Salute

Daltonismo: la tecnologia migliora la vita

La tecnologia è più avanti delle istituzioni e cerca di agevolare chi ha una diversa percezione dei colori. Ma ancora oggi le persone che non riconoscono il rosso e il verde non possono accedere a certe professioni

Tormentone in era Covid: «Io vi vedo, voi mi sentite?». Il copione delle riunioni di lavoro sulla piattaforma digitale Zoom inizia quasi sempre con questa battuta. Nei primi mesi della pandemia tutti abbiamo dovuto imparare a riconoscere i pulsanti da cliccare per accedere al meeting o azionare webcam e microfono. Qualcuno, però, ha dovuto faticare un po’ più degli altri. I daltonici con un’alterata percezione del colore rosso.

Per loro era quasi impossibile distinguere la scritta rossa su fondo nero che andava premuta per abbandonare la videoconferenza. Per fortuna la company californiana è intervenuta tempestivamente modificando il comando. È bastato un piccolo accorgimento, cioè usare una scritta bianca su fondo rosso, per rendere il software più accessibile. Un piccolo esempio virtuoso della crescente attenzione che i colossi del web stanno rivolgendo a chi vede il mondo con occhi diversi. 

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Web e daltonismo

Microsoft, per esempio, ha dotato il sistema operativo Windows 10 di una funzionalità nascosta che permette di attivare la visione attraverso filtri colorati, in modo da aiutare i daltonici nell’individuare testi, pulsanti e collegamenti ipertestuali.

Spotify, la piattaforma per l’ascolto della musica in streaming, ha invece modificato i comandi che servono a ripetere un brano o ascoltare la playlist in ordine casuale. Ora quando si attivano, oltre a colorarsi di verde, vengono affiancati anche da un pallino luminoso che permette di vederli meglio.

Google, dal canto suo, consente di scegliere il colore delle etichette con cui organizzare i messaggi nel servizio di posta Gmail. Da qualche mese, inoltre, Google Chrome ha introdotto uno strumento con il quale gli sviluppatori del browser possono simulare i diversi tipi di daltonismo, in modo da verificare se il prodotto messo a punto è facilmente leggibile o ha bisogno di una scelta cromatica più accurata.

Resta però molto da fare. «Per un daltonico è ancora difficile leggere le cartine stradali di Google Maps, dove il puntatore è colorato di rosso», spiega Stefano De Pietro, informatico genovese a capo dell’associazione “Come vedono i daltonici”. «Ci sono poi molti siti web che ancora si basano sui colori per veicolare le informazioni. Tra quelli meno accessibili ci sono paradossalmente i portali di enti pubblici e istituzioni. Basti pensare alle cartine colorate con cui vengono diramate le allerte meteo sui siti di alcune Regioni italiane. O perfino la divisione in zone rosse, gialle e arancioni per l’emergenza Covid». 

Daltonismo: più diffuso tra gli uomini

La questione non è trascurabile, perché «il daltonismo riguarda l’8% degli uomini e lo 0,5% delle donne», afferma Paolo Nucci, professore ordinario di oftalmologia all’Università Statale di Milano. «Non si tratta di una malattia. Ma di una condizione geneticamente determinata con cui si nasce. A causarla è un difetto dei geni che servono a produrre i fotopigmenti della retina che catturano la luce nelle diverse lunghezze d’onda dei vari colori. Questi geni si trovano sul cromosoma femminile X. Per questo gli uomini, che ne hanno una copia sola, sono i più colpiti, mentre le donne, che hanno due cromosomi X, riescono a compensare meglio. Il daltonismo si trasmette generalmente da nonno a nipote perché la madre, che eredita il difetto e lo trasmette al figlio, può avere una percezione normale dei colori».

Le varie tipologie di daltonismo

Le forme più comuni di daltonismo comportano l’alterata visione del colore verde, che a fatica viene distinto dal rosso e da alcune tonalità di grigio, viola e blu. Si parla di deuteranopia in caso di totale insensibilità al verde e di deuteranomalia in caso di scarsa sensibilità. Ci sono poi le forme che danno un’alterata percezione del rosso (protanopia e protanomalia), rendendolo difficilmente distinguibile dal verde. Infine, ci sono le forme più rare. Quelle che determinano un’alterata percezione della luce blu (tritanopia e tritanomalia), creando difficoltà nel distinguere l’azzurro dal grigio, il viola scuro dal nero e l’arancione dal rosso.

Esistono rimedi?

«La persona daltonica nasce tale ma non è consapevole della sua condizione. Perché non ha mai percepito i colori in altra maniera e vede nitidamente», rileva Nucci. «In genere scopre il problema quando viene posta di fronte a un compito che richiede una netta discriminazione dei colori. Succede tipicamente alla scuola dell’infanzia. Ad esempio quando l’insegnante chiede di disegnare un albero in un prato e il bambino inverte il verde col marrone. Prima dei tre anni può accadere a tutti di confondere i colori per una questione legata allo sviluppo cognitivo. Ma se il problema continua a manifestarsi anche dopo, bisogna sospettare il daltonismo e rivolgersi all’oculista per arrivare a una diagnosi».

È inevitabile che i genitori si chiedano cosa possono fare per il loro figlio, ma la risposta purtroppo è: nulla. «Non ci sono rimedi», ammette lo specialista. «L’unica arma che potrebbe rivelarsi davvero efficace in futuro è la terapia genica. Ma bisogna capire se il gioco varrà la candela, perché il daltonismo non è una malattia e non è poi così invalidante. Ci si può convivere tranquillamente».

App e occhiali per daltonici

Proprio per aiutare i daltonici nella vita di tutti i giorni stanno ormai fioccando diverse soluzioni hi-tech. Sono state sviluppate per esempio delle app che leggono i colori degli oggetti inquadrati con la fotocamera. Anche se il risultato può variare in base alla luce disponibile e alla qualità dello smartphone. Esistono poi applicazioni che alterano i colori e ne aumentano i contrasti per facilitarne la discriminazione.

Il principio è lo stesso usato dagli occhiali per daltonici, che attraverso le loro lenti colorate eliminano in modo selettivo specifiche lunghezze d’onda aumentando il contrasto tra il rosso e il verde, così da migliorare l’esperienza sensoriale. Uno studio dell’Università della California, pubblicato sulla rivista Current Biology, ha inoltre valutato l’utilizzo prolungato degli occhiali nei soggetti con tricomatismo anomalo (cioè con una minore percezione di uno dei tre colori fondamentali, rosso, blu e verde) e ha dimostrato che dopo due settimane aumenta la percezione del contrasto tra colori anche quando non si indossano più le lenti, probabilmente per effetto di una risposta adattativa del sistema visivo di cui però ancora non si conosce la durata. 

Attenzione alle trovate commerciali

Sul web intanto spopolano i video promozionali in cui si vedono ragazzini daltonici che indossano gli occhiali e scoppiano in lacrime per l’emozione provata nel vedere il mondo con colori inaspettati. Bisogna però stare molto attenti a non cadere nella trappola del marketing, come ammonisce Nucci.

«Ormai ci sono molte aziende che propongono ausili per daltonici, ma il 99% delle informazioni che diffondono sono puramente commerciali. A oggi non esistono occhiali che possano dare a un daltonico la vera percezione dei colori. Perché se nella retina non ho i pigmenti per il verde o il rosso, io quel colore non lo vedrò comunque. Le lenti possono solo alterare la percezione sollecitando i colori che già vedo, ma non mi daranno la possibilità di vedere i colori che mi mancano. Bisogna dirlo chiaramente, perché spesso si creano grandi aspettative che poi vengono deluse. In realtà non ci sono miglioramenti misurabili delle performance visive». 

Daltonismo e burocrazia

Per permettere ai daltonici di condurre una vita piena, però, non servono particolari dispositivi tecnologici. Basterebbe rimuovere quegli ostacoli burocratici e legislativi che impediscono in modo ingiustificato l’inserimento in certi percorsi formativi e professionali. «Capita ancora che un daltonico possa mettersi alla guida di un Tir ma non possa diventare autoferrotranviere per colpa di un vecchio decreto non aggiornato», racconta De Pietro, che con la sua associazione riceve continue segnalazioni da tutta Italia. 

Nulla è cambiato nonostante nei decenni siano stati presentati tre disegni di legge pro-daltonici. «Non arrivano mai a essere discussi in aula. C’è un totale immobilismo delle istituzioni», denuncia De Pietro. «Per questo abbiamo lanciato un appello perfino al presidente della Repubblica Sergio Mattarella».

Sono tre le rivendicazioni portate avanti dall’associazione. Innanzitutto l’istituzione di un osservatorio sul daltonismo, che revisioni le normative vigenti e monitori quelle in discussione per verificare che garantiscano la piena accessibilità ai daltonici, senza discriminazioni sulla base di supposizioni non provate scientificamente. La seconda richiesta è la rimozione degli ostacoli che impediscono il conseguimento della patente di guida su strada anche per autisti e autoferrotranvieri. Terzo e ultimo obiettivo è la creazione di un collocamento agevolato per l’inserimento dei daltonici nel mondo del lavoro. «Oggi il collocamento non ci considera e così può capitare che venga offerto un lavoro, come quello di elettricista, che un daltonico non può fare. Se rinuncia, però, il suo no viene contato come rifiuto e rischia di perdere il reddito di cittadinanza», spiega De Pietro. 

In Italia 4 milioni di daltonici

Finora tutte queste problematiche non sono state adeguatamente affrontate. «Probabilmente perché noi daltonici fatichiamo ad alzare la voce per rivendicare i nostri diritti. Spesso siamo convinti di avere una disabilità minore, ma questo non significa che sia meno degna di attenzione», sottolinea De Pietro. «In Italia si stima che ci siano quasi 4 milioni di daltonici, praticamente potremmo fare un partito del 5%. Se i politici se ne rendessero conto, forse, inizierebbero ad ascoltarci».

Le professioni vietate

Il daltonismo non impedisce di ottenere la patente di guida, perché l’alterata percezione dei colori non pregiudica una guida sicura. Lo riconosce l’Unione europea con una direttiva recepita, con anni di ritardo, anche dal codice della strada italiano. Per quanto riguarda il semaforo, i daltonici riescono a capire benissimo quale luce sia accesa e a cosa corrisponda. Non solo la posizione, ma i colori stessi delle luci, anche se percepiti in modo differente, sono elementi più che sufficienti per discriminare i segnali. Qualche difficoltà potrebbe insorgere soltanto con le palette di traffico alternato, che hanno una faccia rossa e una verde. Ma in questo caso i daltonici si basano sulle mosse del moviere che le agita.

L’alterata percezione dei colori può però precludere altre professioni. Ad esempio: elettricita, pompiere, croupier, pilota d’aereo e di droni, autoferrotranviere, autista di pullman (in talune condizioni), chirurgo o sanitario, qualsiasi professione che richieda l’uso di armi da sparo (polizia, esercito, ecc.), ufficiale di coperta.

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