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Infarto: si rischiano più morti che per Covid-19

L'allarme dei cardiologi: l'emergenza ha ritardato ricoveri e cure, così il numero di decessi per problemi cardiovascolari è triplicato. Calata l'assistenza anche per scompenso cardiaco e fibrillazione atriale

I cardiologi avevano lanciato l’allarme già a inizio lockdown. Le morti per infarto stavano aumentando di quasi tre volte rispetto alla normalità. In Lombardia, gli esperti del Centro Cardiologico Monzino di Milano sottolineavano come fossero diminuite del 40% le procedure salvavita di cardiologia interventistica (qui l’articolo).

L’indagine in 54 ospedali italiani

Ora, uno studio nazionale in corso di pubblicazione sulla rivista European Heart Journal, conferma il timore: da quando è iniziata la pandemia la mortalità per infarto è triplicata passando dal 4,1% al 13,7%. L’indagine è stata condotta in 54 ospedali italiani, nella settimana del 12-19 marzo 2020.

Gruppo San Donato

Le cause del disagio

Due i motivi: mancanza di cure (la riduzione dei ricoveri è stata del 60%) oppure ritardi nell’intervento (i tempi per raggiungere gli ospedali sono aumentati del 39%), causati dalla paura del contagio. Quindi non solo i pazienti con infarto si sono ricoverati meno, ma quelli che lo hanno fatto sono arrivate al pronto soccorso più tardi. E come è noto, la tempestività contro l’infarto è decisiva per salvare la vita di un paziente. I medici temono che la situazione possa bruciare vent’anni di prevenzione.

I morti per infarto potrebbero aumentare

«Se questa tendenza dovesse persistere e la rete cardiologica non sarà ripristinata, ora che è passata questa prima fase di emergenza, avremo più morti per infarto che di Covid-19» spiega Ciro Indolfi, presidente della Società Italiana di Cardiologia. «Molti reparti cardiologici sono stati utilizzati per i malati infettivi e per timore del contagio i pazienti ritardano l’accesso e arrivano in condizioni sempre più gravi. E le complicanze rendono meno efficaci le cure salvavita, come l’angioplastica primaria».

Un calo omogeneo in tutta Italia

Nonostante l’epidemia si sia concentrata soprattutto al Nord, la riduzione dei ricoveri per infarto ha riguardato in modo omogeneo tutta l’Italia. Nelle regioni settentrionali e meridionali il calo è stato del 52% circa, al Centro di quasi il 60%, e ha interessato soprattutto le donne. «Il calo più evidente ha riguardato gli infarti con occlusione parziale della coronaria. Ma lo abbiamo osservato anche nel 26,5% dei pazienti con una forma più grave d’infarto», afferma Salvatore De Rosa, coautore dello studio.

Gli altri disturbi cardiovascolari

Calata l’assistenza anche per altre patologie e disturbi cardiovascolari: i ricoveri per scompenso cardiaco sono calati del 47%, quelli per fibrillazione atriale di oltre il 53% e gli arrivi in ospedale per malfunzione di pace-makers, defibrillatori impiantabili o embolia polmonare si sono ridotti del 29,4%.

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