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Alzheimer: gli 8 segni che appaiono già 18 anni prima dei sintomi

Un'imponente ricerca svolta in Cina dimostra che ci sono segnali precisi che annunciano che ci stiamo ammalando

Quando comincia a svilupparsi Alzheimer? Una ricerca sostiene che nasca almeno 18 anni prima della manifestazione dei suoi sintomi.

È questo in estrema sintesi il risultato di uno studio del Centro di innovazione per i disturbi neurologici dell’Ospedale di Xuanwu in Cina. I ricercatori hanno scoperto otto segnali specifici da tenere sotto controllo e che appaiono anni prima della manifestazione della malattia neurologica.  Si possono leggere i risultati sulla prestigiosa rivista scientifica The New England Journal of Medicine.

Gruppo San Donato

Quando comincia a svilupparsi Alzheimer: la ricerca cinese 

I ricercatori hanno analizzato i dati di migliaia di persone, sia uomini sia donne, con un’età media di 61 anni, tutti sani all’inizio della ricerca, monitorate attraverso lo studio China Cognition and Aging Study (COAST) eseguito fra gennaio 2000 e dicembre 2020.

I volontari sono stati sottoposti a esami regolari per vent’anni. Tra i test seguiti, quello del liquido cerebrospinale (CSF), oltre a scansioni cerebrali e valutazione della funzione cognitiva attraverso test standardizzati alla stregua del Clinical Dementia Rating-Sum of Boxes (CDR-SB).

Quali sono gli otto segnali da tenere sotto controllo quando comincia a svilupparsi Alzheimer

Il gruppo di lavoro ha confrontato i dati dei partecipanti, scoprendo che ci sono otto segnali che confermano che Alzheimer si sta sviluppando nel cervello:

  1. aumento della concentrazione della proteina beta-amiloide 42 nel liquido cerebrospinale già 18 anni prima dell’esordio della malattia. L’accumulo di beta amiloide è considerato tra i principali segni di Alzheimer, anche se non lo troviamo in tutti i pazienti.
  2. Differenza nel rapporto tra beta-amiloide 42 e beta-amiloide 40 già 14 anni prima. Si tratta di due forme di proteine, il cui accumulo nel sistema nervoso è legato alla neurodegenerazione.
  3. Aumento della proteina tau 181 fosforilata 11 anni prima dell’esordio.
  4. A 10 anni dall’esordio dei sintomi, si nota un aumento della tau.
  5. I primi danni neuronali arrivano a nove anni dall’esordio. I primi ad avere problemi sono gli assoni, cioè i prolungamenti dei neuroni, le cellule cerebrali, essenziali per la trasmissione dell’impulso elettrico.
  6. Già a 8 anni dall’esordio, le risonanze magnetiche mostrano l’atrofia dell’ippocampo, l’area del cervello coinvolta nella cognizione.
  7. I test standard per la valutazione della demenza confermano il declino cognitivo già a sei anni dall’esordio dei sintomi.
  8. C’è la possibilità maggiore per i pazienti di Alzheimer di avere una variante genetica chiamata APOE4, già dimostrata da altri studi.

I numeri di Alzheimer in Italia

In Italia circa 1.200.000 persone convivono con una forma di demenza. Poco più della metà di loro hanno Alzheimer. Ci sono anche 900.000 persone che hanno un disturbo neurocognitivo minore (Mild cognitive impairment) che potrebbe diventare Alzheimer. I dati arrivano dall’Osservatorio Demenze dell’Istituto Superiore di Sanità. Le donne si ammalano di Alzheimer circa due volte di più degli uomini. L’ipotesi principale è che le donne abbiano più proteina tau nel cervello.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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