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Milly Carlucci, ben tre ernie del disco

«Un mal di schiena da incubo per anni. Colpa del pattinaggio, non avevo il fisico adatto. Ho subito un intervento e faccio tanta fisioterapia»

«Ho fatto i conti per dieci anni con dolori fortissimi», racconta Milly Carlucci. «Già, ben tre ernie del disco e un mal di schiena da incubo. Finché non ho trovato la cura…».
Ecco la confessione della conduttrice televisiva a OK e, a seguire, un approfondimento medico sul rapporto tra pattinaggio ed ernie del disco.

«Ero piccola, tre anni, papà mi teneva per mano. Mi aveva comprato un paio di pattini rudimentali, quelli veri costavano e i miei non se la sentivano di investire al buio. Non immaginavano che sarebbe nata una passione folle.
Una passione che mi ha dato tante gioie e che mi ha aiutato a superare una prova difficile.

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Troppo alta per volteggiare sui pattini
Mi spiego. Il pattinaggio è consigliato alle persone minute. Io sono alta, ai tempi ero esile e i muscoli e le ossa non assorbivano bene le cadute. Ogni volta che atterri da un salto, per la schiena è un microtrauma.
Oggi si fa più attenzione a queste cose, i medici sportivi dissuadono i genitori delle ragazze dal fisico non idoneo per il pattinaggio. I miei, invece, pensavano che con le esibizioni sulla pista avrei superato la mia timidezza. Avevano ragione: a 18 anni ero diventata un’estroversa campionessa nazionale di pattinaggio artistico. Mi allenavo sei ore al giorno, solo che poi mi ritrovavo a pezzi. E ho dovuto mollare.
Per i dieci anni successivi, il mal di schiena è stato il mio incubo. A volte ero costretta a rimanere tre, quattro giorni di seguito a letto. La mia croce si chiamava ernia del disco.
A farmi soffrire erano le protrusioni, in pratica il cedimento delle fibre che formano il disco vertebrale. Sono per così dire l’anticamera dell’ernia, quando le fibre si rompono. Io immagino queste protrusioni come piccole bolle tra una vertebra e l’altra. Se le schiacci, scoppiano e sono guai.

Nel frattempo, avevo aperto una scuola di pattinaggio. E fu proprio grazie allo sport che entrai nel mondo della tv: a 22 anni, una piccola emittente regionale mi intervistò sulla mia attività. Il regista mi propose subito di lavorare come annunciatrice. Così cominciò la mia carriera.

Rimasi incinta e il pancione fece precipitare la situazione
Nel 1985 mi sposai e l’anno dopo rimasi incinta di Angelica. Ma il peso della pancia fece precipitare la situazione: tre ernie al disco, una più grande, due minori.
A quel punto potevo abbattermi, invece no: il mio spirito battagliero non si arrendeva. Camminate, ginnastica dolce: col mal di schiena bisogna fare moto, chi si ferma è perduto.
Dopo la nascita di mia figlia, ho capito che dovevo fare qualcosa. Ma in Italia l’ernia del disco si operava ancora con il sistema tradizionale. Mi parlarono di un intervento innovativo, che ai tempi si praticava solo negli Stati Uniti: l’aspirazione.
Finii così in un ospedale a Los Angeles. Ero l’ottava paziente su cui i medici californiani la sperimentavano. In cosa consisteva l’operazione? In pratica, mi sgonfiarono l’ernia più grande: con una sonda aspirarono il cuscinetto d’aria che c’era tra una vertebra e l’altra. L’operazione fu un successo. E iniziai una nuova vita.
Disciplina e determinazione: queste le armi che ho usato contro le altre due ernie minori. Era il 1988, da allora ogni giorno non esco di casa senza aver fatto 30 minuti di una ginnastica studiata col fisioterapista: esercizi di stretching per allungare la colonna vertebrale.
Non vale farli solo quando stai male, bisogna essere costanti. Poi seguo una dieta ferrea: non posso sforare più di due chili rispetto al mio peso forma. Così, mangio tante verdure e pochi carboidrati. Non sgarro mai e ora sto bene.
Il pattinaggio artistico? Mi manca ancora. Ma si sa: nella vita non si può avere tutto».
Milly Carlucci (testo raccolto da Dea Verna nel febbraio 2008 per OK La salute prima di tutto)

L’APPROFONDIMENTO MEDICO
L’ernia del disco è la fuoriuscita di un disco vertebrale dalla sua sede. La lesione può avvenire per microtraumi ripetuti o a causa di un trauma importante. Chi rischia di più? Per primo chi svolge lavori molto pesanti, chi pratica sport asimmetrici o traumatici, come il tennis, la pallavolo, il golf, il pattinaggio (perfino il nuoto, se praticato a livello agonistico, può dare dei problemi), ma anche chi conduce una vita sedentaria e tende ad assumere e a mantenere posizioni scorrette.
I sintomi. Lombalgia (dolore nella zona lombare o sacrale) o sciatalgia (il dolore parte dal basso della schiena e raggiunge la gamba se a venire compresso e irritato è il nervo sciatico).
La diagnosi. Per individuare l’ernia si ricorre alla Tac o alla risonanza magnetica.
La terapia. L’aspirazione era all’avanguardia negli anni 80, quando la fece Milly Carlucci, ma oggi si punta su farmaci antinfiammatori più fisioterapia. Solo nei casi più gravi (15%) si procede col bisturi. L’intervento principe è la microdiscectomia: col microscopio operatorio si fa una piccola incisione e si elimina l’ernia in frammenti. Poi, tanta fisioterapia.

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