Salute

Così rinasce la cartilagine del ginocchio che fa crack

Si prelevano le cellule sane dell'articolazione, si coltivano e si ricrea il tessuto cartilagineo

La cartilagine del ginocchio che si consuma e non si rigenera più, la gamba che all’improvviso cede. Accade agli sportivi, che sottopongono le articolazioni a continue pressioni, agli anziani, per il naturale invecchiamento dei tessuti, o anche a chi subisce un trauma o sconta una debolezza genetica. Spesso il problema può essere confuso con una lesione al menisco.

La cartilagine articolare è un tessuto connettivo composto per il 70% di acqua, da collagene, da proteoglicani e da condrociti. È un tessuto dove non passano né vasi sanguigni, né nervi. Ha capacità molte basse di rigenerarsi, ma è molto elastico e resistente sia alla pressione che alla trazione.

Gruppo San Donato

Cartilagine del ginocchio: l’intervento

Il risultato? Per gli sportivi stop all’attività e per tutti dolore e limitazioni motorie, con il rischio sempre dietro l’angolo di cadere. Ma oggi i medici sono in grado di rigenerare il tessuto cartilagineo delle ginocchia con una nuova tecnica.
Mentre si fa l’artroscopia per stabilire la diagnosi, se si decide che l’intervento si può fare, si prelevano cellule di cartilagine sane dal ginocchio danneggiato, quando ci sono. Altrimenti si cerca nell’altro ginocchio, o in altre articolazioni.
Queste cellule vengono poi inviate in un laboratorio specializzato, e qui nutrite con il sangue del paziente e moltiplicate. In un paio di mesi, si riproducono e diventano condrociti, cioè cellule capaci di generare cartilagine.

La grande novità sta nel «prodotto finito»: prima veniva restituito sotto forma liquida, adesso sotto forma solida. È molto più efficace e ha una percentuale di successo di circa 90%. L’impianto si esegue con una piccola incisione in anestesia spinale: i condrociti si collocano nei punti del ginocchio dove manca la cartilagine.

Cosa sono i condrociti

Si chiamano anche condroblasti o semplicemente cellule cartilaginee e si trovano nelle lacune, cioè in spazi scavati nella sostanza intercellulare. Producono senza soluzione di continuità il collagene e il proteoglicani, ma anche degli enzimi, come l’elastasi e la ialuronidasi, che sono in grado di permettere la degradazione del vecchio collagene e dei proteoglicani danneggiati, in modo da eliminarli.

In piedi dopo 24 ore

Il vantaggio di questo nuovo sistema sta nell’immediata adesione: questo processo consente al paziente di muovere il ginocchio e caricarlo già dopo 24-48 ore, ovviamente con l’aiuto di stampelle. In passato, il movimento veniva bloccato almeno una settimana e, per sottoporre il ginocchio al carico, doveva trascorrere un mese.

Il ricovero è di quattro giorni, utili per iniziare una rieducazione controllata del ginocchio. La riabilitazione viene poi proseguita a casa, con l’aiuto del kinetec, un apparecchio che consente, rimanendo sdraiati, di muovere il ginocchio, aumentando via via i gradi di flessione. Dopo circa tre settimane si può provare a pedalare sulla cyclette: con le passeggiate e il nuoto è la migliore riabilitazione.

Cartilagine del ginocchio: l’intervento può essere anche ripetuto 

Nel caso in cui i condrociti non attecchissero o dovesse riprodursi della cartilagine molle e non valida dal punto di vista meccanico, si può ripetere l’intervento.
La cartilagine si rigenera ormai in nove casi su dieci. Gli unici limiti sono:

  • Età. Intervento vietato dopo i 55/60 anni.
  • Rapporto peso altezza. La tecnica non va bene per le persone obese o in forte sovrappeso.
  • Altre patologie. Non devono essere presenti malattie reumatiche, perché in questo caso le cellule potrebbero non essere coltivabili e, una volta impiantate, non attecchire e compromettere il buon esito dell’operazione. Nemmeno i pazienti affetti da epatite A, B o C o Hiv positivi possono sottoporsi all’intervento.

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