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Arisa: «Il mio equilibrio è cambiare»

La storia di copertina del numero di Ok Salute e Benessere in edicola è dedicata alla cantante, che ci racconta come abbia bisogno di vivere tante vite in una sola

Chiamatemi pure Arisa o, se vi fa piacere, Rosalba. Perché un’unica me non esiste. Non sono più la giovane proposta che cantava Sincerità al Festival di Sanremo del 2009 e neanche la cantante che, passata tra i big, ha vinto la stessa manifestazione nel 2014. Oggi c’è, per dirla come il titolo del mio ultimo album, Una nuova Rosalba in città. E domani ce ne sarà un’altra.

Trasformarmi è necessario 

Sì, io ho bisogno di trasformarmi, di darmi delle opportunità, di vivere tante vite in una sola. Perché è il cambiamento a permettermi di mantenere l’equilibrio psicologico, anzi, l’equilibrio sta proprio in questo mio essere sempre diversa. Pensateci bene: con tutti gli stimoli che ci giungono dall’esterno è impossibile non cambiare; noi esseri umani siamo spugne, è molto più innaturale rimanere sempre uguali. Certo, nelle nostre personalità ci può essere un fil rouge di base, ma, poi, le sfumature cambiano con il tempo. Una regola che vale per tutti e che per me ha avuto validità fin da quando ero bambina.

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Lo spazio per la cura di me 

Mi ricordo che cambiavo vestito dieci volte al giorno. Non possedevo capi da boutique, ma mi confezionavo i costumi da me stessa, così avevo un abitino per il pranzo, uno per il pisolino, un altro per la pioggia… Dopo un po’ mia mamma se la prendeva a male, vedeva questi miei continui cambi come una forma di poco rispetto per il suo impegno da casalinga, ma in realtà io, già allora, avevo necessità di trasformarmi, almeno nella mia immaginazione.

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Devo molto alla mia immaginazione 

Una facoltà del pensiero, quest’ultima, che è rimasta spiccata in me anche da adulta. Posso passare anche tanto tempo da sola a fantasticare, in pace con me stessa e senza sentire alcun altro bisogno. Del resto per noi donne è basilare ritagliarci quotidianamente un piccolo spazio da dedicare alla cura di noi stesse. La mia amica Giovanna sostiene che questo ci salva. E ha ragione. Quei momenti tutti nostri ci allontanano dai pensieri circolari, quelli che, quando qualcosa non va bene, gira e rigira tornano sempre nella nostra mente fino a diventare fissazioni. Invece, essere artefici dei nostri miglioramenti e osservarli giorno per giorno ci aiuta a volerci bene.

Per questo io mi prendo sempre un «time out»

Fossero anche le due di notte dopo un concerto. Mi siedo davanti allo specchio sospesa nel tempo, lontana da quello che è accaduto in precedenza e da quello che succederà in futuro, e curo la mia pelle. Mi faccio milioni di maschere, a partire da quella refrigerante, acquistata via internet, che, tenuta in frigorifero, praticamente diventa ghiaccio prima di essere messa sul viso. E, poi, ho anche il dermaroller. Piccoli gesti che fanno sì che mi senta attiva nei confronti della mia femminilità. Sono orgogliosa di essere donna e voglio esserlo fino in fondo. Quando ti senti bella tu, trasmetti anche agli altri un sentimento di bellezza: è contagioso. Un’abitudine allo skin care, come si dice ora, che fa contento anche il mio ragazzo. Mi dice sempre che ho la pelle «magica», ma non è merito mio, bensì un’eredità di mamma e papà.

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Davanti allo specchio 

Lo stesso rapporto con lo specchio è sempre stato fondamentale per me fin da giovanissima, mi infonde… familiarità. A volte non mi specchio per intere mattinate e, quando lo faccio, vedo un’immagine di me completamente diversa da quella che pensavo. Per esempio, magari mi sento bellissima perché mi sono successe cose bellissime, poi mi guardo e… In altre occasioni, mi sento brutta e, invece, riflettendomi, mi dico: «Ma no, non sono così male». C’è una canzone scritta dal mio autore, Giuseppe Anastasi, in cui Lo specchio – questo è anche il titolo – parla di sé in prima persona: «Ed io, non penso ma rifletto la realtà / E di ogni uomo sento l’anima / Loro mi guardano, io che li imito / E riflettendo me ne resto qua». Penso che soprattutto per le persone che, come me, lavorano nello spettacolo sia importante guardarsi spesso allo specchio.

Il lavoro introspettivo

Ho intrapreso diversi percorsi psicologici per conto mio, sono una persona che pensa molto. Ho letto tanti libri, ha fatto esperimenti tutti miei, ho indagato sulla mia infanzia. Non posso insegnare niente a nessuno, ma nel mio piccolo cerco di vivere la vita al meglio. La felicità è una condizione che si sceglie cercando di trovare il meglio che c’è in ognuno di noi, tenendo sempre presente che ci sono persone molto meno fortunate. E questa non è retorica. In passato, quando avevo qualche problema sul lavoro, mio padre, all’epoca autista di autobus urbani, mi diceva: «Rosalba, non è che non ti credo, ma guarda me. Guadagno pochi soldi al mese e ho la schiena spezzata, perché lavoriamo dalle quattro e mezza del mattino su mezzi senza ammortizzatori». Farsi andare bene le situazioni che non ci piacciono, trovandone il lato positivo, è un ottimo esercizio per vivere più serenamente.

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Insomma, care lettrici, quello che posso dirvi è che la ricetta per stare bene è il cercare di essere la migliore versione di se stesse, non di qualcun’altra. Puntare a valorizzare al meglio ciò che ognuna di noi è, perché tutte abbiamo un tesoro nascosto, bisogna solo osservarsi, capire le nostre potenzialità e volerci bene. Il dentro e il fuori di noi devono combaciare perfettamente. Io mi sento bene quando riesco a essere me stessa. E lo canto anche: «Ridere non è difficile / Se cogli il buono di ogni giorno / Ed ami sempre fino in fondo / Adesso voglio vivere così».

Rosalba Pippa, in arte Arisa

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