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Gregorio Paltrinieri: «Sono un perfezionista e non mi accontento neppure dell’oro»

«Sia dentro che fuori dalla vasca non accetto di essere secondo a nessuno: ma che fatica...»

Quando da bambino mi chiedevano cosa volessi fare da grande la risposta era sempre quella: vincere le Olimpiadi. E voi potreste chiedermi: «Che cosa c’è di più importante per un atleta, se non conquistare l’oro olimpico?». Niente: è il massimo traguardo al quale si può ambire. Eppure, nonostante l’abbia raggiunto, non sono ancora soddisfatto. E non credo lo sarò mai. Non sono un folle che non conosce il valore di tale titolo ma, piuttosto, un incallito perfezionista.

Una perenne insoddisfazione

Al punto che, se potessi tornare indietro alle Olimpiadi di Rio, cercherei di nuotare ancora più veloce. Perché sono convinto che ci possa sempre essere un margine di miglioramento. Però, questa mia perenne insoddisfazione mi porta a non godere appieno gli obiettivi centrati e a esigere sempre di più da me e dalle persone che mi stanno vicino. Non so come la mia ragazza e il mio allenatore riescano a sopportarmi… Alcune volte penso, infatti, che sarebbe molto più semplice se riuscissi a godere anche di un piccolo traguardo e, invece, persino in allenamento, un tempo mediocre si trasforma in uno smacco insopportabile. Se da un lato, questo mio modo di vivere è causa di nervosismo e mi rende una persona facilmente irascibile, dall’altro è stato il motore che, a soli 17 anni, mi ha permesso di raggiungere il titolo di campione europeo nello stile libero.

Gruppo San Donato

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A scuola ero un tipo taciturno

Non accontentarsi mai e fare sempre di più: non per essere bravo, ma per essere il migliore. Sempre. Alla base c’è la consapevolezza di poter raggiungere determinati risultati. Sono figlio di un ex nuotatore e la piscina è, da quando ero piccino, la mia casa. Ho iniziato a nuotare semplicemente perché mi divertiva farlo, ma anno dopo anno ho capito che ero anche portato per questo sport. Più vincevo e più cresceva in me la voglia di arrivare sempre più in alto. Questo lato della mia personalità era un po’ in contrasto con una timidezza che fuori dalla vasca si manifestava inesorabilmente. A scuola ero un ragazzino tranquillo, abbastanza taciturno e non troppo espansivo. Ho iniziato a essere più socievole quando la mia passione è diventata il mio lavoro e sono diventato un atleta. Perché sono stato obbligato a tirare fuori, anche nella vita di tutti i giorni, la stessa personalità che mostravo in piscina.

Rimango un tipo ambizioso

A ogni modo, neanche per un secondo ho pensato di non potercela fare. L’ambizione non è mai mancata, devo ammetterlo. Per di più, è stata fondamentale perché mi ha permesso di non cedere in alcuni momenti di stress e sconforto. So che non potrò essere sempre il migliore. E non so come reagirò quando qualcuno dimostrerà di essere più forte di me… Per adesso non voglio neanche pensarci.

Gregorio Paltrinieri (testimonianza raccolta da Cinzia Galleri per OK Salute e Benessere del marzo 2017)

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