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Terza dose del vaccino per tutti? Al momento no

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La rubrica OK Salute e Benessere, condotta dalla giornalista Chiara Caretoni, va in onda tutti i giorni alle ore 11 sul Circuito Nazionale Radiofonico (CNR) e su Radio LatteMiele. Per entrare in contatto con la redazione radiofonica scrivi a: radio@ok-salute.it.

Dal 20 settembre anche in Italia si comincerà con la programmazione della terza dose del vaccino anti Covid. Si parte con i pazienti che hanno avuto un trapianto d’organo e poi si proseguirà con le persone più a rischio. La terza dose servirà anche per tutti gli altri? La risposta è contenuta in uno studio pubblicato dalla prestigiosa rivista scientifica The Lancet che sostiene di no, per il momento.

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La ricerca infatti afferma che le due dosi di vaccino siano sufficientemente efficaci nel prevenire i sintomi gravi del Covid19, di conseguenza non è necessario procedere con la terza dose. Nel dettaglio i vaccini anti covid hanno un efficacia del 95% contro la malattia grave causata sia dalla variante Delta, sia dalla variante Alfa del Coronavirus. Inoltre hanno un’efficacia di oltre l’80% nel proteggere da qualunque infezione associata a queste varianti. I ricercatori hanno messo in evidenza che dopo un’attenta analisi degli studi clinici fino ad ora svolti, i vaccini restano molto efficaci contro i sintomi gravi della malattia per tutte le varianti finora scoperte, compresa la tanto temuta Delta. In pratica si sostiene che le info scientifiche in nostro possesso confermano la validità dei vaccini contro le conseguenze più importanti di Covid19.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità sottolinea che ha molto più senso vaccinare la maggior parte dei cittadini del pianeta prima di pensare ad un’eventuale terza dose. In questo modo, secondo l’OMS, sarebbe più facile contenere la pandemia. Lo studio in questione, inoltre, chiede che aziende e case farmaceutiche lavorino ad un vaccino che parta dalle varianti più pericolose invece di pensare ad una terza dose di un siero studiato su varianti che ormai non ci sono praticamente più. Ciò avviene già ogni anno con il vaccino anti-influenzale che è sviluppato su ceppi virali più recenti aumentando la probabilità che le iniezioni proteggano dai sintomi più gravi anche in caso di ulteriore evoluzione dei virus.

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