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Ho corso con sei bypass la maratona di New York

Sono uno sportivo da sempre. Avevo una grandissima passione per il tennis, prima di quella visita di routine che mi ha cambiato la vita improvvisamente. Oggi non tengo più la racchetta in mano, mi sono trasformato in un maratoneta, ma un maratoneta molto, molto particolare: con sei bypass al cuore.

Sono uno sportivo da sempre. Avevo una grandissima passione per il tennis, prima di quella visita di routine che mi ha cambiato la vita improvvisamente. Oggi non tengo più la racchetta in mano, mi sono trasformato in un maratoneta, ma un maratoneta molto, molto particolare: con sei bypass al cuore.

La mia storia è iniziata per caso, come spesso accade. Tutto ha avuto inizio dopo una splendida partita a tennis, la più bella che abbia mai giocato. Era il marzo del 2004 quando mi sono sottoposto a un elettrocardiogramma, esame di prassi per chi svolge attività agonistica. Qualcosa non andava e ho dovuto sottopormi a ulteriori accertamenti.

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Prenotai così una coronografia. Ottimista come sempre, al termine di quell’ispezione delle arterie del cuore, chiesi al medico: «Quando posso riprendere a giocare a tennis?». «A tennis?», ripetè il cardiologo allibito. «Lei deve fissare immediatamente l’appuntamento dal cardiochirurgo!». L’esito di quell’accertamento, che ho eseguito il primo giugno del 2004, mi ricordo la data con esattezza, non lasciava dubbi: ischemia cardiaca. Avevo una coronaria chiusa al 70% e l’altra all’80%.

Non restava altro da fare, dunque, che sottoporsi a un intervento. A darmi fiducia per sottopormi a un’operazione non certo semplice fu uno specialista, Giorgio Noera, del Maria Cecilia Hospital di Cotignola, in provincia di Ravenna. Il 15 giugno mi visitò, il 16 feci le analisi preoperatorie e il 21 ero già sotto i ferri. Sottoposto a ben sei bypass, ho trascorso una giornata e mezzo in terapia intensiva e quattro giorni in cardiochirurgia.

Il 28 dello stesso mese ero già sulla cyclette. E il mondo ricominciava a sorridermi. Non che sia stata semplice la ripresa. La riabilitazione, durata una quindicina di giorni, mi ha visto anche crollare psicologicamente e più di una volta. Ma poi mi sono ripreso, con un grande desiderio di ricominciare a fare sport. Proibiti quelli con la palla, a questo punto mi restavano la bici, il nuoto e la corsa. Avevo voglia di stare all’aria aperta e così iniziai a fare jogging, aumentando via via il ritmo e la lunghezza del percorso.

Nel maggio del 2008 mi sentivo pronto: volevo correre sul serio. Incominciai, così, con una decina di chilometri al giorno e quando, nel gennaio del 2010, la palestra a cui nel frattempo mi ero iscritto mi propose di far parte di un progetto intitolato «Dal divano alla maratona di New York», non esitai.

Il 7 novembre del 2010 ho partecipato alla corsa podistica più famosa del mondo. Ovviamente il mio stato di salute mi imponeva un costante controllo durante la gara. Avevo una sorta di apparecchietto, chiamato Bluec@radio, che tenevo addosso grazie auna fascia elastica. Era un elettrocardiografo miniaturizzato che mi permetteva di dialogare costantemente con il professor Noera, a cui mandavo un tracciato dell’attività cardiaca ogni cinque chilometri di percorso.

Il risultato è stato per me meraviglioso: sono riuscito a concludere la competizione con un buon tempo: cinque ore, 57 minuti e 27 secondi. Non mi sono più fermato. Ho partecipato ad altre gare, come la maratona di Roma del marzo 2011, la successiva di Venezia e qualche mese fa, sempre a novembre, di nuovo a New York. Con un tempo record: quattro ore e 36 minuti. Un vero successo e un’enorme soddisfazione!

Lorenzo Lo Preiato, 50 anni, bolognese, consulente finanziario
(testimonianza raccolta da Paola Scaccabarozzi)

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