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Il desiderio di sale agisce come la tossicodipendenza

Nel nostro cervello si attivano meccanismi simili a quelli che si "accendono" quando facciamo sesso o assumiamo droga

Quell’irrefrenabile voglia di salato, oppure l’acquolina in bocca che ci assale quando sentiamo il profumo della pancetta che frigge in padella. C’è una ragione scientifica che spiega perché desideriamo tanto mangiare il sale. (Il sale fa male. Scopri qui in quali cibi insospettabili si nasconde)

Si tratta di una forma di tossicodipendenza: il nostro cervello può desiderare sale anche se il nostro corpo non solo non ne ha bisogno, ma addirittura, com’è noto, può esserne danneggiato. La scoperta arriva da un team di scienziati del Florey Institute di Melbourne che hanno identificato l’area del cervello in cui ha origine la voglia di salato e il meccanismo che la fa scattare.

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L’area è quella legata al sistema oppioide, la stessa quindi correlata al senso di soddisfazione e compiacimento che si prova mentre facciamo sesso, mangiamo cibi che ci piacciono molto e facciamo attività fisica. A trasmetterci questo piacere sono dei neurotrasmettitori naturali che operano un’azione simile a quella della morfina.

Per arrivare al loro risultato gli esperti australiani hanno messo in atto modelli di gratificazione e di privazione da sale, rendendosi conto come il primo processo – ovvero quello di gratificazione – coinvolge proprio il rilascio di oppioidi endogeni, quindi rilasciati direttamente dal cervello. Questa gratificazione aumenta se si è anche dipendenti da oppiacei, svelando una connessione tra atteggiamenti istintivi e dipendenza. Usando invece naltrexone, molecola antagonista degli oppiacei che si usa per combattere un’overdose, la gratificazione da sale diminuiva.

La scoperta riveste grande importanza perché ora sono allo studio alcuni farmaci che possano sopprimere la voglia di sale, molto nocivo in dosi superiore ai 10 grammi al giorno al nostro organismo. Ma c’è di più. Lo studio ha dimostrato che il meccanismo è simile alla dipendenza da oppiacei come l’eroina e la morfina. Quindi gli stessi farmaci potrebbero essere utilizzati anche per contrastare questo tipo di dipendenza.

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