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Le nuove regole di una dieta sana secondo gli esperti

Un team di esperti ha realizzato una dieta universale: principi cardini aumentare il consumo di vegetali e dimezzare quello di carne rossa e zuccheri entro il 2050. Così salveremo anche il pianeta

Sostenibile e salutare

Esiste una dieta sana universale che farà stare meglio tutta la popolazione mondiale? Secondo un team di esperti americani, che hanno pubblicato i risultati dei loro studi scientifici su The Lancet, sì. Secondo gli scienziati, se tutto il mondo adottasse le loro regole di alimentazione entro il 2050 l’alimentazione dell’uomo sarà sostenibile e salutare allo stesso tempo.

Le regole della dieta sana universale

Le regole della dieta universaleLa dieta universale stilata dalla Commissione Eat-Lancet prevede l’assunzione di 2.500 calorie al giorno. In termini di nutrienti, queste calorie si traducono in:

Gruppo San Donato

  • 232 grammi di cereali integrali,
  • 300 grammi di verdura e 200 grammi di frutta,
  • 250 grammi di latticini, 14 grammi di carne (manzo, agnello, maiale),
  • 200 grammi tra pollame, uova, pesce e proteine vegetali (che si potrebbero dividere sommariamente in 29 grammi di pollo, 13 grammi di uova, 28 grammi di pesce e il resto in proteine vegetali, quindi frutta secca, legumi, eccetera),
  • 31 grammi di zuccheri,
  • 50 grammi di legumi.

Condimento consigliato: oli vegetali, in particolare olio extravergine di oliva (scopri qui tutti i suoi benefici).

Dieta sana: meno zuccheri, cibi raffinati e lavorati più fibre, grassi buoni e proteine vegetali

 

Questa dieta lancia un messaggio preciso: la prima cosa da fare nei paesi industrializzati è diminuire drasticamente il consumo di alimenti potenzialmente nocivi. Parliamo quindi di zuccheri, cereali raffinati (quindi farine di tipo 0 oppure 00), carne rossa e lavorata. Stando alle raccomandazioni degli esperti, il consumo di questi cibi deve diminuire almeno del 50% entro il 2050.

In parallelo gli esperti consigliano di aumentare il consumo di frutta, verdura, cereali integrali, legumi, semi oleosi (frutta secca: scopri qui tutti i motivi per cui fa bene mangiarla) e pesce.

Dieta sana: ridurre, non eliminare 

 

Attenzione: la dieta di The Lancet non invita a eliminare gli alimenti di origine animale, ma di ridurli. Secondo gli esperti, infatti, una persona «in una settimana può arrivare a consumare 100 grammi di carne rossa e 200 grammi di pollame, mentre per latte e derivati può arrivare anche a 250 grammi al giorno». Meglio spostare la gran parte dell’introito calorico a legumi, riso, grano e mais. E ovviamente a frutta e verdura, di cui se ne dovrebbe consumare mezzo chilo al giorno, condendo i piatti (quando serve) con grassi salutari come quelli contenuti nell’olio extravergine di oliva.

Dieta sana per la riduzione della mortalità

Che impatto avrebbe una simile rivoluzione alimentare? Se gran parte della popolazione mondiale adottasse queste linee guida, si stima che ogni anno ci sarebbero 11 milioni di morti in meno. L’alimentazione, dopotutto, gioco un ruolo importante nella prevenzione di tumori, malattie croniche, disturbi cardiovascolari, obesità e moltissime altre gravi patologie.

Non tutti sono d’accordo

In reazione a questa dieta si sono levate alcune voci di disaccordo. Secondo il presidente di Carni Sostenibili Giuseppe Pulina, «è giusto far sapere agli italiani che non serve che cambino il loro modello alimentare (e di vita), anche perché consumano già un
quantitativo di carne molto più basso rispetto alla maggior parte delle nazioni prese in esame dalla commissione EAT». Chi vive in un Paese dell’area mediterranea ha la fortuna di conoscere i pilastri della dieta mediterranea (da cui, tra l’altro, il regime alimentare di The Lancet non si discosta molto) e chi li segue può stare tranquillo.

Secondo l’associazione europea dei trasformatori di carne (Clitravi), invece, la dieta proposta dal team di esperti americani «ripropone vecchi argomenti anti-zootecnia» e «distorce dati a fini ideologici». Secondo la Clitravi, lo studio della Commissione Eat-Lancet tralascerebbe l’impatto ambientale di altri settori, come quello dei trasporti arei.

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