Obesità

Obesità e sovrappeso: sono una malattia

L'obesità ormai è da considerare una malattia a tutti gli effetti. Quali sono le cause, i sintomi e le conseguenze? Qual è la situazione in Italia? Come affrontare l'obesità nei bambini e negli adolescenti? Quali sono le terapie e gli interventi chirurgici più usati?

Che cos’è l’obesità?

L’obesità è una malattia complessa, caratterizzata da un eccesso di accumulo di grasso corporeo. Non si tratta quindi di un problema estetico, ma una patologia che fa impennare il rischio di malattie estremamente rischiose come quelle cardiovascolari, il diabete, l’ipertensione e alcuni tipi di tumore. È uno dei maggiori problemi per la salute pubblica. Sono molte le ragioni per cui si diventa obesi. Si tratta di una combinazione di fattori ereditari, combinati con gli stili di vita alimentari e quelli legati al movimento e all’attività fisica.

Quali sono le cause dell’obesità?

La prima causa è lo stile di vita. Le troppe calorie assunte e le poche consumate producono lo squilibrio che porta all’accumulo del grasso corporeo. Quindi la scorretta alimentazione e la sedentarietà sono i primi due fattori di rischio. Mangiare grandi quantità di cibo, poca verdura, molti dolci e cibi raffinati ed essere sedentari rappresentano un vero pericolo per la nostra salute.

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Altre cause possono essere:

  1. la cattiva qualità del sonno: dormire poche ore o avere continui risvegli notturni può provocare sbilanciamenti ormonali importanti. Ad esempio se non si riposa bene la grelina, l’ormone della fame, resta ad alti livelli. Di conseguenza si alza il rischio delle abbuffate notturne, che generalmente si rivolgono a cibi già pronti e molto calorici.
  2. Fattori ereditari: si sta indagando parecchio in questa direzione. Diverse ricerche hanno dimostrato che le donne nere hanno un rischio più alto di essere obese. C’è poi la questione del gene OB, che permette la sintesi della leptina, l’ormone del senso di sazietà. Di solito le persone magre producono quantità maggiori di questo ormone proteico rispetto a chi è in sovrappeso. Naturalmente percependo meno appetito, mangiano anche di meno.
  3. Ci sono anche alcune malattie genetiche che possono portare all’obesità. La sindrome dell’ovaio policisitico è correlata all’insulino-resistenza, che avviene quando la risposta del nostro corpo è meno efficace all’azione dell’insulina. In questo modo è più facile ingrassare. Anche la sindrome di Prader-Willi porta a obesità. Si tratta di una malattia rara che produce sbalzi ormonali e che colpisce i bambini. Questi disturbi causano una obesità grave in adolescenza. Un’altra patologia che può causare l’obesità è la malattia di Cushing. Anche chi sia affetto da malattie reumatiche come l’artrite, l’artrosi, l’artrite reumatoide possono ingrassare molto per la riduzione dell’esercizio fisico.
  4. Anche l’assunzione di alcuni farmaci, in particolare se usati di frequente, possono incidere sull’appetito. Tra loro i più comuni sono i farmaci per il diabete, gli antidepressivi, gli anti-epilettici, gli anti psicotici, gli steroidi e i beta-bloccanti.

Quali sono i sintomi dell’obesità?

Naturalmente quando si è in forte sovrappeso la prima manifestazione è proprio l’eccesso di grasso corporeo. Di solito chi è obeso fatica a fare qualsiasi attività, anche le più banali. Si sentono particolarmente stanchi, anche quando non svolgono attività faticose. Soffrono di sudorazione eccessiva, dolori a tutto lo scheletro, dalla schiena, alle anche, alle ginocchia fino alle caviglie. Molto comuni i problemi di sonno, comprese le pericolosissime apnee notturne.

Ci sono anche risvolti psicologici importanti, soprattutto per i ragazzini. Non è un segreto ad esempio che in molti casi le tensioni che si respirano in casa abbiano un ruolo importante negli episodi di obesità nell’adolescenza. C’è poi la storia familiare: un adolescente obeso ha in genere uno o entrambi i genitori nella stessa condizione. Il ragazzo deve accettare di farsi aiutare ed essere disponibile a un cambiamento vero e difficile, oltre a comprendere che ci vorrà molto tempo. Tutti presupposti non banali. Infine la frustrazione di non riuscire a dimagrire è nemica del raggiungimento del risultato.

Obesità nei bambini

I bambini italiani sono tra i più grassi d’Europa e sono in continuo aumento. In soli 16 anni, dal 2000 al 2016 il numero di ragazzini in sovrappeso tra i 5 e i 19 anni è raddoppiato, passando da 1 su 10 a 1 su 5. In termini percentuali sono il 36,8%.

Il primo passo è la consapevolezza dei genitori. Una recente indagine ha dimostrato che l’80% delle madri non riconosce l’obesità del proprio figlio. Spesso si illudono che con l’età il problema sarà superato spontaneamente.

Al Sud Italia un bambino ogni tre è obeso, mentre tra gli adolescenti la cifra scendo a uno ogni quattro. Nelle regioni del Nord Ovest il dato cala, sfiorando il 19%, al Nord Est e al Centro il dato è all’incirca al 22 per cento. Tra l’altro, esclusa la Sardegna, nelle altre regioni meridionali più di un terzo di ragazzi non fa alcuna attività fisica. Le situazioni peggiori in Calabria, Campania e Sicilia.

Solo 1 su 10 riesce a dimagrire

L’uscita dall’obesità è poco frequente. Nell’85-90% dei casi chi da adolescente è obeso, lo sarà anche da adulto, con un rischio concreto di sviluppare molte malattie croniche. Si ha quindi una remissione completa solo nel 10-15% dei pazienti. Ecco perché la prevenzione rimane l’arma migliore.

Approccio multidisciplinare

L’approccio per il dimagrimento nell’adolescente o nel bambino deve essere multisciplinare. La dieta in sé, come abbiamo visto, ha poche possibilità di successo, se non è accompagnata da un adeguato cambiamento dello stile di vita, che prenda in considerazione anche gli aspetti psicologici, familiari e sociali.

La dieta

La dieta che viene indicata non è mai molto ristretta, se non in casi gravi, dove sono già comparse altre complicanze. È importante saziarsi, ma la motivazione a continuare viene dall’avere dei risultati. Se ad esempio si deve dimagrire di decine di chili e se ne perdono pochi nei primi mesi, il paziente non ci seguirà più. Assicurare un calo significativo è vitale, ma dev’essere graduale nel tempo, informando il ragazzo che la perdita di peso non sarà mai una retta discendente, ma sinusoidale: ci potranno essere piccoli aumenti di peso e momenti di stallo che però non devono scoraggiare.

Il ruolo dello sport

L’attività fisica è molto importante per tutta una serie di aspetti. Innanzitutto perché permette un dimagrimento più veloce, poi perché trasforma la massa grassa in massa magra, oltre a sostenere la tenuta psicologica grazie al rilascio di endorfine e serotonina, ormoni fondamentali per il benessere. È per questo che possiamo affermare che la regola d’oro sia alimentazione corretta, attività fisica costante e aiuto psicologico.

Le conseguenze dell’obesità

L’obesità riduce in media di dieci anni l’aspettativa di vita. Ma quello che è addirittura peggio è che riduce di vent’anni l’aspettativa di vita in salute. Se si diventa obesi da giovani non solo si muore prima, ma la qualità della vita è inaccettabile.

Solo in Italia ci sono 57.000 morti all’anno per malattie legate all’obesità, che vogliono dire più di 1.000 morti ogni settimana e 1 persona ogni 10 minuti. Cosa ancora peggiore è una morte che arriva dopo anni di malattie spesso gravi.

Aumenta il rischio di tumori

Tra tutti i fattori di rischio i chili di troppo fanno impennare il numero di nuove diagnosi di cancro. Almeno mezzo milione di casi l’anno riconducibili all’indice di massa corporea (BMI): sovrappeso e obesità sarebbero implicati nello sviluppo di tumore all’esofago, colon-retto, rene, pancreas, cistifellea, seno, endometrio e ovaie.

Sale il rischio di infarti e ictus

Chi è in sovrappeso corre un rischio maggiore di soffrire di ipertensione, di trigliceridi alti e di colesterolo LDL (colesterolo cattivo) alto e di colesterolo HDL (colesterolo buono) basso. Sono tutti fattori di rischio per le malattie cardiache e per l’ictus. Il grasso in eccesso, soprattutto quello addominale, produce sostanze che provocano le infiammazioni. L’infiammazione dei vasi sanguigni e delle altre zone dell’organismo può far aumentare il rischio di patologie cardiache. Perdere dal 5 al 10% del proprio peso può far diminuire il rischio di coronaropatie o di ictus.

Crescono le probabilità di avere l’asma

Uno dei fattori di rischio dell’asma allergico è l’obesità. Esiste circa il 50% di possibilità in più di sviluppare l’asma quando si è obesi. I tessuti adiposi producono molti mediatori che influenzano anche il tipo di infiammazione che si instaura nelle vie respiratorie a causa dell’asma. Questi mediatori, cioè, hanno un effetto diretto sull’infiammazione delle vie respiratori. Questo dà luogo a una maggiore ostruzione nell’asma e a una tipologia di asma più difficile da controllare.

Sviluppa il diabete di tipo 2

Quasi il 90% di chi soffre di diabete di tipo 2 è in sovrappeso. Se il paziente è insulino-resistente lo zucchero non riesce a raggiungere le cellule. Quindi rimane in eccesso nel sangue. Inoltre le cellule che producono l’insulina devono lavorare molto più del normale per mantenere il livello di glucosio nel sangue e quindi si deteriorano gradualmente. È possibile diminuire il rischio di diabete di tipo 2 dimagrendo e aumentando l’attività fisica.

Invecchia il cervello

Il cervello di un uomo o di una donna di mezza età e obesi ha le stesse caratteristiche di quello di una persona di dieci anni più anziana che non è in sovrappeso. La scoperta arriva da una ricerca dell’Università di Cambridge, pubblicata sulla rivista scientifica the journal of Neurobiology of Aging. In particolare può accelerare la riduzione del volume del nostro cervello, che è un effetto tipico dell’invecchiamento.

Predispone all’Alzheimer

Uno studio condotto all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma svela lo stretto legame tra obesità infantile e insorgenza precoce dell’Alzheimer, con i primi segnali visibili già nell’adolescenza. Dallo studio, che ha coinvolto 440 ragazzi e bambini a partire dai 2 anni di età, si evidenzia che è il tempo il fattore determinante nell’accrescere il rischio di Alzheimer. Si tratta dell’accumulo di quantità significative di proteina beta amiloide, tale da innescare un declino cognitivo precoce, sarebbero infatti raggiunte se l’adolescente è di taglia extralarge già da anni.

Più dolori osteoarticolari

Se si è in sovrappeso c’è maggior pressione sulle articolazioni e sulle cartilagini, che si consumano più facilmente, oltre ad avere in circolo una maggiore quantità di sostanze che scatenano le infiammazioni. Le infiammazioni delle articolazioni possono far aumentare il rischio di soffrire di osteoartrite. Perdere almeno il 5 per cento del proprio peso può far diminuire il carico di lavoro delle ginocchia, del femore e della parte bassa della schiena, e ridurre l’infiammazione.

I rischi dell’obesità

Più rischio di depressione

Per chi è obeso la probabilità di incorrere in depressione aumenta del 25 per cento secondo uno studio su un grande campione di volontari svolto a Cuba. Già altre ricerche scientifiche avevano messo in correlazione depressione e accumulo di grasso viscerale, in particolare uno studio della Rush University Medical Center di Chicago. Le donne con depressione più grave hanno il 24,5% di grasso viscerale in più di quelle meno depresse.

Più rischio di malattie renali

Viene definito obeso chi ha un indice di massa corporeo superiore a 30. Secondo studi recenti ogni punto in più aumento del 10% il rischio di sviluppare malattie renali.

Più rischio di steatosi epatica

La steatosi epatica è una malattia causata da un eccessivo accumulo di grasso nel fegato. Si parla di steatosi epatica quando il contenuto lipidico del fegato supera il 5% del peso dell’organo. Il fegato grasso è comune soprattutto tra chi è in sovrappeso o è obeso. La steatosi epatica ha un andamento benigno, ma a lungo andare può complicarsi. In assenza di cure appropriate, può accadere che l’accumulo di grasso provochi un’infiammazione cronica del fegato, chiamata steatoepatite. Questa, a sua volta, nel corso degli anni, può degenerare in cirrosi danneggiando gravemente il fegato.

Più rischio di apnee notturne

Chi è in sovrappeso corre maggiori rischi di apnea nel sonno, perché il grasso in eccesso intorno al collo ostacola la respirazione. Se le vie respiratorie sono ostruite può essere difficile respirare, si può russare o si può verificare l’apnea; inoltre il grasso presente nel collo e nel resto dell’organismo può produrre sostanze che scatenano le infiammazioni, e l’infiammazione del collo è un fattore di rischio per l’apnea notturna. Se si dimagrisce, di solito l’apnea notturna scompare o regredisce.

Aumenta il rischio di gravidanza a rischio

Le donne incinte in sovrappeso hanno un rischio maggiore di soffrire di insulinoresistenza, glicemia alta ed ipertensione. Il sovrappeso fa anche aumentare i rischi connessi agli interventi chirurgici e all’anestesia, mentre l’obesità grave fa aumentare i tempi delle procedure operatorie e le emorragie. Le donne in sovrappeso o obese che desiderano avere un figlio dovrebbero chiedere al medico come fare per dimagrire prima della gravidanza. Se si dimagrisce prima della gravidanza, di solito si riesce a ridurre in modo significativo la possibilità di sviluppare complicazioni.

Come prevenire l’obesità?

Come abbiamo detto l’obesità dipende in gran parte dell’adozione di alcuni stili di vita. Diventa quindi fondamentale mettere in pratica tutte quelle azioni che ci portano a consumare più calorie di quelle che introduciamo con l’alimentazione. Fare attività fisica in modo moderato e regolare è un passo decisivo per tenere sotto controllo il proprio peso corporeo. È sufficiente anche fare una passeggiata ogni giorno a passo veloce ogni giorno.

Ovviamente anche l’alimentazione gioca un ruolo cruciale. È molto importante tenere sotto controllo le porzioni e privilegiare frutta e verdura, evitando rinunce eccessive. L’alcol, così come le bevande zuccherate, succhi di frutta compresi, devono essere consumati con estrema parsimonia. Anche pesarsi almeno una volta a settimana è importante per tenere sotto controllo il proprio peso.

L’obesità in Italia

Nel nostro Paese ci sono 23.000.000 di adulti in sovrappeso o obesi. Stiamo parlando di quasi la metà della popolazione generale maggiorenne. In termini percentuali siamo al 46 per cento. In genere sono gli uomini a essere più colpiti rispetto alle donne.

Si trova al Sud il maggior numero di obesi del nostro Paese. La Campania è la regione in assoluto più colpita, soprattutto per quanto riguarda i bambini.

Di solito le persone in forte sovrappeso vivono nei piccoli paesi, quelli sotto i 2.000 abitanti. In città sono le periferie le più colpite.

Più è alto il livello di istruzione, più è basso il numero di chi è in sovrappeso. Tra i laureati ad esempio “solo” il 6,6% è obeso. La percentuale più che raddoppia, raggiungendo il 14,2% tra chi si è fermato alla terza media. Anche i figli di chi ha studiato meno pesano di più. Se tra i figli dei laureati il dato si ferma a un comunque preoccupante 18,5%, tra coloro che hanno un basso titolo di studio la cifra schizza al 29,5 per cento.

Diagnosi

Calcolo dell’obesità? (BMI)

  1. Tendenzialmente si utilizza l’indice di massa corporea. Ecco come si calcola. Quando il risultato è pari o superiore a 30 si parla di obesità. In particolare: tra 30,00 e 34,99 kg/m² è obesità di 1° grado, tra 35,00 e 39,99 kg/m² è obesità di 2° grado e superiore a 40,00 kg/m² è obesità di 3° grado.
  2. Sicuramente la circonferenza della vita è il parametro che meglio descrive il rischio di mortalità delle persone. È una misurazione che tutti i medici dovrebbero fare. Si può fare anche a casa da soli: basta un metro da sarta. La circonferenza dev’essere inferiore agli 88 cm per le donne e a 102 cm per gli uomini. Chi è sopra deve preoccuparsi molto.
  3. L’indice di massa corporea ha però il limite di non riuscire a misurare il grasso corporeo. L’esempio tipico è quello degli atleti, che possono pesare anche molto a causa della possente muscolatura. Il loro indice di massa corporea potrebbero indicare un numero superiore a 30, nonostante abbiano pochissima massa grassa. Ci sono dispositivi in grado di misurare con precisione la quantità di massa grassa e quella di massa magra, che sono estremamente precisi.
  4. Una persona può essere definita obesa se il suo peso corporeo supera di circa 20 kg il suo peso ideale, ovvero il 30% di quello ideale. L’obesità è considerata grave se il peso corporeo supera del 60% quello ideale, ovvero di circa 40 kg quello ideale. Anche in questo caso dipende dal rapporto tra massa magra e massa grassa.

Trattamenti

Come per gli adolescenti, anche per gli adulti l’approccio dev’essere multidisciplinare. Il consiglio migliore è quello di rivolgersi ai centri specializzati contro l’obesità in modo che il paziente possa trovare un team che possa occuparsene in toto. Come abbiamo visto sono molti i problemi che presenta una persona obesa: dal diabete, alle malattie cardiovascolari, ai problemi allo scheletro, passando per il disagio psicologico fino ai problemi legati al sonno.

Nei casi più gravi un valido aiuto può derivare dalla chirurgia.

  • Sleeve Gastrectomy. È un intervento restrittivo ormonale. Consiste in una resezione gastrica verticale (cioè si asporta buona parte dello stomaco) con tubulizzazione dello stomaco residuo. Comporta una riduzione della secrezione degli ormoni responsabili della fame e aumenta contestualmente la produzione di altri ormoni in grado di accrescere il senso di sazietà.
  • By-pass gastrico. È un intervento restrittivo ormonale. Offre buoni risultati a lungo termine, ed è una terapia potente contro il diabete di tipo 2 e contro la grave malattia da reflusso gastrico.
  • Diversione bilio-pancreatica. Comporta la rimozione di buona parte dello stomaco. Permette una riduzione dell’assorbimento intestinale di grassi e amidi, offre una buona perdita di peso e un buon mantenimento di peso nel lungo termine.
  • Bendaggio gastrico regolabile. È un intervento restrittivo meccanico che riduce forzatamente l’introduzione di cibo. Un anello di silicone gonfiabile viene posizionato intorno alla parete superiore dello stomaco, a creare una piccola tasca gastrica che lascia un’apertura di calibro ridotto.

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