Salute

Distorsione alla caviglia: come “correre” ai ripari

Mai sottovalutare 

Mai sottovalutare Anche se la “storta”, la distorsione alla caviglia più comune, può sembrare un banale incidente, è sempre meglio non sottovalutarla e curarsi nel modo giusto. Come? Abbiamo chiesto consiglio all’esperto di Ok dottor Sergio Lupo, medico chirurgo specialista in Medicina dello sport. Puoi chiedergli un consulto qui

Distorsione: di che cosa si tratta

Distorsione: di che cosa si trattaLa distorsione è una perdita della corretta anatomia del piano articolare, causata da un movimento anomalo eccessivo dell’articolazione che sollecita in maniera esagerata l’articolazione stessa creando un danno su tutte le strutture articolari, in particolare capsula e legamenti. Il trauma porta l’articolazione fuori dal suo asse di movimento fisiologico e può colpire tutte le articolazioni mobili: ad esempio le dita della mano, o la caviglia e il ginocchio.
Le persone più predisposte alle distorsioni sono quelle che hanno uno scarso sistema propriocettivo, cioè i soggetti che hanno poco “equilibrio”. Le recidive invece dipendono da una guarigione non ottimale. Se l’articolazione è guarita soltanto clinicamente, senza ripristinare la capacità propriocettiva che è alla base della postura, la recidiva può manifestarsi con più facilità.

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Come distinguere il grado di gravità

Come distinguere il grado di gravitàCi sono tre diversi livelli di gravità: primo, secondo e terzo grado che sono legati al tipo di perdita di funzionalità dell’articolazione interessata. La reazione è di tipo “infiammatorio”, con un versamento che causa gonfiore. Quando il movimento distorsivo crea fastidio e dolore, ma non causa danni anatomici all’articolazione, si parla di primo grado ed è facilmente trattabile: spesso sono sufficienti ghiaccio e riposo per qualche giorno. Il secondo grado è il più comune: ci si trova in presenza di un danno capsulo legamentoso e la zona interessata risulta gonfia e dolorante. Il terzo grado può generare danni molto gravi fino alla frattura/lussazione, con perdita della funzionalità articolare. In questo caso è necessario intervenire chirurgicamente per ripristinare il posizionamento delle strutture ossee.

Come correre ai ripari

Come correre ai ripariUn primo intervento, che deve essere immediato, consiste nella terapia del freddo, con applicazione di ghiaccio che genera una vasocostrizione delle strutture interessate diminuendo la reazione negativa del trauma distorsivo e del versamento. Il ghiaccio è sempre un toccasana ottimale ogni volta che ci si trova in presenza di un trauma e di reazione infiammatoria.

Solo dopo bisogna cominciare a muovere l’articolazione 

In un secondo tempo, con molta cautela, si deve provare a muovere l’articolazione. Se oltre al dolore durante il movimento si nota un cambiamento della struttura articolare, allora ci si deve recare al più presto al pronto soccorso. Potrebbe esserci stata una lussazione o anche una frattura. Nella distorsione di grado elevato della caviglia, ad esempio, si può verificare la frattura del malleolo, per un impatto diretto delle ossa del piede sul malleolo stesso.

Sempre meglio farsi visitare 

È bene ricordare che in presenza di una patologia distorsiva, di qualsiasi gravità, è indispensabile farsi visitare e controllare da uno specialista per valutare correttamente situazioni all’apparenza non preoccupanti, che però possono generare serie complicazioni.
È consigliabile distendersi e sollevare l’arto interessato, alzando di una decina di centimetri le gambe del letto, in modo che il corpo si trovi in posizione obliqua, con la testa verso il basso. Il riposo è fondamentale per il recupero.

I giorni successivi

I giorni successiviA distanza di 3 o 4 giorni dall’incidente, si può applicare una borsa dell’acqua calda o immergere le gambe nell’acqua calda. Se c’è un danno importante, bloccare la caviglia in una posizione ottimale aiuta a riparare meglio il danno. Assumere per circa una settimana un antinfiammatorio non steroideo o un fans, a stomaco pieno.

I tempi di recupero

I tempi di recuperoUn trauma distorsivo lieve, banale, richiede anche soltanto 6-7 giorni di riposo. Se la distorsione è di secondo grado possono essere necessari anche 30 giorni, dipende dal tipo di danno. In questo caso vengono in aiuto gli esami strumentali. La radiografia indica se ci sono fratture, ma i più mirati sono l’ecografia o la risonanza che consentono di controllare tutte le strutture ed escludere danni più profondi.

Cosa fare se c’è anche un danno neuro-funzionale 

Spesso il trauma distorsivo è associato anche a un danno neuro-funzionale, con conseguente perdita di percezione del movimento. Ad esempio se camminando ci imbattiamo in una buca a terra, rischiamo di non reagire alla perdita di equilibrio e di cadere. Quindi è fondamentale, in caso di distorsione, ricreare il giusto equilibrio stimolando la capacità propriocettiva con esercizi specifici. La fisioterapia è indicata in caso di danno di secondo e terzo livello; la Tecarterapia agisce bene sull’infiammazione e sull’edema in abbinamento con una buona chinesi funzionale e successivamente con un adeguato recupero propriocettivo e muscolare.

Eliana Canova 

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