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Stress da lavoro, le aziende italiane se ne infischiano delle donne

Nove milioni di italiani soffrono di stress da lavoro, le donne il doppio degli uomini. Di queste, nove su dieci soffrono di disagi psichici e disturbi dell’umore, primi fra tutti di ansia (45%) e di sindrome premestruale (43%), ma anche di irritabilità (41%) e di insonnia (39%). Anche le sindromi depressive sono in agguato, con il 20% circa.

Nove milioni di italiani soffrono di stress da lavoro, le donne il doppio degli uomini. Di queste, nove su dieci soffrono di disagi psichici e disturbi dell’umore, primi fra tutti di ansia (45%) e di sindrome premestruale (43%), ma anche di irritabilità (41%) e di insonnia (39%). Anche le sindromi depressive sono in agguato, con il 20% circa.

Fra i fattori determinanti, le forti pressioni lavorative, le barriere culturali che rendono la carriera manageriale della donna più difficoltosa e impegnativa, le remunerazioni non in linea con le medesime posizioni ricoperte dai colleghi, la competitività, i rapporti interpersonali e il difficile clima aziendale a cui si sommano le responsabilità, gli incarichi legati alla vita quotidiana e il ruolo di care giver all’interno della famiglia.

Gruppo San Donato

A questo si aggiunge il periodo di grave crisi economica, l’incertezza per il futuro per sé e per i propri figli. Non a caso le donne giovani, complici le alterazioni ormonali nelle diverse fasi riproduttive (gravidanza, puerperio), e quelle che lavorano a contatto con il pubblico, sono più vulnerabili agli stati di ansia.

Ancora poche, o incuranti delle «variabili di genere», le azioni di tutela contro i fattori di stress all’interno delle aziende, nonostante il monito del Governo a prendersi cura della salute psichica delle proprie dipendenti.

«Nel nostro Paese sono ancora poche le aziende che si occupano della tutela della condizione femminile, non soltanto da un punto di vista della salute, ma anche con la creazione di iniziative volte a favorire una gestione meno faticosa del carico di impegni e una più serena gestione del proprio tempo», dichiara Francesca Merzagora, Presidente dell’Osservatorio nazionale sulla salute della donna (O.N.Da). «Fattori, questi ultimi, che nell’opinione femminile vanno a incidere maggiormente sul benessere e la salute psicofisica. Questo è il motivo per cui O.N.Da si propone alle aziende sensibili a questo tema mettendo a disposizione, grazie a un accordo con l’ospedale Fatebenefratelli di Milano, un team di psicologhe in grado di rispondere alle richieste anche personalizzate delle aziende per la gestione dello stress lavoro correlato».

Precisa Claudio Mencacci, direttore del dipartimento di neuroscienze del Fatebenefratelli di Milano: «I risultati preliminari di una ricerca sugli effetti psicosociali dello stress lavoro-correlato, condotta fra il 2008 e il 2010 su 100 candidati, evidenziano nell’88% dei casi la perdita di funzionalità di coping, vale a dire delle capacità cognitive e comportamentali che consentono a un individuo di mettere in atto strategie di adattamento per far fronte a situazioni stressanti. Capacità che, seppure la ricerca sia ancora in fase di elaborazione, sembrano perdersi sia nel contesto professionale sia nella situazioni di quotidianità. Ma l’indagine ha anche messo in luce che nell’81% dei casi, le persone esaminate hanno riacquistato competenze e capacità di coping con un buon sostegno psicologico, mentre nel 52% hanno tratto beneficio sia da un supporto psicologico, sia da un intervento diretto in azienda. Questi risultati, confortanti, invitano dunque a una maggiore attenzione e collaborazione tra istituzioni, realtà aziendale e clinica non soltanto nella tutela ma anche della prevenzione della salute psico-fisica dei dipendenti e all’interno degli ambienti di lavoro».

La ragione per cui le donne soffrono di stress da lavoro più degli uomini? «Va ricercata anche nelle carenze di servizi alla famiglia e di sostanziali supporti sociali (asili nido, strutture attrezzate per gli anziani), aggravate dalla crisi economica», dice spiega Emanuela Palazzani, rappresentante di Aidda (Associazione imprenditrici e donne dirigenti di azienda). «Carenze che limitano la donna nell’ascesa professionale, che provocano sentimenti di grande incertezza nel futuro, e costituiscono una indiscussa fonte di stress da lavoro con importanti ripercussioni sul piano psicologico, fisico e sul numero di giornate lavorative perse. Appare dunque necessario rivolgere una maggiore attenzione al welfare aziendale e al work life balance, vale a dire alla ricerca di iniziative e azioni a favore di un sano equilibrio tra impegni familiari e lavorativi, con l’introduzione di servizi per alleviare le incombenze quotidiane (come la lavanderia, servizi per l’auto e per la casa, consulenza fiscale), e di supporto per i figli, come baby sitting, doposcuola, campus estivi e l’asilo nido aziendale».

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