Sessualità

Ogni anno 1.500 italiani si fanno allungare il pene

Esiste l'intervento per rimediare a un membro troppo corto. Il massimo risultato? Due centimetri in più

Un esercito di italiani si fa allungare il pene: secondo una stima attendibile, circa 1.500 l’anno. In realtà le richieste sono molto più alte, almeno ventimila, ma nella stragrande maggioranza dei casi il problema è soltanto psicologico e l’urologo o l’andrologo si limitano a rassicurare i pazienti, senza usare il bisturi. Solo al di sotto dei sette centimetri si parla di micropene, ma sono situazioni rare. Altrimenti, la maggior parte degli italiani rientra nelle misure standard: dai 7,6 ai 10,6 centimetri in situazione di riposo, dai 12,7 ai 17,7 in erezione.

Il risultato massimo? Due centimetri in più
Anche quando l’organo sessuale maschile è molto corto, comunque, il chirurgo può fare ben poco. Al massimo riesce a ottenere un incremento di due centimetri, con una serie di accorgimenti: incide il legamento sospensore (che collega il pene alle ossa del pube e lo sostiene nello stato di riposo, ma ne nasconde una parte), ed elimina un po’ del grasso che tende a coprire, nelle persone sovrappeso, l’organo sessuale.

Gruppo San Donato

Dopo l’incisione del legamento, però, il pene diventa maggiormente pendulo, cioè cade verso il basso: circostanza che non pregiudica l’erezione, ma ha un effetto estetico sgradevole.

A rendere insoddisfatti anche il volume
Alcuni andrologi consigliano al paziente anche l’uso di un estensore: un apparecchio che tiene in trazione il pene e procura molti fastidi, ma in realtà non porta a effetti significativi. Oltre alla lunghezza, comunque, è il volume complessivo dell’organo sessuale a rendere insoddisfatti tanti italiani. Insomma, a molti sembra non soltanto corto, ma anche troppo sottile. Per ovviare a questo problema, in passato i chirurghi inserivano tessuto adiposo o altro materiale sotto la pelle, con il rischio però di infezioni e di granulomi (pericolosi ed esteticamente inaccettabili). Qualche anno fa è stata suggerita una tecnica diversa, che prevedeva l’incisione della tunica
albuginea , cioè della robusta fascia intorno ai corpi cavernosi, e l’inserimento di un tratto della vena safena (prelevata dalla gamba) per allargarli. Ma sono stati segnalati rischi di deficit di erezione e di impotenza, con tale sistema, che anche per questo non si è diffuso.

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