Salute

Tumore della vescica: conoscerlo meglio per una diagnosi precoce

Al via la campagna promossa da Merck Italia per sensibilizzare sui tre principali sintomi. Se il carcinoma uroteliale non viene preso in tempo, le opzioni terapeutiche si riducono sensibilmente

Il sintomo principale del tumore della vescica è il sangue nelle urine. Associato talvolta a minzione frequente e bruciore. L’ematuria è un segnale evidente del fatto che ci sia qualcosa che non va, eppure è spesso sottovalutata in virtù del suo andamento capriccioso nel tempo, cioè non presente in modo costante.

Per approfondire il livello di conoscenza di questa patologia oncologica, più frequente tra gli uomini ma in crescita anche tra le donne a causa dell’abitudine al fumo, è nata quindi la campagna “Tumore della vescica: Conoscilo, Controllalo, Curalo” promossa da Merck Italia con la collaborazione di APS Associazione PaLiNUro – Pazienti Liberi dalle Neoplasie Uroteliali, Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus. L’iniziativa avrà una durata di tre mesi ed è rivolta alle tre figure maggiormente coinvolte: pazienti, specialisti di patologia (urologo e oncologo) e infermieri, per sensibilizzare maggiormente sui tre principali sintomi e sulla diagnosi precoce.

Gruppo San Donato

Tumore della vescica: superficiale e infiltrante

In base alla profondità che la patologia raggiunge nella parete dell’organo, esistono due tipologie di tumore della vescica:

  • Carcinoma uroteliale “superficiale” o “non muscolo-invasivo”: rappresenta circa i due terzi dei carcinomi della vescica, è limitato alla mucosa o allo strato interno del tessuto connettivo. A questo stadio, non ha ancora invaso il muscolo della vescica.
  • Carcinoma uroteliale “infiltrante” o “muscolo-invasivo”: può estendersi localmente fino a invadere gli strati muscolari, la parete vescicale e successivamente gli organi vicini. Le cellule cancerose, infatti, possono intaccare i linfonodi ed essere poi trasportate, attraverso il sangue, in altri organi dove possono formare delle metastasi.

Fattori di rischio del tumore delle vescica

«In Italia ogni anno sono circa 30mila i nuovi casi di tumore della vescica», fa sapere Cinzia Ortega, direttore SOC di Oncologia ASL CN2 Alba-Bra, Ospedale Michele e Pietro Ferrero di Verduno. «Tra i fattori predisponenti, il fumo di sigaretta, che induce un’infiammazione cronica, e l’esposizione a sostanze chimiche tossiche». Tra gli agenti cancerogeni noti sono stati identificati i derivati della beta-naftilamina, presente nei coloranti. Tuttavia, a questa sostanza, che in passato ha rappresentato la principale causa di tumori della vescica nei lavoratori dell’industria delle vernici, oggi non dovrebbe essere più esposta alcuna persona. Infatti, per altre categorie di lavoratori, come cuochi o parrucchieri, l’associazione tra questo fattore di rischio e il cancro della vescica è stata descritta con minore evidenza.

Sintomi

Inizialmente si possono rilevare quantità minime e difficilmente individuabili di emazie nelle urine per poi progredire con un’ematuria conclamata, in altri casi è possibile avere direttamente un esordio di ematuria. «Quando si verifica, è un segno che va immediatamente riferito al medico di famiglia per predisporre accertamenti e poter fare una diagnosi precoce» raccomanda Ortega.

Altri possibili sintomi posso essere: minzione molto frequente e urgente, dolore mentre si fa la pipì, mal di schiena e al basso addome.

Esami diagnostici per il tumore della vescica

  • Esame citologo delle urine: si tratta di un esame microscopico delle cellule sospese nelle urine. In genere si prevede la raccolta di tre campioni di urine in tre diversi giorni. Si basa sul fatto che che le cellule della mucosa vescicale si distaccano in strati sottili e superficiali, e questo avviene in modo molto più veloce nelle cellule tumorali.
  • Ecografia: esame di primo livello, poco invasivo, utile per evidenziare formazioni di tipo benigno e maligno.
  • Uro-TC: nel caso ci fosse un sospetto diagnostico, si procede con una una Tac, un esame di secondo livello, che permette di osservare gli ureteri e anche le strutture vicine, come i linfonodi. Si tratta di una Tac addominale, eseguita con l’iniezione endovenosa di un liquido specifico, detto mezzo di contrasto, per visualizzare la struttura dei reni e di tutta la via escretrice (ureteri e vescica).
  • Cistoscopia: in alternativa o in aggiunta alla Tac, anche la cistoscopia consente una diagnosi diretta.

    Si svolge in anestesia locale, si inserisce nella vescica un tubo flessibile sottile (endoscopio), munito in punta di una minuscola telecamera e di una fonte luminosa. L’urologo può così esaminare la vescica dall’interno e accertare possibili alterazioni, può anche prelevare un piccolo campione di tessuto (biopsia) dalle aree sospette della parete della vescica.

Terapie disponibili

«È importante riconoscere tempestivamente un’eventuale tumore della vescica per aumentare le possibilità di remissione completa» sottolinea l’oncologa Cinzia Ortega. «Oggi sono disponibili diverse opzioni terapeutiche da proporre al paziente, ma tutte le decisioni vanno prese in ambito multidisciplinare. Anche per la malattia avanzata o metastatica abbiamo terapie che possono aumentare l’aspettativa di vita. La cosa importante è definire strategie terapeutiche integrate con terapie in combinazione o in sequenza, che tengano conto della tipologia di paziente e della sua progressione di malattia».

La campagna sul tumore della vescica: storie e interviste

Dato che affrontare una diagnosi oncologica è complesso, sia da un punto di vista terapeutico che psicologico, è importante lavorare sulla conoscenza della patologia e la condivisione delle esperienze per aiutare il paziente lungo il suo percorso. Proprio per questo sui canali social delle Associazioni partner, cioè PaLiNUro, Salute Donna Onlus e Salute Uomo Onlus, la campagna promossa da Merck mette a disposizione tre ministorie in motion-graphic, per accendere i riflettori sull’importanza di riconoscere i tre sintomi principali (ematuria, minzione frequente e bruciore); tre interviste “a tre”: paziente, specialista e infermiere, che racconteranno l’esperienza della diagnosi; e l’incontro del paziente con la patologia, in un serrato “botta e risposta”.

«Per un’azienda come la nostra, che ama definirsi “In Love with Care”, avere cura dei pazienti e di chi se ne prende cura vuol dire rispondere a tutti i needs non soddisfatti. Non solo i bisogni terapeutici, ma anche quelli di educazione sulla salute» spiega Iris Buttinoni, Head of Communication di Merck Italia. «Vogliamo rispondere a queste esigenze informative sperimentando sempre nuovi linguaggi e canali, anche in collaborazione con associazioni da sempre attente alla divulgazione e sensibilizzazione sulle patologie, che possono aiutarci a raggiungere audience più ampie»

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio