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Mal di testa: metà delle donne migliora con la fine dell’età fertile

In molte donne l'emicrania è legata alle fluttuazioni ormonali e può migliorare o scomparire con la fine del ciclo. L'esperto di OK Fabio Antonaci spiega il legame tra mal di testa e menopausa

Mal di testa e menopausa. Cosa cambia con la fine del ciclo mestruale nel corpo di una donna? E come si devono affrontare le cefalee e le situazioni che le scatenano? Risponde a queste domande Fabio Antonaci, neurologo del Centro cefalee della Fondazione Mondino di Pavia e professore aggregato di neurologia all’Università di Pavia.

La menopausa non cura l’emicrania

Quello che è successo a Barbara Bouchet potrebbe non valere per molte altre donne. In effetti, se in alcuni casi (circa il 50%) la menopausa può contribuire a una significativa riduzione degli attacchi di emicrania con cui si convive da anni, in altri questa fase della vita può non avere alcun impatto sull’emicrania o può addirittura peggiorarla. Il motivo che porta alla regressione della cefalea, quando questa avviene, è la cessazione delle cicliche fluttuazioni ormonali. Non a caso un effetto simile si può verificare durante la gravidanza. I miglioramenti sono più frequenti nei casi di menopausa naturale, come si evince dal racconto dell’attrice. Nella menopausa forzata, cioè indotta da un intervento chirurgico (rimozione dell’utero e delle ovaie ancora in presenza di cicli mestruali), la brusca variazione ormonale può portare più facilmente al peggioramento dell’emicrania.

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Sintomi

Dopo la menopausa i sintomi possono rimanere uguali a quelli che si avevano prima: un intenso dolore alla testa che in genere dura al massimo 72 ore, accompagnato non di rado da nausea e vomito. Nel caso in cui la menopausa causasse un peggioramento dell’emicrania, gli attacchi diventano più intensi, più duraturi e più frequenti di prima. Se non si corre ai ripari, rivolgendosi a uno specialista, l’emicrania può essere altamente disabilitante, costringendo le pazienti a interrompere le normali attività quotidiane e a rimandare i propri impegni. Molte donne, infatti, sono costrette a rimanere sdraiate in stanze buie fino alla fine dell’attacco. Lo specialista saprà individuare se vi sono altre patologie concomitanti che possono aggravare la situazione (ipertensione arteriosa, disturbi dell’umore ecc.) oppure uno stile di vita non appropriato (assenza di attività fisica, sovrappeso ecc.).

Diagnosi

Per ricevere una diagnosi precisa, condizione necessaria per individuare i trattamenti più efficaci, la prima cosa da fare è quella di rivolgersi a un Centro per la diagnosi e la cura delle cefalee. In queste strutture specializzate si ha l’opportunità di ricevere una diagnosi precisa dopo un’attenta analisi dei sintomi descritti dalle pazienti e un accurato esame obiettivo.

Terapie

Una volta diagnosticata l’emicrania, il medico può prescrivere una terapia farmacologica sintomatica o preventiva che tenga conto delle singole necessità della paziente. Nel primo caso vengono generalmente prescritti farmaci in grado di bloccare il mal di testa e di ridurre i sintomi a esso associati. Nel secondo caso, la terapia farmacologica, indicata per le pazienti che presentano attacchi di emicrania molto frequenti, ha lo scopo di ridurre la quantità e l’intensità degli attacchi.

Alimentazione

Come suggerisce Barbara Bouchet, ognuno dovrebbe dare ascolto al proprio corpo e individuare quali alimenti possono favorire l’insorgenza dell’emicrania o accentuarla e, quindi, evitarli. Bisogna diffidare, invece, di diete o di suggerimenti che hanno la pretesa di valere universalmente per tutti i pazienti emicranici, perché non esiste una correlazione diretta dimostrata fra alimentazione e mal di testa, quanto piuttosto un legame soggettivo che può variare da persona a persona: tanto che alcuni pazienti non peggiorano mangiando cioccolato o bevendo una moderata quantità di vino, per citare gli alimenti che maggiormente vengono accusati di provocare il mal di testa.

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