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Scoperto l’interruttore dell’onestà. È nel cervello

Può essere stimolato in maniera non invasiva per aumentare i comportamenti corretti e disinteressati

Furbetti del quartierino, furbetti del cartellino, cricche, evasori, cerchi magici: sfogliando i giornali vi chiedete sempre dov’è finita l’onestà? E allora tenetevi pronti con occhiali da vista, lenti di ingrandimento e microscopi alla mano, perché a quanto pare l’hanno trovata.

L’onestà si trova nella corteccia prefrontale dorsolaterale destra

L’onestà si nasconde in un angolino remoto del cervello che certe persone, manco a dirlo, riescono a silenziare meglio di altre. Questa regione si chiama corteccia prefrontale dorsolaterale destra (rDLPFC) e in alcuni casi potrebbe essere stimolata in modo non invasivo proprio per aumentare i comportamenti corretti e disinteressati. Lo hanno scoperto i ricercatori delle università di Zurigo, Chicago e Harvard, grazie ad uno studio pubblicato sulla rivista dell’Accademia americana delle scienze (Pnas).

Gruppo San Donato

Interesse personale vs collettivo

Lo studio ha coinvolto circa 300 giovani, la cui onestà è stata messa alla prova attraverso un test simile a un gioco finanziario in cui erano chiamati a prendere delle decisioni pesando il proprio interesse contro quello della collettività, con la possibilità di guadagnare più soldi imbrogliando.

Imbroglioni occasionali e irriducibili

«La maggior parte delle persone – spiegano i ricercatori – ha dimostrato di valutare i motivi di interesse personale e le ragioni dell’onestà caso per caso, imbrogliando un pochino, ma non a ogni occasione. Circa otto partecipanti su cento, invece, hanno dimostrato di essere pronti a imbrogliare ogni volta che se ne presenta l’occasione, solo per massimizzare il proprio profitto».

Una scossa di onestà

I ricercatori hanno dunque provato ad intervenire in maniera non invasiva sulla corteccia prefrontale dorsolaterale destra (rDLPFC) stimolandola con una leggera scossa elettrica applicata sullo scalpo.

La sensibilità dei neuroni all’onestà 

In questo modo hanno osservato che i neuroni dell’onestà tendono a diventare più sensibili agli stimoli e più attivi, aumentando i comportamenti onesti e disinteressati. Questi effetti benefici si sono osservati però solo sugli imbroglioni occasionali, mentre gli irriducibili si sono mostrati del tutto imperturbabili. «Questo significa che la stimolazione riduce la disonestà nelle persone che provano un conflitto morale, ma non influisce sulle persone che hanno l’unico obiettivo di massimizzare i propri guadagni».

Disonesti per natura?

Facendo luce sulle radici biologiche dell’onestà, questo studio apre anche un inquietante interrogativo: si può essere disonesti per natura? Fino a che punto i nostri comportamenti sono dettati dalla nostra predisposizione biologica? Una domanda di non poco conto, soprattutto se vista da un punto di vista legale. «Se la disonestà rappresenta una condizione organica – concludono i ricercatori – ci dovremmo chiedere fino a che punto le persone possono essere considerate pienamente responsabili per le loro malefatte».

Elisa Buson

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