Salute

Apnee nel sonno, quando serve l’intervento?

Non bisogna trascurare le apnee ostruttive del sonno, perché hanno ricadute pesanti su qualità della vita e salute, dalle cardiopatie all'ipertensione. Diversi gli approcci terapeutici, dalla CPAP all'intervento chirurgico

La sindrome da apnee ostruttive durante il sonno o Osas (Obstructive sleep apnea syndrome) è caratterizzata dall’ostruzione delle vie aeree superiori, con un russamento intermittente e brusche sospensioni della respirazione. Viene favorita da un’anomala struttura dello scheletro facciale. Le persone afflitte da Osas manifestano, come Costantino della Gherardesca, un’eccessiva sonnolenza diurna, cefalee mattutine e riduzione delle abilità cognitive, causate dalla scarsa qualità del riposo. Il problema diventa più evidente nelle fasi profonde del sonno, quando la muscolatura tende a rilasciarsi e i tessuti della lingua non ricevono più il sostegno adeguato. In questi casi è la lingua stessa a chiudere le vie aeree superiori. È un disturbo potenzialmente pericoloso, perché correlato a patologie importanti come cardiopatie, ipertensione, ictus. Il focus è a cura di Francesco Laganà, dell’Unità operativa di odontostomatologia e chirurgia maxillo-facciale dell’Irccs Azienda Ospedaliera Universitaria San Martino di Genova

CHI E’ PIU’ ESPOSTO – Gli obesi e le persone con caratteristiche scheletriche che riducono il volume delle vie aeree (tipico il mento sfuggente). Le persone con apnee ostruttive possono peggiorare il quadro respiratorio notturno se assumono alcolici o farmaci sedativi o ipnotici. Il fumo, come noto, danneggia la funzione dei polmoni riducendone la capacità di ossigenare il sangue. Questa condizione amplifica i danni dovuti al susseguirsi delle apnee ostruttive.

Gruppo San Donato

TRATTAMENTO – La CPAP (ventilazione meccanica a pressione positiva delle vie aeree): è un compressore con una mascherina che impedisce il collassamento della lingua e dei tessuti molli durante il sonno. Da usare tutte le notti, è un sistema non invasivo ma non sempre tollerato. Il bite: è un trattamento efficace, sicuramente nei casi meno gravi (meno di 20 apnee ostruttive per ora di sonno) e come strumento di previsione di successo di un possibile intervento maxillo-facciale. Si tratta di una varia tipologia di dispositivi applicati ai denti che durante il sonno costringono la mandibola in una posizione più avanzata allontanando la base della lingua dalle pareti faringee.

L’INTERVENTO CHIRURGICO – Viene utilizzato solo quando si verificano più di 30 apnee ostruttive per ora di sonno che provocano problemi molto gravi al paziente. La Società di chirurgia maxillofacciale in Italia è fra le più esperte al mondo nella terapia dell’Osas. Esistono varie tecniche che prevedono un’espansione scheletrica maxillo-mandibolare ‘tirando in avanti’ i tessuti della parete anteriore della faringe inseriti sulla mascella, sulla mandibola e sull’osso ioide, e aumentando così il volume dello spazio aereo orofaringeo. L’intervento consente la guarigione (non più di dieci apnee l’ora) in un alto numero di casi (più dell’80%). Le ossa vengono riposizionate e stabilizzate con placche e viti al titanio, sulla base di modelli preparati prima dell’intervento, per decidere l’entità dello spostamento e la posizione corretta. L’intervento viene eseguito all’interno della bocca e non restano cicatrici visibili. Di norma, il paziente torna a casa dopo 48 ore.

Tratto da OK Salute e benessere ottobre 2014

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