Salute

Diabete di tipo 1: promossa una nuova pillola che abbassa la glicemia

inalmente messa a punto una capsula che potrà sostituire le iniezioni di insulina. Già nel 2017 si era arrivati vicini, ma c'era un ostacolo che è stato superato. Ecco tutti i dettagli

Milioni di persone con il diabete potrebbero scegliere una terapia orale, evitando le iniezioni di insulina. La notizia arriva da uno dei più prestigiosi centri di ricerca internazionali, il Massachusetts Institute of Technology di Boston, che ha messo a punto una capsula sufficientemente forte da sopravvivere agli acidi dello stomaco. Nel passato i tentativi di creare una pastiglia che riuscisse a regolare l’insulina sono falliti perché venivano distrutte dagli acidi prima che fossero in grado di rilasciare l’ormone, essenziale per i livelli di zuccheri nel sangue. Leggi la guida completa di Ok Salute sul diabete.

Questa volta il team di ricerca a creato delle capsule spesse 30 millimetri, abbastanza resistenti da sopportare l’ambiente dello stomaco, che è particolarmente inospitale.

Gruppo San Donato

Come funziona la pillola per il diabete?

Chi soffre di diabete ingoia la capsula che contiene insulina. La pastiglia supera il tratto digestivo dell’apparato gastrointestinale, quindi lo stomaco. Riesce a evitare l’aggressione degli acidi perché è rivestito da uno speciale polimero. Una volta raggiunto l’intestino tenue, la capsula si divide in tre pezzi che penetrano con piccolissimi aghi i tessuti dell’intestino in modo che l’insulina raggiunga il flusso sanguigno. Il test, fatto finora solo sui maiali che sono tra gli animali più simili all’uomo, ha dimostrato che una singola pastiglia rilascia una quantità di insulina paragonabile a quella di un’iniezione.

Le persone che hanno il diabete di tipo 1 non producono sufficiente insulina dal loro pancreas, con gravi conseguenze per la salute. Hanno bisogno di dosi di ormone per controbilanciare gli zuccheri.

Cos’è l’insulina?

L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas. La sua funzione più importante è quella di regolare la quantità di glucosio nel sangue e il suo utilizzo da parte delle cellule. Viene rilasciata quando il livello di zuccheri è troppo alto.

I valori della glicemia in una persona sana oscillano tra i 60 e i 130 mg/dl. A digiuno se si
arriva oltre i 110 mg/dl siamo in una condizione di alterata glicemia a digiuno (IFG). Se i valori sono uguali o superiori a 126 mg/dl sono si parla di diabete.

Vicini alla pastiglia per il diabete anche nel 2017

Un farmaco per la cura del diabete di tipo 1 è stato promosso da un maxi-studio clinico condotto da 133 centri dislocati in 19 paesi (tra questi, anche l’Italia con l’Università Campus Bio-Medico di Roma).

La nuova pillola

Che tipo di azione svolge questo nuovo farmaco? La pillola, il cui principio attivo è il Sotagliflozin, si è dimostrata capace di abbassare la glicemia e l’emoglobina glicata dei pazienti, ma soprattutto di ridurre anche la dose quotidiana di insulina necessaria alla gestione del diabete. Presa la mattina durante la colazione, si è rivelata capace di tenere a bada il glucosio nel sangue, anche con un minore apporto di insulina, che tutte le persone malate di diabete di tipo 1 sono costrette ad assumere costantemente perché sono insulino-dipendenti, dato che il loro pancreas ha smesso di produrre l’ormone. La pillola, hanno annunciato gli autori dello studio a Lisbona, sarà disponibile entro un anno.

Più controllo, meno complicanze

Lo studio è durato sei mesi e ha coinvolto 1.402 soggetti con diabete di tipo 1. «La sperimentazione – ha spiegato Paolo Pozzilli, docente dell’Università Campus Bio-Medico di Roma – ha accertato che questo nuovo farmaco, che fa parte della classe dei cosiddetti
inibitori del riassorbimento del glucosio a livello renale, (e che quindi porta all’eliminazione dell’eccesso di zucchero attraverso le urine), è in grado di ridurre il suo assorbimento anche a livello intestinale». Tenere sotto controllo la malattia, significa anche diminuire i rischi di complicanze a lungo termine.

Un farmaco aggiuntivo

Oggi, il diabete di tipo 1, si cura con la terapia insulinica, perché i pazienti non sono in grado di produrre l’ormone, ma l’obiettivo della comunità scientifica è riuscire ad avere, in aggiunta, anche altri farmaci per migliorare la condizione del paziente. Come questa nuova pillola, per esempio, definito da Andrea Giaccari, diabetologo e responsabile del centro per le malattie endocrine e metaboliche del Policlinico Gemelli di Roma, come «il primo farmaco effettivo arrivato in Europa per il diabete di tipo 1».

Non è un sostituto dell’insulina

«Sicuramente – afferma Giaccari – è un importante passo avanti e uno strumento in più, che però deve essere utilizzato con grande controllo e da mani esperte». Infatti, gran parte dei 300.000 italiani affetti da diabete di tipo 1 sono bambini o giovani e «spesso hanno difficoltà ad avere un rapporto continuativo con il medico. Bisogna evitare – conclude l’esperto – il rischio di un uso scorretto di tale farmaco che non è un sostituto dell’insulina».

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