
Quando un bambino ci chiede: «Mi regali quel gioco?», la nostra risposta positiva può nascondere rischi inaspettati. Dietro l’apparenza innocua di un peluche o di un giocattolo di plastica si celano, infatti, sostanze pericolose per la salute dei più piccoli e per l’ambiente, come i PFAS e gli interferenti endocrini, tra cui i noti bisfenoli. Questi composti chimici sono oggetto di crescente attenzione da parte dell’Unione Europea, grazie anche alle segnalazioni di due importanti associazioni italiane: ISDE Italia (Associazione Medici per l’Ambiente) e ACP (Associazione Culturale Pediatri).
A marzo 2024, Bruxelles ha proposto di vietare alcuni PFAS nei giocattoli, e il 10 aprile è stato raggiunto un primo accordo per rendere questi prodotti più sicuri, anche grazie all’introduzione di un passaporto digitale per ogni giocattolo immesso nel mercato europeo. Tuttavia, i singoli Stati membri avranno quattro anni e mezzo per adeguarsi, lasciando nel frattempo i bambini esposti al rischio. Ma quali sono i veri pericoli di queste sostanze?
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PFAS e bisfenoli: cosa sono e dove si trovano
I PFAS (sostanze perfluoroalchiliche) sono chiamati anche “inquinanti eterni”, perché resistono a lungo nell’ambiente e si degradano molto lentamente. Sono stati rinvenuti in alte concentrazioni nelle acque del Vicentino, ma secondo Greenpeace anche Lombardia, Piemonte e Toscana risultano zone contaminate. La loro resistenza a calore, acqua e grassi li rende ideali per la produzione di peluche ignifughi, giochi antimacchia, elettronici o in plastica.
Secondo l’Agenzia statunitense EPA, le molecole PFAS potenzialmente dannose sono oltre 15.000, mentre l’OCSE ne cataloga 4.730. Nessuna di queste è oggi obbligatoriamente indicata in etichetta.
I bisfenoli, come il noto BPA, sono invece usati nelle plastiche rigide, resine e vernici. «Il progetto europeo Life Persuaded, coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, ha rilevato la presenza di bisfenoli e ftalati nelle urine di madri e bambini in tutta Europa», spiega la dottoressa Angela Pasinato, pediatra e membro ACP.
I danni alla salute dei bambini
I bambini sono più vulnerabili agli inquinanti chimici rispetto agli adulti. «Hanno un metabolismo più rapido, una maggiore superficie corporea in proporzione al peso, e si trovano in una fase di sviluppo critico degli organi», sottolinea la dottoressa Vitalia Murgia, pediatra dell’ISDE Italia. Il comportamento esplorativo tipico, come mettere le mani in bocca, aumenta l’esposizione.
Tra i danni documentati:
- Effetti cardiometabolici: alterazioni dei lipidi nel sangue e ispessimento precoce delle arterie;
- Disturbi tiroidei, epatici, tumori al rene e testicolo;
- Effetti prenatali: basso peso alla nascita, ritardi nello sviluppo della ghiandola mammaria, ridotta risposta ai vaccini;
- Disturbi neurocognitivi: come ADHD e DSA, il cui aumento è correlato anche alla contaminazione da PFAS;
- Malformazioni del sistema nervoso centrale: aumentate di 2,5 volte nella cosiddetta zona rossa del Veneto;
- Altre patologie in studio: obesità infantile, infertilità, pubertà precoce, preeclampsia, cancro al seno, colite ulcerosa e rischio di aborto spontaneo.
Come scegliere giocattoli più sicuri
In attesa di norme più stringenti, è fondamentale scegliere con consapevolezza. I consigli degli esperti:
- Controllare la presenza del marchio CE, da non confondere con il simile “China Export”;
- Evitare gli acquisti da siti low cost o da produttori extraeuropei con standard meno severi;
- Preferire giochi certificati, come quelli in tessuto con marchio Oeko-Tex, che garantisce l’assenza di sostanze nocive;
- Evitare giocattoli vintage, che possono contenere sostanze tossiche oggi vietate.
Uno studio europeo del 2022 (“Final report – Chemical in toys”) ha mostrato che il 14% dei giochi per bambini sopra i 36 mesi e il 4% per quelli sotto i 36 mesi non rispettavano le normative UE. Inoltre, 1 etichetta su 3 risultava non conforme.
Non solo nei giocattoli: i PFAS sono ovunque
Purtroppo, i PFAS e i bisfenoli si trovano anche:
- nelle pentole antiaderenti usate per cucinare;
- nei contenitori di plastica per alimenti, inclusi quelli da microonde;
- nella carta oleata o nei sacchetti per patatine;
- nei prodotti per la casa: detergenti, pavimenti lucidati, tappeti ignifughi;
- in tessuti antimacchia, vestiti impermeabilizzati, imballaggi e persino cosmetici.
Passano anche attraverso il latte materno
Uno studio statunitense, pubblicato su Environmental Science and Technology, ha rilevato concentrazioni di PFAS nel latte materno fino a 2.000 volte superiori rispetto ai limiti considerati sicuri nell’acqua. I limiti europei fissano il tetto a 0,05 microgrammi/litro, ma per alcune sostanze si arriva a 0,10 microgrammi/litro. Tuttavia, come ricorda la dottoressa Murgia, non esiste un vero livello “sicuro”: anche basse esposizioni possono essere dannose.
Testo di Antonella De Minico
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