Salute

Sclerosi Multipla: con la malattia si può essere campioni

Il rapporto tra questa malattia neurodegenerativa e l'attività fisica anche agonistica

Contrariamente a quanto rappresentato dall’immaginario collettivo, la sclerosi multipla (SM) non è necessariamente incompatibile con lo sport, neppure se praticato a livello agonistico come dimostra il racconto di Chris Wright. Qual è il rapporto tra sclerosi multipla e attività fisica, anche professionistica? Roberto Bergamaschi è responsabile del Centro di Ricerca Interdipartimentale per la Sclerosi Multipla dell’Istituto Neurologico Nazionale Mondino di Pavia

In effetti, ci sono altri professionisti che, come lui, riescono a competere ad alti livelli nonostante la SM. Questo perché la malattia può esprimersi in vari modi (presentandosi anche con andamenti relativamente benigni) e soprattutto perché esistono terapie in grado di limitarne l’evoluzione, in particolare se trattata in modo corretto e tempestivamente. Non è però escluso che possano verificarsi peggioramenti e ricadute.

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TERAPIE. Nonostante attualmente non esista una cura definitiva, negli ultimi anni sono stati fatti importanti progressi nel trattamento della SM con terapie che aiutano a tenere sotto controllo le riattivazioni della malattia e ne rallentano il decorso. Sono farmaci immunomodulanti, che riducono la capacità del sistema immunitario di attaccare il bersaglio della SM, cioè la mielina del sistema nervoso centrale.

ATLETI. Esistono varie immunoterapie prescrivibili a pazienti che praticano sport, specie a livello agonistico: una delle più indicate è il glatiramer acetato. Si tratta di una miscela di aminoacidi che simulano la composizione proteica della mielina, riducendo così la reazione del sistema immunitario contro di essa. Il vantaggio di questo farmaco, somministrato per via sottocutanea tre volte alla settimana, è che, rispetto ad altri, ha molti meno effetti collaterali di tipo «generale» e quindi non condiziona un’attività fisica importante e quotidiana.

NON SPORTIVI. I pazienti che hanno uno stile di vita più sedentario possono trarre beneficio e tollerare anche altri tipi di trattamenti. La terapia a base di interferoni, molecole simili a quelle già presenti nell’organismo, che regolano le risposte immunitarie è utilizzata da molti anni, è sicura, ma può scatenare effetti indesiderati, come i sintomi simil-influenzali, difficilmente conciliabili con lo sport agonistico. Altri trattamenti sono i farmaci orali, come teriflunomide e dimetilfumarato, che possono determinare effetti collaterali come diarrea, dolori addominali, nausea e richiedono un attento monitoraggio degli esami ematici (emocromo, enzimi epatici ecc.).

Vi sono poi farmaci di cosiddetta seconda linea (Fingolimod, Natalizumab, Alemtuzumab), che avendo un profilo di sicurezza meno tranquillizzante per il potenziale rischio di eventi avversi severi, sono riservati ai pazienti con forme di malattia particolarmente aggressive, o che non hanno risposto in maniera adeguata alle terapie prima descritte.

ATTIVITÀ FISICA. Anche se non ci sono studi scientifici che dimostrino un effetto diretto dello sport sulla malattia, è noto che l’attività fisica aiuta a convivere meglio con la sclerosi multipla. Raccomando, in particolare, l’attività all’aria aperta: l’esposizione alla luce solare aumenta i livelli di vitamina D, che rappresenta un noto fattore protettivo anche per molte altre malattie croniche.

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