News

Tortellante: il laboratorio che insegna l’arte di fare i tortellini ai ragazzi con autismo

Attraverso la produzione di una pasta fresca d'eccellenza, questo progetto favorisce il loro inserimento sociale e lavorativo

Selezionare gli ingredienti, stendere l’impasto, preparare il ripieno, tagliare, piegare e chiudere attentamente ogni singolo pezzo: fare i tortellini è un’abilità tramandata di generazione in generazione e un rituale in cui ciascun gesto richiede pazienza e precisione. A Modena, grazie a quest’arte gastronomica antica e all’unione di cucina, tradizione e inclusione, è nato il Tortellante, che sta cambiando la vita di molti ragazzi e ragazze con disturbi dello spettro autistico. Ci racconta di questa iniziativa Erika Coppelli, presidente dell’associazione Tortellante.

Come è nato il Tortellante?

«Il progetto è nato nel 2016. Io ero presidente di un’altra associazione di famiglie e all’epoca mio figlio Filippo, un ragazzo con autismo che oggi ha 24 anni, era uno studente che stava finendo il percorso scolastico. Seguendo un po’ i tavoli tecnici della mia regione, mi sono resa conto che in questa città c’era un vuoto desolante e triste per questi ragazzi. E che, soprattutto, con il mero assistenzialismo si andavano un po’ a vanificare tutti i percorsi fatti in precedenza».

Gruppo San Donato

«Era il periodo di Natale e da noi a Modena c’è sempre stata la tradizione di fare i tortellini a mano. Proprio per il 25 dicembre, un’altra mamma, sempre del direttivo, mi ha detto che suo figlio adolescente Paolo aveva fatto i tortellini insieme alla nonna Emilia. Lì mi si è accesa la lampadina. Ed ecco l’idea di unire le due fragilità: la nonna che appartiene alla terza età e il ragazzo con autismo, che sono due mondi che in un certo senso vivono lo stesso problema. Chi per limiti oggettivi, chi per limiti anagrafici, a un certo punto vengono un po’ esclusi dalla società. Invece, la loro unione è stata vincente».

«Per fare i tortellini, che identificano al meglio il nostro territorio, abbiamo usato una piccola stanza di un’altra associazione. Abbiamo visto che la cosa funzionava e da lì si è iniziato a strutturarla in maniera più chiara. Così è nato il Tortellante, dall’esigenza di noi mamme di dare un futuro concreto ai nostri figli», racconta Erika Coppelli.

il tortellante

Il Tortellante è cucina e tradizione, ma anche una palestra di autonomia

«Fare i tortellini è una cosa routinaria, che per il ragazzo autistico diventa un momento quasi rilassante. I ragazzi sanno perfettamente quali sono i passaggi obbligati. Dalla rottura delle uova al giro del tortellino, ci sono tanti step che seguono e questo dà loro tranquillità. Non hanno l’ansia da prestazione o del capire il contesto che può creare loro confusione».

«Diventano così una risorsa della società, perché fanno una cosa che stava un po’ scomparendo. Poi si crea un ambiente familiare molto tranquillo, dove si chiacchiera molto e le nonne raccontano. Noi siamo partiti con le nonne dei ragazzi e poi, piano piano, abbiamo allargato alle amiche, alle nonne del quartiere. Anche per loro è diventata una cosa salutare. Escono di casa, sanno che hanno un impegno e lo fanno volentieri. E questo le aiuta a stare meglio».

«Oggi, il Tortellante è un laboratorio lavorativo per quaranta ragazzi. Insieme a loro ci sono una quarantina di nonne e nonni che si alternano nella produzione del tortellino. Non è solo un lavoro ma è anche una palestra di autonomia. Questo ambiente è stato concepito come la casa e la bottega dell’artigiano, che sotto lavorava e sopra viveva. Sopra al laboratorio c’è, infatti, un appartamento che serve ai ragazzi per migliorare le loro abilità individuali e casalinghe, l’igiene personale e così via. Devono avere la possibilità di essere il più autonomi possibile domani».

Erika Coppelli

Il progetto è supportato da un team scientifico

«Nel nostro team c’è un’équipe scientifica fatta di psicologi, psicoterapeuti, tecnici di riabilitazione psichiatrica, terapisti occupazionali e un neuropsichiatra. Tutti loro lavorano quotidianamente coi ragazzi, li supportano e fanno in modo che abbiano un progetto di vita personalizzato. I nostri ragazzi hanno dai 18 ai 32 anni e i terapisti dai 25 ai 32 anni. Abbiamo voluto dei professionisti molto giovani perché possono crescere insieme ai ragazzi. Una squadra giovane ci sembrava un’ottima scelta».

«Inoltre il team scientifico ha svolto una ricerca con l’Università di Modena e Reggio Emilia, dalla quale è emerso un netto miglioramento, nell’arco dei tre anni, di tutti e venti i ragazzi che erano partiti nel 2016. Tanto che abbiamo ottenuto, attraverso la valutazione di due commissioni internazionali, una pubblicazione su una rivista internazionale che attesta che il nostro progetto è supportato da una validità scientifica importante».

Tortellante: la creazione di una comunità e un aiuto concreto per le famiglie

«Quando si ha un figlio autistico, spesso e volentieri la famiglia rischia di isolarsi. In questo modo, invece, si è creata una vera e propria comunità. I nostri ragazzi escono insieme, fanno progetti di socializzazione, vanno al mare, trascorrono le vacanze e i weekend in autonomia. La famiglia così si sente meno sola e vede il progresso del proprio figlio».

«Parlando di famiglia, non bisogna mai limitarsi a parlare solo dei genitori. Ci sono anche i fratelli che a volte sono detentori di questa responsabilità che avranno in futuro, quando i genitori non ci saranno più o saranno anziani. E può diventare molto difficile pensare a un futuro con scelte libere. Io ho due gemelli, un autistico e l’altro no, e ho voluto fortemente questo progetto per aiutare anche l’altro figlio, perché un domani svolga solo un’azione di controllo».

La Bottega, le materie prime e i prodotti di qualità

il tortellante

«La Bottega che abbiamo aperto è un po’ la vetrina del Tortellante, al cui interno ci sono le materie prime che si trovano dentro ai nostri tortellini. Nella Bottega c’è anche qualche ragazzo “verbale”, che ha la possibilità di lavorare a contatto con il pubblico. Anche lì, abbiamo creato un ambiente molto familiare e accogliente.  Siamo presenti in tutti e quattro i ristoranti di Massimo Bottura. Questo significa che il prodotto è buono davvero ed è una grandissima soddisfazione che ci lusinga moltissimo».

Leggi anche…

Mostra di più

Aurora Pianigiani

Collabora con OK Salute e Benessere e si occupa di comunicazione in ambito medico-scientifico e ambientale. Laureata in Giurisprudenza all’Università degli Studi di Firenze, si è formata nel settore dei media digitali e del giornalismo. Ha conseguito il Master in Comunicazione della Scienza e della Salute presso l’Università Vita-Salute San Raffaele di Milano e contestualmente ha scritto articoli per testate giornalistiche che svolgono attività di fact-checking.
Pulsante per tornare all'inizio