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Chirurgia: con il protocollo Fast Track recuperi subito e senti meno dolore

Lo specialista Franco Parente spiega in cosa consiste questo nuovo approccio che consente di ridurre lo stress operatorio e accorcia i tempi di ricovero

Alleggerire lo stress operatorio, ridurre il disagio che segue l’intervento chirurgico e accorcia i tempi di ricovero in ospedale: sono questi gli obiettivi del Fast Track, un protocollo multidisciplinare che, per rispondere meglio alle esigenze del paziente, rende più tollerabile l’esperienza sotto ai ferri, qualunque essa sia. «Questo approccio intende ripristinare velocemente l’equilibrio individuale di chi si sottopone all’operazione, sfruttando le tecniche chirurgiche, anestesiologiche e fisioterapiche più innovative. Nell’ottica di rendere più sopportabile il percorso di ospedalizzazione, la gestione pre e post-operatoria è presa in carico da un team superspecialistico che mette in atto un processo mirato ad accelerare la guarigione» interviene Franco Parente, Responsabile dell’Unità Operativa di Ortopedia dell’Istituto Clinico San Siro di Milano (struttura del Gruppo San Donato).

Al Fast Track si associa un approccio mininvasivo

Negli ultimi anni il percorso Fast Track sta trovando sempre più diffusione e consenso in tutti gli ambiti chirurgici. Tra questi spicca la chirurgia protesica di anca e ginocchio, nella quale questo protocollo innovativo esprime i suoi maggiori benefici. «All’Istituto Clinico San Siro, in questa tipologia di intervento con Fast Track, associamo anche un tipo di chirurgia mininvasiva» continua lo specialista. «Nella protesica dell’anca, ad esempio, eseguiamo un accesso postero-esterno, che ha l’obiettivo di conservare il muscolo piriforme e il muscolo quadrato del femore, che nell’approccio standard si abbattono. Questa modalità consente di preservare la propriocettività dell’anca, che permette al paziente di percepire e riconoscere la posizione del proprio corpo nello spazio, ridurre l’impatto sulla via di accesso e favorire il processo di recupero. In quest’ottica lo specialista utilizza steli mininvasivi, curvi o retti, così da preservare il più possibile le strutture in questione».

Gruppo San Donato

Chi può accedere al Fast Track?

Lo specialista valuta caso per caso l’opportunità di intraprendere o meno questo approccio, anche sulla base dei requisiti richiesti per accedere a questa tipologia di procedura. «Abbiamo esteso il protocollo a soggetti che abbiano massimo 80 anni e, stando alla classificazione redatta dalla Società americana di anestesiologia (ASA – American Society of Anesthesiologists), un rischio operatorio basso. Il paziente non deve essere né obeso né in sovrappeso, deve avere un indice di massa corporea di massimo 35 e non può presentare patologie concomitanti, come malattie neurologiche, prostatiche o delle basse vie urinarie» spiega Parente.

Poiché il protocollo Fast Track è una specialità multifattoriale, per poterlo attuare è necessario non solo intraprendere un approccio chirurgico mininvasivo, utilizzare particolari impianti e rispettare i requisiti citati poco fa ma anche adottare un certo tipo di trattamento anestesiologico. «Per quanto riguarda la chirurgia di anca e ginocchio, di solito ci avvaliamo di un’epidurale combinata con una leggera sedazione, che il paziente è in grado di smaltire entro un paio d’ore dall’operazione. Con questa tipologia di anestesia, associando una combinazione di farmaci, si va a ridurre anche il dolore postoperatorio e l’eventuale sanguinamento» continua Parente.

Quali sono i benefici del Fast Track?

Adottando un approccio mininvasivo e avvalendosi di una particolare terapia anestesiologica, il paziente viene stimolato a camminare già dal giorno successivo all’intervento se non la sera stessa. In questo modo può intraprendere fin da subito il suo percorso riabilitativo ed essere dimesso in quarta-quinta giornata, senza dover attendere i 12-15 giorni previsti nel percorso standard. Ma i benefici non si esauriscono qui. «Se l’individuo si rimette in piedi subito, il tempo di ospedalizzazione è inferiore e ciò giova non solo all’aspetto psicologico ma anche alla funzionalità articolare. Più precoce sono il recupero e la dimissione, minore è la immunodepressione del paziente e, di conseguenza, il rischio di infezioni e complicanze. In generale, quindi, c’è una riduzione di stress e dolore peri-operatorio e il paziente può tornare velocemente alla propria quotidianità» conclude lo specialista.

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