Salute

Frattura dell’omero: cosa fare se è composta o scomposta

L'ortopedico Nicola Portinaro spiega perché si può andare incontro a questo trauma e come si può intervenire

Come si interviene di fronte a una frattura dell’omero? Innanzitutto va detto che l’omero è situato tra la scapola e l’avambraccio. È un osso lungo che partecipa alla formazione di due articolazioni, quella della spalla e del gomito, per consentire all’arto pieno movimento. Può essere suddiviso in tre porzioni. L’estremità prossimale, cioè la parte superiore posta vicino alla spalla, il corpo, ossia la zona centrale nella quale trovano spazio diversi muscoli del braccio, e l’estremità distale, quella più vicina al gomito. Anche l’omero può andare incontro a frattura. Nicola Portinaro, responsabile di Ortopedia pediatrica all’Irccs Humanitas di Rozzano, spiega come si interviene in caso di frattura composta o scomposta.

Come ci si può provocare una frattura dell’omero?

A causa di cadute accidentali, infortuni sportivi o incidenti stradali, tutte e tre le regioni di questo osso possono subire un trauma e fratturarsi. La frattura dell’omero provoca un dolore acuto e un’immediata incapacità funzionale che impedisce di compiere qualsiasi movenza. Per determinare la posizione e la tipologia della frattura e individuare il miglior trattamento possibile, si esegue una radiografia del braccio che include sempre l’articolazione sia della spalla sia del gomito.

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Come si interviene quando la frattura dell’omero è composta

Se la frattura dell’omero è composta, cioè i frammenti ossei si trovano nella loro posizione anatomica, l’approccio terapeutico è conservativo. Il complesso braccio-spalla viene immobilizzato per almeno 4 settimane con l’ausilio di un bendaggio semi-rigido Gilchrist, che blocca l’arto in posizione di adduzione, cioè piegato ad angolo retto. In questo modo si impedisce alle articolazioni interessate di svolgere movimenti che potrebbero aggravare la lesione. A differenza di altre fratture, nel caso di quella dell’omero non è possibile utilizzare il gesso. Al termine di questo periodo di stop, una volta accertata la guarigione, si può intraprendere un ciclo di riabilitazione, atto a potenziare i muscoli indeboliti del braccio e a recuperare la funzionalità articolare.

Come si interviene quando la frattura dell’omero è scomposta e il paziente è molto piccolo

Al contrario, se i segmenti ossei sono disallineati e dislocati rispetto alla loro sede naturale la frattura dell’omero è scomposta. In questi casi l’ortopedico valuta quale trattamento intraprendere anche sulla base dell’età del paziente. Se ci si trova di fronte a un bambino piccolo, maggiori sono le probabilità che l’osso «guarisca» da solo, magari con il supporto di un tutore ma senza ricorrere alla chirurgia. Nei primi anni di vita, infatti, le ossa sono più flessibili ed elastiche a causa di una presenza massiccia di cartilagine che non solo rende le articolazioni più agili ma favorisce un rimodellamento spontaneo in caso di frattura. Ciò non può accadere nell’adulto perché, man mano che si cresce, questo materiale cartilagineo in eccesso tipico dell’infanzia viene lentamente sostituito con una matrice ossea calcificata, che non è in grado di «ripararsi» autonomamente.

Come si interviene quando la frattura dell’omero è scomposta e il paziente è un ragazzino o un adulto

Nei bambini più grandi e negli adulti, invece, si opta generalmente per l’intervento chirurgico. Stabilita la sede anatomica interessata dalla lesione, l’ortopedico può scegliere diversi mezzi di osteosintesi. Tra questi placche e viti, chiodi elastici endomidollari e fili metallici di Kirschner. Questi servono per riposizionare i due frammenti ossei fratturati e ripristinarne la continuità scheletrica. Dopo l’operazione il paziente viene tenuto in osservazione per circa 24 ore per verificare che non subentrino disturbi cardiovascolari e neurologici e, dal giorno seguente, lo specialista può suggerire un tutore da indossare per proteggere l’arto da colpi o movimenti bruschi.

I tempi di recupero post-operatorio

I tempi di recupero variano da paziente a paziente. Solitamente viene eseguita una prima lastra del braccio dopo sette giorni dall’intervento chirurgico, per assicurarsi che tutto fili liscio. Dopo sei settimane se ne fa un’altra per verificare che la guarigione stia progredendo. Da questo momento in poi si può concordare con l’ortopedico un protocollo di esercizi per rafforzare i muscoli e riguadagnare l’intera gamma di movimento. Quando la frattura dell’omero si è consolidata, il paziente viene condotto nuovamente in sala operatoria per la rimozione dei mezzi di sintesi. Ciò non sempre accade nell’adulto. È lo specialista a stabilire quando riprendere l’attività fisica consueta e in che misura.

Chiara Caretoni

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