
Secondo un gruppo di ricercatori americani, i cosiddetti SuperAgers – letteralmente “super anziani” – sembrano essere in grado di resistere ai normali segni del declino cognitivo grazie a un cervello che rimane biologicamente giovane.
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Il segreto dei super anziani: cervelli giovani anche nella vecchiaia
Lo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, ha rivelato che i SuperAgers hanno livelli molto più bassi di due proteine tossiche, l’amiloide e la tau, che si accumulano nel cervello e danneggiano le cellule nervose. Queste proteine, note per formare le famose “placche” e “grovigli” neuronali, sono considerate la principale causa dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza. Già uno studio del 2023 era arrivato a risultati simili, anche se meno precisi.
Ma non è tutto. I ricercatori hanno osservato che, a differenza della maggior parte delle persone anziane, la corteccia cerebrale dei SuperAgers non si assottiglia con l’età. Questa regione del cervello, essenziale per la memoria, la motivazione e il processo decisionale, resta sorprendentemente intatta.
In alcuni casi, l’area del cingolo anteriore – coinvolta nell’attenzione e nel controllo emotivo – è risultata addirittura più spessa di quella di persone più giovani.
Due meccanismi chiave: resistenza e resilienza
«Abbiamo scoperto che esistono due meccanismi che permettono a qualcuno di diventare un SuperAger», spiega la professoressa Sandra Weintraub, neuropsicologa della Northwestern University in Illinois.
«Il primo è la resistenza: queste persone non producono placche e grovigli. Il secondo è la resilienza: anche se li producono, non sembrano avere effetti negativi sul cervello».
Chi sono i SuperAgers e come si riconoscono
Il termine SuperAgers è stato coniato negli anni ’90 dal neurologo Marsel Mesulam, fondatore del Mesulam Center for Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease della Northwestern University.
Per essere considerati SuperAgers, i partecipanti devono avere almeno 80 anni e ottenere punteggi di memoria paragonabili a quelli di persone di 50 o 60 anni nei test di richiamo verbale: devono ricordare almeno 9 parole su 15 dopo un intervallo di tempo.
Inoltre, devono presentare prestazioni cognitive normali per la loro età in altre aree, come linguaggio, attenzione e funzioni esecutive, e non avere precedenti di disturbi neurologici o psichiatrici.
La ricerca continua: cervelli “donati alla scienza”
Dal 2000, circa 290 SuperAgers hanno partecipato al programma di ricerca della Northwestern. Ogni anno vengono sottoposti a test cognitivi e risonanze cerebrali. Molti di loro, dopo la morte, donano il proprio cervello alla scienza per consentire ulteriori analisi.
Grazie a questi donatori, gli scienziati hanno scoperto che i cervelli dei SuperAgers contengono più neuroni von Economo, cellule rare associate al comportamento sociale, e neuroni entorinali più grandi, fondamentali per la memoria.
Il segreto dei super anziani: una vita sociale attiva come elisir di giovinezza mentale
Uno degli aspetti più sorprendenti dello studio riguarda lo stile di vita: nonostante le differenze individuali in termini di dieta o attività fisica, quasi tutti i SuperAgers condividono un tratto comune – una vita sociale ricca e relazioni interpersonali solide.
Secondo gli esperti, mantenere legami sociali forti e stimolanti potrebbe contribuire a proteggere il cervello dal declino cognitivo, favorendo la produzione di connessioni neuronali e il benessere mentale.
Un passo avanti nella lotta contro l’Alzheimer
«I nostri risultati dimostrano che una memoria eccezionale in età avanzata è possibile», afferma Weintraub. «E che è associata a un profilo neurobiologico unico. Questo apre la strada a nuove strategie per preservare la salute del cervello anche nelle fasi più tarde della vita».
Alzheimer: sintomi e fattori di rischio
I primi segnali della malattia di Alzheimer includono difficoltà di memoria, perdita di oggetti, fatica nel trovare le parole giuste o nel ricordare informazioni recenti. Ma studi più recenti hanno dimostrato che anche la perdita di olfatto, udito, gusto o equilibrio può essere un campanello d’allarme.
Tra i principali fattori di rischio figurano l’età, la familiarità, i traumi cranici, le malattie cardiovascolari, il fumo, l’obesità, il diabete e la pressione o il colesterolo alti.
Nel solo Regno Unito, l’Alzheimer’s Society stima che il costo complessivo della demenza superi i 42 miliardi di sterline all’anno, una cifra destinata a più che raddoppiare nei prossimi 15 anni a causa dell’invecchiamento della popolazione.
Il segreto dei super anziani
I SuperAgers ci mostrano che invecchiare non significa necessariamente perdere la memoria o le capacità mentali. Coltivare relazioni sociali, mantenere la curiosità e stimolare il cervello ogni giorno potrebbe essere la chiave per restare lucidi – e felici – anche a 80 anni e oltre.