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Barbara Pollastrini: senza utero e ovaie, ma donna al 100%

«Ho subito un intervento di isterectomia totale. Posso dirvi che la femminilità non è messa in discussione da un'operazione. L'identità è nella mente»

«Un giorno, mentre sono sola a casa, una fitta tremenda all’altezza dei reni», racconta Barbara Pollastrini. «Non ce la faccio nemmeno ad alzarmi dal divano per chiamare aiuto. Capisco che è una cosa grave. Dopo una serie di ecografie, il responso è chiaro: devo operarmi, isterectomia totale».
Ecco la confessione dell’ex ministro delle Pari Opportunità a OK.

«Non posso non dirmi fortunata, in fondo. Nella mia vita, sono stata davvero male soltanto una volta: nel 1999, a 51 anni, per un intervento di isterectomia totale. Via l’utero, via anche le ovaie. Strana, la memoria. Non ha conservato un gran posto per quei fatti. E l’intervento, il periodo in ospedale, la brutta complicazione, i mesi di convalescenza sono come appannati. Quasi che tutto ciò non fosse capitato a me.

Gruppo San Donato

Spero che il mio racconto sia utile ad altre donne
Ma alle donne che, purtroppo, saranno costrette ad affrontare una prova come la mia, vorrei dire una cosa semplice eppure vera: non abbiate paura, la femminilità non è messa in discussione da un’operazione. L’identità è nella mente. Ecco com’è andata a me, nella speranza che il racconto di quel passaggio difficile sia di una qualche utilità generale.
All’epoca, ero la coordinatrice nazionale delle donne Ds, facevo la pendolare tra Roma e Milano, la mia città.
Ricordo che un giorno, all’improvviso, mentre sono da sola in quella casa presa in affitto nella capitale, provo un dolore tremendo all’altezza dei reni, a sinistra. Una fitta così violenta che non ce la faccio nemmeno ad alzarmi dal divano. Con molta fatica, riesco a telefonare a un’amica che in breve arriva insieme a un medico.

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Un’iniezione antidolorifica e qualche pasticca mi rimettono in piedi, quel tanto che basta a chiamare un taxi e a volare a Milano. Capisco subito che c’è poco da scherzare e non perdo tempo.
Vado dal mio ginecologo, faccio una serie di ecografie e, alla fine, il responso è chiaro: devo operarmi. La mia reazione? Ovviamente non la prendo alla leggera.
So bene che quel che mi aspetta significa menopausa immediata e quindi scombussolamento ormonale. No, non è una passeggiata.
Arriva il momento dell’intervento, è luglio. Avrò a disposizione l’estate per la convalescenza, mi dico. Anestesia totale, un taglio alla pancia. Esperienza pesante. Eppure, al risveglio, la prima cosa che chiedo è una bella cotoletta alla milanese… Per settimane sono come tramortita. Ma per fortuna non mi deprimo, neanche un momento, né mi lascio travolgere da pensieri bui. Mi accompagna, costante, la voglia di reagire.

Il ginecologo mi prese la mano
E non mi abbatto neanche quando un’emorragia interna complica il decorso post chirurgico. Resto in ospedale per 16 giorni. Non ho la forza nemmeno per alzare un dito e il ginecologo, pensando alle implicazioni psicologiche di tutto quel che mi sta accadendo, si preoccupa, si siede accanto a me, mi accarezza la mano: “La prego, se il suo morale è giù lo dica, sarebbe del tutto normale…”. Io, in realtà, mi sento solo debole: “Sto bene, mi creda”, lo rassicuro, “è che mi mancano le forze…”.
Poi c’è la convalescenza, in montagna. Con tanti ricostituenti e integratori di ferro. Di quel periodo mi torna in mente l’enorme stanchezza ma anche la grande voglia di ricominciare.
Ogni giorno cerco di camminare. Prima pochi passi, poi sempre più, fino a una passeggiata come Dio comanda. In mezzo ai monti, piano piano riprendo in mano la mia vita, mi faccio lunghe dormite e mangio cibi sani. A settembre, quando vado a Modena per il Festival dell’Unità, sono in piena forma. Sotto tutti i punti di vista. Qualcuno, a questo punto, penserà che io sia una specie di roccia. Non è così, credetemi. Sono una donna assolutamente normale. Con tante insicurezze, tanti momenti di abbattimento e di ripiegamento, tante fragilità. Come ogni persona. Ma cerco di guardare sempre avanti. Non a caso, il film che preferisco è Via col vento e, come Rossella O’Hara, mi piace ripetermi che “domani è un altro giorno”. Sintesi perfetta dell’ottimismo della ragione e, insieme, della volontà».
Barbara Pollastrini (testo raccolto da Marilisa Zito nel febbraio 2008 per OK La salute prima di tutto)

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