrano le ultime foto pubblicate dalla stampa britannica in cui la bimba è ritratta con il famigerato ciucciotto in bocca mentre va a passeggio per le strade della California con il papà David e il fratello maggiore Brooklyn. Le critiche, ovviamente, non si sono fatte attendere: in molti hanno puntato il dito contro Beckham, affermando che la sua arrendevolezza rischia di compromettere la dentatura della bimba nonché il corretto sviluppo del suo linguaggio. Il calciatore ha quindi risposto per le rime su Instagram, respingendo le accuse in maniera piccata e spiegando agli oltre 10 milioni di follower che la piccola Harper aveva la febbre e il ciuccio serviva solo per calmarla. Ha fatto bene? Ha fatto male? A quanto pare, il suo non è un fallo da cartellino rosso, come spiega il pediatra di Ok Salute Italo Farnetani (puoi chiedergli un consulto qui).

«Togliere il ciuccio a 3 anni non è un’indicazione tassativa: se rinunciarvi per il bimbo è un trauma – afferma l’esperto – meglio lasciarglielo e riprovare ogni 6 mesi, fino a che non rinuncerà spontaneamente». Il ciuccio «è una grande risorsa non per i genitori, ma per i bambini: determina una suzione non nutritiva che dà una sensazione di piacere, fa sentire il piccolo meno solo. Infatti, già dal settimo mese di gravidanza il bebè muove la bocca e non lo fa certo per alimentarsi. Non a caso in inglese il ciuccio si chiama “pacifier”: fa stare tranquillo il bimbo non in modo innaturale come un sedativo, ma regalandogli una sensazione di piacere che lo fa stare bene».

Gruppo San Donato

Il ciuccio, per Farnetani, non va demonizzato e «fino a 3 anni va dato, tranquillamente, a tutti». E dopo i fatidici 3 anni? «Secondo i dentisti il ciuccio non va usato – prosegue Farnetani – perché impedisce la giusta formazione dei denti e può causare la deformazione dell’arcata dentaria e del palato. L’indicazione dei neuropsichiatri infantili, invece, è lasciar usare il ciuccio al bambino finché vuole farlo, altrimenti si rischiano traumi. Per i pediatri quella di togliere il ciuccio a tre anni è un’indicazione di massima: se il piccolo rinuncia volentieri, non lo sostituisce succhiandosi il dito, non manifesta disturbi del sonno e non diventa irritabile o aggressivo, allora non ci sono problemi. Altrimenti è bene che i genitori continuino a darglielo e provino ogni 6 mesi a toglierlo, finché non rinuncia spontaneamente. Devono fare dei tentativi, senza imposizione, per vedere se è solo un’abitudine o una reale esigenza del bimbo». Il pediatra boccia, invece, «la cattiva abitudine dei genitori di intingere il ciuccio nello zucchero, che poi può favorire carie, o nel miele, che sotto i 6 mesi può causare botulismo». Fra i vari modelli, è meglio «preferire il pezzo unico, per evitare il rischio di ingestione di tanti minuscoli pezzettini in caso di rottura».

12/08/2015

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio