Salute

Colite, cure dai fermenti lattici

Ansia e cattiva alimentazione possono provocare la sindrome del colon irritabile: per tenerla a bada sono utili i probiotici

La sindrome dell’intestino irritabile, detta anche colon irritabile o colite, è un disturbo cronico molto diffuso: oggi è il principale motivo per cui ci si reca dal medico di base ed è la prima causa di assenteismo sul posto di lavoro. In genere colpisce più le donne che gli uomini e può comparire a qualsiasi età.

SINTOMI. «Si tratta di un disturbo funzionale dell’intestino», spiega Pier Alberto Testoni, direttore del servizio di gastroenterologia ed endoscopia digestiva all’ospedale San Raffaele di Milano. «Quando i muscoli che regolano i movimenti intestinali provocano contrazioni più lunghe e intense del normale, ecco dolore, gonfiore, stipsi o, al contrario, diarrea, in modo ciclico».

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CAUSE. In molti casi l’origine dei sintomi è sconosciuta. Le persone che ne soffrono spesso sono ansiose e stressate, oppure hanno una vita sregolata e cattive abitudini alimentari: pasti veloci e squilibrati, carichi di grassi, cibi raffinati. Nel 30-40% dei casi, invece, gli stessi sintomi sono da ricondurre a disturbi specifici come la malattia infiammatoria intestinale, squilibri della flora batterica, enteropatie da intolleranze (tipicamente la celiachia latente) o allergie, malfunzionamento della tiroide, malattie autoimmuni, oppure a un’intolleranza al lattosio.

DIAGNOSI. Se gli episodi sono frequenti e invalidanti e durano da almeno sei mesi, bisogna rivolgersi al gastroenterologo. Se il disturbo colpisce persone con più di 45 anni, meglio recarsi subito dallo specialista, al massimo dopo un paio di mesi. È importante l’anamnesi: il paziente deve raccontare i sintomi, la frequenza degli episodi, le abitudini di vita. «Se il medico lo ritiene necessario, si procede con esami specifici: ecografia dell’addome, colonscopia e gastroduodenoscopia con biopsie, in modo da escludere malattie organiche come celiachia, diverticolite, poliposi o forme cancerose, ed esami del sangue», chiarisce Testoni.

FARMACI: in fase acuta curano i sintomi ma non risolvono il problema. Gli spasmolitici riducono le contrazioni, gli antidolorifici attenuano le fitte, mentre si possono usare antidiarroici o lassativi, ma solo al bisogno.

CIBI E INTEGRATORI. Una maggiore attenzione alla dieta e al momento del pasto, da consumare lentamente e con tranquillità, e un’attività fisica moderata possono ridurre i sintomi. Importante bere sempre almeno un litro e mezzo di acqua al giorno.
Gli integratori a base di fibre vegetali aiutano se si soffre anche di stitichezza: le fibre favoriscono il transito intestinale e l’evacuazione. Se il problema è il gonfiore, è utile il glucomannano, una fibra vegetale che non contiene cellulosa, che può causare gonfiore. Anche i fermenti lattici o probiotici, assunti a cicli regolari, aiutano a regolarizzare l’intestino.
Non esistono cibi vietati a chi soffre di colon irritabile, sta al singolo individuare quegli alimenti che possono causare problemi ed eliminarli. Tuttavia durante le crisi è bene evitare tutto ciò che crea gonfiore, come una dose eccessiva di carboidrati o verdure con foglie, bevande gassate, caffeina, spezie, alcolici. Non serve invece la dieta in bianco. Eliminare i latticini freschi se esiste un’intolleranza al lattosio.

RIMEDI ALTERNATIVI. Le discipline orientali come lo yoga contribuiscono al rilassamento mentale ma anche a quello dell’intestino e possono rivelarsi preziose alleate nella lotta al colon irritabile. L’idrocolonterapia elimina il gonfiore e pulisce la flora batterica intestinale, ma il suo effetto dura per poco: non è dannosa ma è bene non assuefarsi.
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Ultimo aggiornamento: 4 novembre 2011

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