L'Editoriale del Direttore

L’editoriale del Direttore

La cintura di sicurezza e il salvagente

ANTONINO
Prof. Antonino Di Pietro Direttore Scientifico di OK Salute

Quando fu resa obbligatoria la cintura di sicurezza un mio amico contestava aspramente quell’obbligo, perché sosteneva che in caso di incidente la cintura gli avrebbe impedito di uscire velocemente dall’auto e salvarsi. Inoltre pensava che dietro ci fosse la lobby delle
aziende produttrici di cinture, per chissà quali occulti guadagni.
Un giorno purtroppo fu coinvolto in un incidente e subì un brutto trauma cranico; se avesse avuto la cintura allacciata forse non sarebbe andato in coma.
Qualche anno fa feci una gita in barca, quelle di un giorno sui barconi turistici, per ammirare dal mare le bellezze della costa. Si navigava tranquilli a poche miglia dalla riva, ma arrivò un vento improvviso e il mare si agitò, allora il comandante per prudenza ci invitò perentoriamente a indossare i salvagenti. Ricordo, sorprendendomi ancora, che alcuni giovani turisti, sentendosi baldi e forti, si rifiutarono di indossarli perché sostenevano di saper nuotare e quei salvagenti gli avrebbero irritato le ascelle abbronzate. Per fortuna non ci fu nessun naufragio e la barca, tra
uno spruzzo e l’altro delle onde, dopo un paio d’ore rientrò riportandoci a riva, anche se un po’ spaventati e bagnati.
Oggi, dopo tante vite salvate, nessuno potrebbe pensare che le cinture di sicurezza esistono per far guadagnare chi le fabbrica, o i salvagenti per dare una forma di potere a chi consiglia di indossarli.
Nella tempesta virale che oggi stiamo attraversando, chissà quante altre vite i vaccini potranno salvare!
Io metto sempre la cintura di sicurezza e, anche se sono un bravo nuotatore, metto il gubbino salvagente quando la barca è in pericolo. Lo scorso febbraio ho fatto il vaccino anticovid. Non ho avuto nessun problema, sto benissimo e oggi mi sento più sicuro.

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