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Diastasi addominale: cosa fare quando la pancia cede dopo il parto?

I muscoli addominali si allontanano tra loro e in mezzo può spuntare una prominenza. Scopri gli esercizi e le tecniche chirurgiche per risolvere il problema

Può però capitare che dopo il parto non tutto torni come era prima. Gli addominali non sembrano più tenere, nonostante gli sforzi per allenarli, e in alcuni casi si forma una specie di grembiule di pelle che scivola sotto l’ombelico, antiestetico e resistente a ogni sforzo di dieta.

Alimentazione ed esercizio fisico classico, in effetti, possono fare ben poco, perché la pancia che non sente ragioni di tornare a posto non è una questione di adipe né di perdita di tonicità dei tessuti, ma la conseguenza di un problema più in profondità: l’allontanamento dei muscoli addominali retti, quella specie di due colonne che percorrono il centro dell’addome dallo sterno al pube. Tecnicamente viene chiamata diastasi addominale, una condizione che interessa soprattutto, anche se non esclusivamente, le donne che hanno partorito, ancor di più se con parto cesareo.

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Diastasi addominale: primo e secondo stadio

Nella normalità, i muscoli addominali retti, paralleli tra loro, sono uniti da una piccola lamina fibrosa, chiamata linea alba, larga da pochi millimetri a un centimetro-un centimetro e mezzo. Dal punto di vista anatomico, la diastasi è l’allontanamento dei muscoli e il conseguente allargamento di questa lamina. «In tale situazione si crea una zona di debolezza, ed è il primo stadio della diastasi: i tessuti sono solo parzialmente integri e i muscoli troppo lontani tra loro per funzionare correttamente e proteggere l’addome», spiega Giampiero Campanelli, professore di Chirurgia dell’Università dell’Insubria e Direttore dell’Unità Operativa di Chirurgia Generale sezione Day & Week Surgery dell’IRCCS Ospedale Galeazzi – Sant’Ambrogio.

«È una condizione parafisiologica che nella maggior parte dei casi dà solo problemi estetici. Se però l’allontanamento dei muscoli è tale da tendere la linea alba fino a farla cedere, allora può crearsi un buco, ed è questo il secondo stadio del problema: le conseguenze estetiche sono più rilevanti, e in alcuni casi può formarsi un’ernia (epigastrica o ombelicale), che dà dolore e va curata come tutte le ernie».

Diastasi addominale: terzo e quarto stadio

Più fastidioso ancora è il terzo stadio, nel quale la dimensione dell’ernia può essere maggiore, e anche esternamente si hanno conseguenze molto visibili: rigonfiamento evidente, smagliature sulla cute e la pancia che cade verso il basso da sotto l’ombelico. «È quello che io chiamo “floppy abdomen post partum” (letteralmente “pancia floscia dopo il parto”), dal momento che si verifica quasi esclusivamente nelle donne che hanno partorito», continua l’esperto. «In questo caso, alle eventuali ernie si possono associare problemi alla colonna vertebrale, perché le pazienti tendono ad assumere una postura scorretta, con le spalle piegate in avanti».

Nel quarto stadio, infine, il rilassamento della pancia diventa ancora più evidente, e si diffonde anche tra l’ombelico e lo sterno. Tante le pazienti molto magre con diastasi così importante che si vedono i visceri sotto la pelle della pancia, una situazione estrema che curiamo con un intervento mirato», racconta Campanelli.

Per i casi meno gravi: il metodo Tupler

Per i casi meno gravi, possono anche bastare ginnastiche mirate per contenere, se non addirittura migliorare, la situazione. Particolarmente efficace è il metodo ideato dall’infermiera americana Julie Tupler: sono esercizi che mirano a rinforzare gli addominali obliqui e trasversi, senza sforzare gli addominali retti. Il motivo è semplice: se si sollecitano i muscoli retti, che non sono più paralleli, ma a V, con la base della V verso il pube, nella contrazione il buco centrale si allarga, e dunque la diastasi peggiora. La ginnastica corretta consiste nella contrazione alternata dei muscoli obliqui e trasversi, da un lato e dall’altro, con la corretta respirazione, risucchiando in contemporanea l’ombelico verso il centro.

Per i casi più seri: la chirurgia su misura

«Se il problema è sostanzialmente estetico ma non ci sono ernie o floppy abdomen, né problemi di natura posturale o funzionale sulla colonna, si può intervenire chirurgicamente per riavvicinare i retti e, se occorre, posizionare una rete dietro i muscoli per rinforzare la struttura. L’intervento può essere laparorobotico, meno invasivo ma più costoso, oppure in laparoendoscopia, con una piccola incisione sovraombelicale».

«Se invece c’è anche il floppy abdomen, all’intervento di riavvicinamento dei muscoli retti si associa l’addominoplastica, cioè l’asportazione del grembiule cutaneo e sottocutaneo in eccesso. Il risultato estetico alla fine è eccellente perché si ha una ricostruzione profonda dell’addome, e al tempo stesso un appiattimento della pancia. E dopo l’intervento, quale che sia, subito ginnastica e un tenore di vita sano per mantenere il risultato ottenuto». In molte regioni per le diastasi gravi e/o con ernia l’intervento è rimborsato dal Servizio sanitario nazionale.

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