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Malattie cardiovascolari: quali sono i veri “nemici” del cuore?

Il Direttore Scientifico dell'IRCCS Policlinico San Donato di Milano, dott. Lorenzo Menicanti, spiega quali sono le strategie giuste per tutelare quotidianamente la salute cardiovascolare

Le malattie cardiovascolari sono ancora la prima causa di morte nelle società occidentali, con 220-240.000 decessi ogni anno e circa 7 milioni di individui che convivono con problemi connessi a queste patologie. Di fronte a questi dati, e alla luce delle gravi conseguenze determinate dalla pandemia di Covid-19 soprattutto in termini di prevenzione e follow-up, è fondamentale accendere i riflettori sui “nemici” del cuore, cioè quelli che, a lungo andare, possono nuocere alla salute di questo muscolo (e non solo).

Attenzione ai fattori di rischio cardiovascolare

Identificare i fattori di rischio, infatti, è il primo passo per proteggere l’intero apparato cardiovascolare e – perché no – vivere più a lungo. «Non a caso si dice che un individuo ha l’età delle sue arterie», commenta Lorenzo Menicanti, Direttore dell’Area Chirurgica Cuore – Adulto all’IRCCS Policlinico San Donato (Gruppo San Donato) di Milano. «Più questi vasi sanguigni deputati al trasporto di sangue dal cuore a organi e tessuti sono puliti, elastici e sani e maggiori sono i benefici che il cuore, e quindi tutto l’organismo, può trarne». Ma cosa possiamo fare, nella nostra quotidianità, per tutelare l’apparato cardiovascolare e tenere, quanto più possibile, alla larga le patologie a esso correlate? «La prima forma di prevenzione è senza dubbio intervenire sui fattori di rischio, che si dividono in non modificabili e modificabili. Se nei confronti dei primi – età, sesso, familiarità – possiamo fare ben poco, sui secondi, invece, siamo assolutamente in grado di agire», continua il dottore.

Gruppo San Donato

Ipertensione arteriosa

Quando la pressione arteriosa, esercitata dal sangue pompato dal cuore in tutto l’organismo attraverso i vasi sanguigni, è troppo elevata si parla di ipertensione arteriosa. Questa condizione, che induce le arterie a indurirsi e a richiedere al cuore uno sforzo maggiore per far circolare il sangue, alla lunga può favorire diverse problematiche cardiocircolatorie, rappresentando senz’altro uno dei fattori di rischio modificabili. «Idealmente il valore della pressione minima (diastolica) deve essere compresa tra 60 e 79 mmHg mentre il valore della massima (sistolica) deve essere tra 90 e 119 mmHg. Il risultato è considerato nella norma se i valori sono inferiori a 120/80 mmHg», puntualizza Menicanti.

Ipercolesterolemia

Il colesterolo è fondamentale per il nostro organismo ma quantità eccessive possono danneggiare l’apparato cardiovascolare. «Questo grasso viene trasportato nel sangue dalle lipoproteine Hdl (considerate “buone”), che portano il colesterolo nel fegato, dove viene scartato, e dalle lipoproteine Ldl (“cattive”), che convogliano il grasso dal fegato ai tessuti tramite le arterie. In questi vasi può depositarsi e formare la placca aterosclerotica, che favorisce l’insorgenza di patologie cardiovascolari. Il valore di riferimento del colesterolo totale è al di sotto dei 200 mg/dl di sangue», continua il cardiochirurgo.

Dieta non equilibrata

Un’alimentazione non equilibrata, ricca di sodio e grassi saturi ma povera di fibre, vitamine e antiossidanti, è certamente un fattore di rischio da non sottovalutare. «Adottare un regime alimentare che si avvicini quanto più possibile a quello mediterraneo è un buon punto di partenza per preservare la salute del nostro cuore. La dieta deve essere bilanciata, cioè deve apportare tutti i nutrienti dei quali l’individuo ha bisogno, e variegata. Attenzione soprattutto a carni rosse, burro e latticini, prodotti da forno e cibi confezionati, merendine, snack, salatini, ma anche cocktail, aperitivi e digestivi, che a lungo andare possono non solo interferire con l’accumulo di colesterolo nel sangue ma anche favorire l’insorgenza di tessuto adiposo», spiega il dott. Menicanti.

Anche le condizioni di sovrappeso e obesità, complici l’inattività fisica e la sedentarietà, possono incidere sulla salute cardiovascolare, quindi è fondamentale monitorare l’indice di massa corporea, cioè il parametro che mette in relazione il peso corporeo di una persona con la sua altezza. Per calcolarlo basta dividere il peso (in chili) per l’altezza al quadrato (in metri). Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è da considerare nella norma un indice compreso tra 18,50 e 24,99 kg/m². Al di sotto dei 18,50 kg/m² si parla di sottopeso, tra i 25,00 e i 29,99 kg/m² c’è una condizione di sovrappeso e a partire dai 30,0 kg/m² c’è obesità.

Scarsa (se non nulla) attività fisica

L’attività fisica, soprattutto quella aerobica, tiene al riparo il cuore da eventi avversi, controllando la pressione arteriosa e innalzando le lipoproteine Hdl che prima trasportano il colesterolo dai tessuti verso il fegato e poi ne favoriscono l’eliminazione. «Per questo motivo, condurre una vita sedentaria e non praticare alcuno sport con continuità può avere effetti deleteri sull’apparato cardiovascolare. L’OMS raccomanda di fare almeno 150 minuti settimanali di nuoto, ballo, ciclismo, camminata veloce o corsa leggera, suddividendo l’allenamento in quante sessioni si preferisce», suggerisce il cardiochirurgo.

Fumo di sigaretta (ma non solo)

Se si vuole preservare la salute del cuore, l’imperativo è “non fumare”. «La nicotina esercita un’azione dannosa sull’endotelio delle arterie, irrigidendole. A ciò si aggiungono l’effetto dell’acroleina, una molecola prodotta dalla combustione delle sigarette, e delle micropolveri inalate, che favorirebbe la formazione delle placche aterosclerotiche», continua il dott. Menicanti.

Ricordarsi di sottoporsi ai check-up

Tra le buone pratiche di prevenzione c’è anche quella di sottoporsi, regolarmente, agli screening, in modo da individuare tempestivamente eventuali disturbi o patologie a carico del cuore. «L’adulto over 50 sano, cioè che non presenta particolari fattori di rischio cardiovascolare, deve monitorare i valori di pressione arteriosa, colesterolo e glicemia, almeno una volta all’anno; inoltre, sempre con la medesima cadenza, dovrebbe sottoporsi a un ecocardiogramma e, soprattutto nel caso praticasse attività fisica, anche un test da sforzo», spiega Menicanti. «Nel caso di pazienti a rischio, invece, è il medico stesso a suggerire la tipologia e la cadenza degli esami da eseguire. Negli adolescenti e nei ragazzi, invece, è sufficiente fare il controllo dal pediatra ogni 3-4 anni». E per quanto riguarda le donne? «Quelle che iniziano a prendere la pillola anticoncezionale dovrebbero sottoporsi a uno screening sulla trombofilia, per valutare la coagulazione del sangue, mentre le donne in menopausa che si accingono a intraprendere una terapia ormonale sostitutiva dovrebbero sempre fare una visita cardiologica con Ecg da sforzo» conclude il dottore.

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