Salute

Scoperto il segreto dei super anziani

Perché alcune persone di 80 anni riescono a mantenere una memoria eccezionale, simile a quella di chi ha 30 o 40 anni in meno? La scienza ha finalmente trovato una risposta

Secondo un gruppo di ricercatori americani, i cosiddetti SuperAgers – letteralmente “super anziani” – sembrano essere in grado di resistere ai normali segni del declino cognitivo grazie a un cervello che rimane biologicamente giovane.

Il segreto dei super anziani: cervelli giovani anche nella vecchiaia

Lo studio, pubblicato sulla rivista Alzheimer’s & Dementia: The Journal of the Alzheimer’s Association, ha rivelato che i SuperAgers hanno livelli molto più bassi di due proteine tossiche, l’amiloide e la tau, che si accumulano nel cervello e danneggiano le cellule nervose. Queste proteine, note per formare le famose “placche” e “grovigli” neuronali, sono considerate la principale causa dell’Alzheimer, la forma più comune di demenza. Già uno studio del 2023 era arrivato a risultati simili, anche se meno precisi.

Ma non è tutto. I ricercatori hanno osservato che, a differenza della maggior parte delle persone anziane, la corteccia cerebrale dei SuperAgers non si assottiglia con l’età. Questa regione del cervello, essenziale per la memoria, la motivazione e il processo decisionale, resta sorprendentemente intatta.

In alcuni casi, l’area del cingolo anteriore – coinvolta nell’attenzione e nel controllo emotivo – è risultata addirittura più spessa di quella di persone più giovani.

Due meccanismi chiave: resistenza e resilienza

«Abbiamo scoperto che esistono due meccanismi che permettono a qualcuno di diventare un SuperAger», spiega la professoressa Sandra Weintraub, neuropsicologa della Northwestern University in Illinois.
«Il primo è la resistenza: queste persone non producono placche e grovigli. Il secondo è la resilienza: anche se li producono, non sembrano avere effetti negativi sul cervello».

Chi sono i SuperAgers e come si riconoscono

Il termine SuperAgers è stato coniato negli anni ’90 dal neurologo Marsel Mesulam, fondatore del Mesulam Center for Cognitive Neurology and Alzheimer’s Disease della Northwestern University.

Per essere considerati SuperAgers, i partecipanti devono avere almeno 80 anni e ottenere punteggi di memoria paragonabili a quelli di persone di 50 o 60 anni nei test di richiamo verbale: devono ricordare almeno 9 parole su 15 dopo un intervallo di tempo.

Inoltre, devono presentare prestazioni cognitive normali per la loro età in altre aree, come linguaggio, attenzione e funzioni esecutive, e non avere precedenti di disturbi neurologici o psichiatrici.

La ricerca continua: cervelli “donati alla scienza”

Dal 2000, circa 290 SuperAgers hanno partecipato al programma di ricerca della Northwestern. Ogni anno vengono sottoposti a test cognitivi e risonanze cerebrali. Molti di loro, dopo la morte, donano il proprio cervello alla scienza per consentire ulteriori analisi.

Grazie a questi donatori, gli scienziati hanno scoperto che i cervelli dei SuperAgers contengono più neuroni von Economo, cellule rare associate al comportamento sociale, e neuroni entorinali più grandi, fondamentali per la memoria.

Il segreto dei super anziani: una vita sociale attiva come elisir di giovinezza mentale

Uno degli aspetti più sorprendenti dello studio riguarda lo stile di vita: nonostante le differenze individuali in termini di dieta o attività fisica, quasi tutti i SuperAgers condividono un tratto comune – una vita sociale ricca e relazioni interpersonali solide.

Secondo gli esperti, mantenere legami sociali forti e stimolanti potrebbe contribuire a proteggere il cervello dal declino cognitivo, favorendo la produzione di connessioni neuronali e il benessere mentale.

Un passo avanti nella lotta contro l’Alzheimer

«I nostri risultati dimostrano che una memoria eccezionale in età avanzata è possibile», afferma Weintraub. «E che è associata a un profilo neurobiologico unico. Questo apre la strada a nuove strategie per preservare la salute del cervello anche nelle fasi più tarde della vita».

Alzheimer: sintomi e fattori di rischio

I primi segnali della malattia di Alzheimer includono difficoltà di memoria, perdita di oggetti, fatica nel trovare le parole giuste o nel ricordare informazioni recenti. Ma studi più recenti hanno dimostrato che anche la perdita di olfatto, udito, gusto o equilibrio può essere un campanello d’allarme.

Tra i principali fattori di rischio figurano l’età, la familiarità, i traumi cranici, le malattie cardiovascolari, il fumo, l’obesità, il diabete e la pressione o il colesterolo alti.

Nel solo Regno Unito, l’Alzheimer’s Society stima che il costo complessivo della demenza superi i 42 miliardi di sterline all’anno, una cifra destinata a più che raddoppiare nei prossimi 15 anni a causa dell’invecchiamento della popolazione.

Il segreto dei super anziani

I SuperAgers ci mostrano che invecchiare non significa necessariamente perdere la memoria o le capacità mentali. Coltivare relazioni sociali, mantenere la curiosità e stimolare il cervello ogni giorno potrebbe essere la chiave per restare lucidi – e felici – anche a 80 anni e oltre.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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