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Disfagia: quando e perché il boccone è difficile da deglutire?

In quali casi il cibo si "blocca" in gola, creando una sensazione di soffocamento e stimolando una produzione eccessiva di saliva? Alcuni specialisti rispondono a tutte le domande

Molte persone soffrono di disfagia. Le ragioni possono essere svariate e diverse. Spesso può essere la conseguenza di una malattia grave come l’ictus, altre volte dipende semplicemente dall’invecchiamento. Se colpisce persone giovani o relativamente giovani bisogna sempre cercare di indagarne i motivi. Ovviamente non stiamo parlando del singolo episodio. Ma quando si ripete di sovente, occorre rivolgersi al proprio medico per capirne le cause.

Ti va sempre la minestra di traverso? Si tratta di un disturbo diffuso, che oltre i sessant’anni può colpire circa 1 persona su 10. Gli esperti lo chiamano disfagia e consiste nella difficoltà a deglutire, ovvero a far arrivare in modo corretto allo stomaco le sostanze, come alimenti, liquidi, farmaci, introdotte attraverso la bocca.

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Disfagia: quali sono le cause?

Una delle principali cause di questo fastidioso problema è l’avanzare dell’età. Negli anziani, al pari di quanto accade per altre funzioni, come vista e udito, il meccanismo di deglutizione si deteriora e rallenta (si parla, in tal caso, di presbiofagia).

Oltre che all’invecchiamento, la disfagia può essere causata da molte malattie. Le prime a salire sul banco degli imputati sono le patologie neurologiche, come:

Elisabetta Genovese è foniatra e docente presso l’Università degli studi di Modena. «Altre cause possono essere:

  • tumori della testa o del collo,
  • esiti di interventi chirurgici a livello locale,
  • effetti collaterali di chemio o radioterapie,
  • traumi cranici,
  • alcuni disturbi del sistema immunitario, come la sindrome di Sjögren e l’artrite reumatoide,
  • stenosi dell’esofago,
  • reflusso,
  • diverticoli esofagei».

In alcuni casi, le difficoltà di deglutizione possono aumentare a causa dell’assunzione di alcuni farmaci, come antidepressivi, antipsicotici, neurolettici, che riducono la produzione di saliva (xerostomia).

Disfagia: quali sono i campanelli d’allarme?

Il primo campanello di allarme del disturbo è la tosse durante i pasti. «Si tratta di un sintomo che si acuisce soprattutto quando si mangiano alimenti a doppia consistenza, come ad esempio minestrone, pastina in brodo, fette biscottate nel caffelatte, ma anche mentre si beve». Sergio Riso è direttore della struttura complessa di Scienza dell’alimentazione e dietetica dell’ospedale Maggiore di Novara.

Altri sintomi sono:

  • la sensazione di soffocamento,
  • residui di cibo che restano in bocca,
  • raucedine e senso di occlusione in gola,
  • voce gorgogliante,
  • eccesso di saliva,
  • qualche linea di febbre,
  • perdita di peso.

Tutti segnali da non sottovalutare dato che il disturbo, se trascurato, può provocare conseguenze anche gravi, come disidratazione e malnutrizione. Inoltre, se quanto ingerito finisce per errore nella trachea (canale respiratorio) invece che nell’esofago (canale alimentare) può verificarsi, oltre a un’infezione ai polmoni (polmonite ab ingestis), anche il soffocamento.

Come si diagnostica?

«Esistono degli screening che consentono di evidenziare rapidamente il problema», spiega il nutrizionista Sergio Riso. «Uno degli strumenti più usati è Eat 10. Si tratta di un questionario composto da 10 domande, che può essere compilato dal paziente o dai familiari e poi consegnato al medico per una valutazione».

Per approfondire la causa del disturbo, possono essere eseguiti alcuni esami strumentali, come la videofluoroscopia. Consiste nello studio, attraverso immagini radiologiche dinamiche, della deglutizione di un preparato a base di bario modificato, e la valutazione della deglutizione con fibroscopio flessibile. «In questo caso, viene inserito in gola, attraverso una narice, un piccolo endoscopio collegato a una fotocamera digitale che permette di visualizzare il transito di alimenti e di liquidi», spiega Genovese. 

Due tipi di dieta per i disfagici

Per tenere alla larga questi potenziali pericoli, bastano alcuni semplici accorgimenti, da mettere in pratica a partire dalla tavola. Se yogurt, budini, dessert cremosi, alcuni formaggi freschi hanno la consistenza ideale per chi è disfagico, altri alimenti, come carne, pasta, verdure, ma anche spremute, bibite, succhi di frutta possono creare qualche difficoltà. Ciò non significa che si debbano bandire, ma che si possono assumere dopo averne modificato la consistenza. «In particolare, i cibi solidi devono essere frullati, omogenizzati, passati, centrifugati, cotti, mentre i liquidi devono essere addensati», chiarisce Riso. A seconda dei casi, il nutrizionista può prescrivere due tipi di dieta.

• Tritata/solida

Adatta a chi presenta il disturbo in forma più lieve, è una dieta morbida, composta da cibi soffici, schiacciabili e riducibili a pezzetti, che richiede poca masticazione. Nel menù possono essere inclusi:

  • pasta ben cotta di piccolo formato,
  • gnocchetti,
  • carni ben cotte tritate,
  • formaggi freschi,
  • verdura cotta priva di filamenti anche sotto forma di sformati,
  • frutta cotta o molto matura senza buccia e semi.
  • I liquidi possono in genere essere assunti.

Semi-liquida/purea

Adatta a chi presenta il disturbo in forma più grave, è una dieta fluida, omogenea, frullata o passata, che non necessita di masticazione. Da assumere in genere con il cucchiaio, ma in alcuni casi anche con la forchetta. Si possono portare in tavola:

  • passati di verdura,
  • frullati,
  • creme,
  • frappè di frutta,
  • yogurt,
  • polenta morbida,
  • purè di patate,
  • omogenizzati,
  • formaggi cremosi,
  • budini,
  • panna cotta,
  • mousse.
  • In alcuni casi i liquidi possono essere assunti liberamente, in altri solo se addensati.

Disfagia: quando servono gli integratori?

«Può capitare che la dieta risulti inadeguata a soddisfare il bisogno calorico e di nutrienti, come proteine, vitamine, sali minerali, fibre. In questi casi è possibile arricchirla con appositi integratori in polvere oppure utilizzare alimenti formulati per i disfagici. È, inoltre, importante assicurarsi che i liquidi vengano assunti in quantità sufficiente a mantenere una corretta idratazione. Al bisogno, per rendere più agevole e pratica l’assunzione, possono essere utilizzati addensanti e bevande gelificate pronte all’uso».

Disfagia: consigli utili

Oltre alla dieta, anche alcuni comportamenti appropriati possono giovare a chi soffre di disfagia. Qualche consiglio?

  • Mantenere la bocca pulita, utilizzando ad esempio delle spugnette umide.
  • Mangiare in posizione seduta, con le braccia appoggiate e con il busto diritto.
  • Ingoiare piccole quantità di cibo alla volta.
  • Masticare lentamente.
  • Evitare di distrarsi, ad esempio con tv o radio, durante il pasto.
  • Dopo aver mangiato, aspettare almeno un’ora prima di coricarsi.

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