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Bar e ristoranti in fase 2: come si tutela la salute

Menù digitale, posti distanziati (e dimezzati), gel igienizzante ovunque, mascherine: così riaprono i locali per limitare il contagio da coronavirus

Non tutti hanno voglia di sedersi al ristorante per cenare come “nella vita di prima”. Ma tanti altri sì, soprattutto al centro-nord. Rispetto alla frequenza con cui pensano di fare pasti fuori casa, infatti, gli italiani si spaccano a metà. Sono più timorosi soprattutto al sud e nelle isole. In Campania, ad esempio, il 69% degli intervistati immagina che non andrà, o andrà poco, al ristorante. Mentre fino al 38% delle persone in Emilia Romagna, Lazio e Lombardia ha un desiderio maggiore di uscire (i dati arrivano da un’indagine condotta dall’app The Fork).

Un’Italia frammentata, che riflette la diffusione del contagio da coronavirus: paradossalmente sembrano le regioni meno colpite dall’epidemia, quelle del centro-sud appunto, ad essere più caute. Dall’inizio della fase 2 il numero dei contagi è tornato a salire. Le zone a maggiore rischio per numeri di positivi rimangono ancora la Lombardia, il Piemonte e la Liguria.

Gruppo San Donato

Bar e ristoranti in fase 2

Andamenti diversi, ma in tutta Italia ristoratori e gestori di locali hanno dovuto fare i conti con la riapertura. Alcuni con grandi difficoltà a causa delle conseguenze economiche del lockdown, degli spazi da riorganizzare, delle nuove spese da affrontare per seguire le direttive imposte dal decreto.

La salute si tutela con misure che ormai sono diventate routine quotidiana: gel igienizzanti a disposizione dei clienti e del personale, anche in più punti, obbligo di mascherine (tranne che al tavolo mentre si mangia e beve), pulizia frequente dei bagni. Si consiglia di privilegiare l’accesso ai locali attraverso la prenotazione, mentre è obbligatorio mantenere l’elenco dei clienti che hanno prenotato per un periodo di 14 giorni.

Il distanziamento di un metro deve essere mantenuto tra i tavoli e tra chi mangia (eccezion fatta per commensali che sono anche conviventi) e, dove è possibile, vanno privilegiati gli spazi aperti. Se la consumazione a buffet è stata eliminata, è consentita quella al banco. Ma anche qui, solo se può essere assicurata la distanza interpersonale di almeno 1 metro tra i clienti.

Giulia Masoero Regis

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