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Gratta gratta… Cosa c’è dietro il prurito?

Le cause del prurito sono molteplici, dalla puntura di zanzara alla malattia della pelle, e anche psicosomatiche. Grattarsi dà sollievo ma può anche peggiorare la situazione. Dalle cause alla diagnosi ai rimedi, ecco cosa fare per smettere di grattarsi

Sappiamo che non possiamo resistere, ma non il perché. Decine di studi hanno cercato di svelare il mistero. Secondo i più recenti, lo stimolo a grattarsi deriva da un’area della colonna vertebrale, il tratto spinotalamico, in cui sono presenti neuroni suscettibili alle sostanze pruriginose. Scienziati americani hanno anche identificato una molecola, chiamata Nppb, che fungerebbe da «messaggera» del prurito, inviando il segnale dalla periferia del corpo al cervello attraverso una sala di comando, chiamata corno dorsale. Al di là delle ipotesi, ci sono due certezze. Il prurito, quando non è un fatto transitorio (e in questo caso non deve destare preoccupazione) è un campanello d’allarme che non va mai sottovalutato, perché segnala che qualcosa, nel fisico o nella psiche, non va. Secondo: si tratta di un sintomo molto generico e talvolta difficile da interpretare. Chi ha visto il film di Nanni Moretti Caro diario lo sa: possono servire mesi o anni, e il consulto di diversi specialisti, per risalire alla causa di quel fuoco sulla pelle.

TRE CAUSE PRINCIPALI
Il prurito può avere tre tipi di cause: dermatologiche, quando il sintomo origina da una malattia che colpisce la pelle, neurogeniche o neuropatiche, cioè dovute a disturbi dei nervi sensoriali periferici, oppure psicogene, ossia legate ai centri del prurito localizzati nel sistema nervoso centrale. «Nel primo caso, il sintomo può essere associato a malattie molto diffuse, come eczemi, dermatiti, psoriasi, orticaria, allergie, o rare, come il lichen planus, che colpisce l’1% della popolazione», spiega Luigi Naldi, dermatologo dell’azienda ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo e presidente del Centro Studi Gised (puoi chiedergli un consulto qui).
«Altre cause frequenti che riguardano la pelle sono: punture di insetti, eritemi solari, infestazioni da parassiti (come scabbia o pediculosi), secchezza della pelle. Quest’ultima è una condizione chiamata xerosi, tipica soprattutto degli anziani e di chi soffre di dermatite atopica, una malattia infiammatoria cronica che compare in genere da bambini. In pratica la pelle vede ridotta la sua funzione di barriera, la concentrazione d’acqua nello strato corneo si riduce e la cute reagisce desquamandosi e screpolandosi. E più la pelle si secca, più prude». Una delle cause più frequenti del prurito di origine neuropatica, invece, è la cosiddetta nevralgia post-erpetica, che segue la fase acuta dell’Herpes Zoster o fuoco di sant’Antonio (una riattivazione del virus della varicella), caratterizzata da dolore e/o prurito intenso. Anche l’artrosi, l’ernia e la sindrome del tunnel carpale, comprimendo e irritando i nervi periferici, possono dare prurito.

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LA SPIA DI UN DISAGIO
La terza tipologia, quella psicogena, comprende principalmente il prurito definito sine materia, cioè senza causa apparente: la pelle risulta integra e sana, gli esami sono in regola. «In circa quattro casi su dieci il prurito è una somatizzazione, cioè manifesta attraverso la pelle un disagio emotivo che non trova altra via di sfogo», chiarisce Anna Graziella Burroni, specialista in dermatologia e malattie veneree e presidente della Sidep (Società italiana di psicodermatologia). «Tipico delle personalità ansiose o depresse, il prurito psicosomatico coinvolge principalmente l’asse psiconeuroimmuno-endocrino, che collega il sistema nervoso, la produzione di ormoni e la risposta immunitaria dell’organismo. In questi casi, il dermatologo suggerisce delle strategie non solo per alleviare il prurito, ma anche per distrarre la mente dal pensiero del grattamento. Creme e pomate non agiscono solo a livello cutaneo, ma hanno anche una valenza psicologica, perché favoriscono il recupero del contatto fisico con se stessi e/o con le persone care, che possono partecipare alla terapia applicando il prodotto con un rilassante massaggio. Nei casi più seri, può essere consigliata anche una psicoterapia».

UN CIRCOLO VIZIOSO
Il grattamento è un fenomeno naturale e, in parte, necessario: stimolando la liberazione di istamina da parte di cellule chiamate mastociti, da un lato attiva l’infiammazione locale che aumenta le difese della pelle, dall’altro alimenta il prurito, generando un circolo vizioso difficile da fermare. La conferma di questo meccanismo viene da uno studio condotto su topi alla Washington University School of Medicine di St. Louis (Stati Uniti), secondo cui strofinare vigorosamente la pelle, fino a indurre un lieve indolenzimento, attiva le fibre nervose che trasmettono il dolore. Il cervello reagisce rilasciando serotonina, un neurotrasmettitore utile a controllare il dolore, ma che intensifica il prurito creando una sorta di dipendenza.
C’è poi un grattamento psicologico che non ha nulla a che fare con il prurito, ma rientra nelle cosiddette attività derivate, come sbadigliare, passarsi le mani tra i capelli, accarezzarsi le orecchie. «Movimenti inconsci che segnalano un’emozione: imbarazzo, rabbia, noia, eccitazione sessuale», sottolinea Burroni.

Infine, il grattamento di riflesso: si vede qualcuno grattarsi, oppure si sente parlare di prurito, e le mani partono. Colpa dei neuroni specchio. Ma grattarsi è concesso? «Se l’atto dello strofinare la pelle procura sollievo e piacere oppure appaga un bisogno, nulla di male», risponde Naldi. «Tuttavia, quando intenso e ripetuto, può causare lesioni e ferite che espongono la pelle al rischio di infezioni. Grattarsi peggiora la situazione soprattutto negli atopici e in chi ha la pelle molto secca, perché causa un’ulteriore infiammazione. Se il fastidio è proprio insopportabile, meglio non usare le unghie e ricorrere al “rubbing”, lo sfregamento con i polpastrelli, che è meno traumatizzante».

COME ARGINARLO
In attesa di individuare una delle tante cause scatenanti si possono mettere in atto alcuni accorgimenti. La soglia del prurito si riduce abbassando la temperatura corporea. È importante quindi non sostare in ambienti chiusi dove l’aria è molto secca e riscaldata. Utile l’applicazione sulla pelle di compresse di cotone raffreddate (ma non umide, perché l’acqua, evaporando, secca la superficie epidermica peggiorando il problema). Anche una doccia fresca è efficace, avendo però l’accortezza di asciugarsi subito, tamponando delicatamente la pelle con un asciugamano. Se modesto, il prurito può trarre sollievo anche dall’applicazione di polveri aspersorie a base di talco e mentolo. Le creme emollienti e l’olio di mandorle dolci aiutano a lenire il fastidio, soprattutto se il prurito è associato a secchezza, e reidratano la cute. Inoltre, soddisfano un bisogno psicologico, sostituendo il rituale del grattamento con quello del massaggio.

LE TERAPIE MEDICHE
Soluzioni molto utili, indipendentemente dalla causa scatenante, sono la fototerapia (l’esposizione controllata alla luce ultravioletta) e le varie tecniche di rilassamento, come lo yoga e il training autogeno, che distraggono dal grattamento. Per quanto riguarda i farmaci, in linea generale gli antistaminici (come desclorfeniramina, difenidramina, dimetindene, isotipendile, prometazina, tonzilamina) vanno usati quando la responsabile del prurito è l’istamina, quindi nei casi di orticaria e allergie. Negli altri casi non sono indicati, a meno che non si tratti di antistaminici sedativi, con azione calmante sul sistema nervoso centrale.
Creme, gel e pomate a base di cortisone (ormone steroideo secreto dalle ghiandole surrenali, dall’effetto antinfiammatorio) sono utili in tutti i casi di infiammazione accertata. Vanno bene per le dermatiti allergiche da contatto e irritative e, in generale, per gli eczemi e le punture d’insetto.

La capsaicina, un alcaloide derivato dal peperoncino, ha un effetto comprovato sul prurito di tipo neuropatico. Altri medicinali usati a seconda dei casi sono gli anestetici locali (benzocaina, lidocaina, procaina), che bloccano la trasmissione del prurito alle fibre nervose, gli antagonisti degli oppioidi, come naloxone e naltrexone, efficaci nel prurito generalizzato, e i neurolettici.

Il fatto che il prurito si manifesti sulla pelle non significa necessariamente che la causa del problema sia lì. «A volte il cervello recepisce il malessere di un organo o un tessuto e lo “riproietta” sulla pelle», spiega lo specialista Luigi Naldi. Come si procede? «Per prima cosa, il dermatologo analizza l’estensione del prurito. Generalmente, i problemi cutanei si associano a un prurito localizzato o generalizzato, mentre nelle condizioni metaboliche o sistemiche come insufficienza renale o epatica, disfunzioni tiroidee, colestasi (la difficoltà a eliminare la bile, che può essere associata a varie patologie), il sintomo è di solito esteso. Il medico verifica poi la presenza di lesioni e altri sintomi, sia cutanei, come gonfiore, bolle, desquamazione, sia generici, per esempio febbre, sudorazione notturna, disturbi del sonno. Se la visita non è sufficiente a risalire alla causa, possono essere necessari alcuni esami di laboratorio e una biopsia cutanea. Tra gli esami del sangue, possono essere utili il dosaggio del ferro (l’anemia sideropenica è un’altra causa possibile di prurito) e una valutazione della funzione epatica e renale. Infine, vengono controllati i livelli di alcuni marcatori tumorali: certi tumori si manifestano attraverso questo sintomo».

ll prurito può essere anche una reazione al contatto o all’esposizione ad alcune sostanze: metalli come nichel, cobalto e cromo (usati per esempio nella produzione di pentole e bigiotteria), creme, prodotti di make up, tinture per capelli, saponi, vestiti in lana o tessuti sintetici. Alcuni cibi possono scatenare una liberazione di istamina: fragole, cioccolato, frutti di mare, pesce, frutta secca. I farmaci che più spesso danno questo effetto collaterale, insieme ad arrossamento ed eruzione cutanea, sono: la clorochina (un antimalarico), i farmaci per l’ipertensione, gli antibiotici, le molecole ad azione sedativa, i contraccettivi orali, i nitroderivati in cerotto (usati nelle malattie al cuore). In genere, il prurito si manifesta dopo una-due ore dall’assunzione e deve essere segnalato al medico.

di Roberta Camisasca – tratto da OK Salute e benessere – maggio 2015

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