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Carlo Verdone: «Sono un fan dei check up»

L'attore e regista fa un controllo completo due volte all'anno, dalla colonscopia all'esame della prostata. Perché, spiega, la prevenzione è importante

«Detesto quelli che non vanno dal medico per paura o per pigrizia. Se ci è stato dato un corpo è perché dobbiamo prendercene cura. Sempre, ma soprattutto dopo una certa età. Passati i cinquanta, diciamo.

Prevenzione è la parola d’ordine di questa chiacchierata con te, lettore di OK. Sono diventato molto sensibile al tema perché l’anno scorso è stato drammatico, da questo punto di vista. Ho perso tanti, troppi amici che non si sono curati bene, si sono trascurati e quindi non hanno saputo giocare d’anticipo sui loro mali. Non sono stati attenti ai segnali che il corpo lanciava, forse per paura, forse per superficialità assoluta. Sta di fatto che io non li posso più vedere e non posso più parlare con loro. E hanno lasciato un vuoto drammatico nelle loro famiglie.

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Per questo promuovo la prevenzione a tutto campo. Io stesso faccio un check up completo due volte all’anno, da qualche tempo. Dalle analisi del sangue agli esami per tenere d’occhio la prostata. E, quando il medico lo suggerisce, anche la colonscopia, l’elettrocardiogramma e accertamenti per i polmoni. Non è un’esagerazione, credetemi. Dev’essere un impegno serio. Bisogna avere il coraggio di esplorare tutte le parti del nostro corpo. Mi piacciono la verità e il coraggio, quando si parla di salute. Questa è la ragione per la quale non mi trovo sempre d’accordo con quelli che fanno uso dell’omeopatia.

Le donne, nei propri controlli, sono più brave. La maggior parte comincia fin da giovane a fare esami specifici, dal pap test all’ecografia al seno. Noi maschi siamo più approssimativi e fifoni. Se ci dicono di controllare la prostata, prima ci pensiamo su un paio di volte, poi, quando ci siamo decisi, ci accontentiamo del risultato del dosaggio del Psa. Invece dopo i cinquant’anni bisogna sottoporsi ogni anno e mezzo a un’esplorazione rettale (non è piacevolissimo, ma bisogna). Ed è consigliabile fare anche un’ecografia transrettale, per eliminare eventuali dubbi sulla presenza di una forma tumorale.

Stesso discorso per i problemi cardiocircolatori. Se hai spesso mal di testa, il tuo girovita lievita e ti senti sempre stanco, perché non cominci a misurarti la pressione? Non una volta e stop. Tutti i giorni, per qualche tempo. E poi devi portare i risultati al tuo medico di famiglia che, se necessario, ti consiglierà una visita dallo specialista. Il percorso da fare è questo, altri non ne esistono. Oggi sono in aumento le sindromi metaboliche che portano a glicemia sballata, con le conseguenze che sappiamo.

Inutile imbottirsi di farmaci in modo dissennato e aspettare che passi. Ricordati: ogni medicina va presa poco, e per poco tempo. Se fa bene a una parte del corpo, nuocerà ad altre tre. È una regola provata, che ho scoperto col tempo. Del resto lo dice l’etimologia della parola farmaco: viene del greco farmacon, che vuol dire veleno. Ecco perché più il tempo passa, meno medicine prendo. Anche se in alcune patologie le medicine salvavita, statine e antiipertensivi, vanno prese sempre, purtroppo.

Come mi curo? Lo stile di vita è fondamentale. Io sono uno che predica bene e razzola benino. Il mio unico neo è il fumo. Un brutto neo. Se riuscissi a smettere sarebbe fantastico. Ma ce la farò, anche perché tutti i miei amici hanno abbandonato le bionde e presto o tardi rimarrò il solo con la sigaretta fra le labbra. Per il resto, mangio bene e cerco, anche se non trovo spesso il tempo, di fare movimento. Sono consigli semplici, ma stanno alla base della salute generale di tutti, specie dopo una certa età. In più sono astemio, ho una sorta di allergia all’alcol: appena assaggio un goccio, mi viene mal di testa. Chi invece è un forte bevitore dovrebbe fare un controllo periodico al fegato, un organo molto delicato che risente subito del consumo eccessivo di alcol. Nel nordest d’Italia le malattie al fegato e al pancreas sono assai diffuse perché si beve troppo.

Non dico che non si debba mai bere un bicchiere di vino. Si può fare tutto, cum grano salis. Cioè con la testa. Anche lo sport: a sessant’anni non ci si può mettere di punto in bianco a fare jogging. A quell’età fa malissimo alle articolazioni e, se corri in città, pure ai polmoni, per colpa di tutto lo smog che si respira. L’ho letto in un articolo scientifico uscito di recente su una rivista americana: camminare a passo spedito e per mezzora al giorno è sufficiente e fondamentale.

Idem per il cibo. Chi l’ha detto che per star bene si deve rimanere a stecchetto tutta la vita? Niente di più sbagliato. Si mangia di tutto seguendo la santa dieta mediterranea e senza mai esagerare con gli zuccheri. Oggi l’80% delle malattie da cui è afflitta la popolazione mondiale derivano da un’alimentazione sbagliata, fatta di troppi zuccheri e grassi. E da qui la schiavitù delle statine…

Sono convinto: la prevenzione è anche una questione di attenzione e rispetto nei confronti delle persone cui vogliamo bene. Se ci trascuriamo, a farne le spese saranno familiari e amici che staranno in pena per la nostra salute. Per questo mi piace dare consigli ai miei cari. Sarei stato un buon medico di famiglia, di quelli d’altri tempi, che erano grandi diagnostici. La diagnosi in medicina è una sorta di processo artistico, forse per questo mi ci trovo così a mio agio. Intendiamoci: io non sono laureato e non faccio diagnosi, sia ben chiaro! Faccio ipotesi. Che al 95% dei casi si rivelino corrette, questo è un altro discorso.

Tempo fa mi ha chiamato un’amica stravolta da una tosse mattutina e serale che non la abbandonava da settimane. S’era messa a prendere il cortisone con gli antibiotici. L’ho ascoltata, ci ho pensato un attimo e poi le ho detto: «Macché bronchite, tu hai un’esofagite da reflusso con ernia iatale inclusa nel pacchetto». È andata a farsi visitare e le cose stavano proprio così. Ora si curerà come deve e io starò più tranquillo. E continuerò a coltivare la mia passione per la medicina e a battermi per la prevenzione. Non c’è altra arma».

Carlo Verdone (confessione raccolta da Francesca Gambarini)

 

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