Salute

Neuromodulazione per il dolore cronico

Focus di Giancarlo Barolat, fondatore del Barolat Institute a Denver (Usa), con sede europea alla casa di cure Le Betulle di Appiano Gentile (Como)

Focus di Giancarlo Barolat (puoi chiedergli un consulto), fondatore del Barolat Institute a Denver (Usa), con sede europea alla casa di cure Le Betulle di Appiano Gentile (Como).

Per cancellare il dolore cronico si può ricorrere alla neuromodulazione (leggi: i centri in Italia in cui si fa la neuromodulazione).

Gruppo San Donato

CHE COSA È. Il neurochirurgo innesta una serie di elettrodi (da 2 a 35) sulla dura madre, ossia il rivestimento esterno del midollo spinale, collegandoli fra loro con un filo di titanio. Questi elettrodi ricevono da un pacemaker inserito sotto la pelle (in genere, nella regione glutea o addominale) una serie di deboli correnti, che attivano particolari fibre nervose (chiamate non nocicettive), in grado di coprire, fino a cancellarli, gli impulsi del dolore condotti da altre fibre nervose, più sottili e reattive (nocicettive). Tramite una sorta di telecomando, il paziente può azionare il pacemaker e variare l’intensità e la frequenza degli impulsi. Dopo nove anni circa, le batterie del dispositivo vanno sostituite con un piccolo intervento.

QUANDO SI USA. La neuromodulazione è indicata per il dolore severo, presente 24 ore su 24 e indomabile con i farmaci, morfina compresa.

L’OPERAZIONE PER LA NEUROMODULAZIONE. Occorre una mano molto esperta per individuare le zone giuste in cui inserire gli elettrodi per ottenere l’attenuazione del dolore ed è necessaria anche un’alta dose di pazienza, da parte del medico e del malato. Di norma, è opportuno fare un pre-intervento, sistemando gli elettrodi in modo provvisorio, per valutare l’effetto reale. Se il bilancio è positivo, e se il paziente e il neurochirurgo appaiono soddisfatti del risultato, si potrà procedere all’impianto definitivo. L’intervento di neuromodulazione viene eseguito in anestesia generale, però il paziente viene svegliato durante l’operazione per verificare che gli elettrodi siano posizionati nel punto giusto. Naturalmente, prima del risveglio, la zona operata viene infiltrata con anestetico locale, in modo che non sia presente alcun dolore chirurgico. L’intervento richiede un ricovero ospedaliero di qualche giorno, in relazione alla complessità.

RISCHI. Se il chirurgo seleziona con attenzione i pazienti con dolore cronico, in un centro ben attrezzato, l’operazione di neuromodulazione può essere considerata mininvasiva e non presenta rischi particolari. Certo, si lavora a pochi millimetri dal midollo spinale e dalle radici dei nervi: una zona, cioè, in cui ogni lesione, anche minima, potrebbe avere conseguenze gravi. Gli elettrodi sono comunque rimovibili.
Giancarlo Barolat, fondatore del Barolat Institute a Denver (Usa), con sede europea alla casa di cure Le Betulle di Appiano Gentile (Como)

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