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Tumori: inizia l’era dei vaccini terapeutici personalizzati

Realizzati su misura in base alle mutazioni genetiche del singolo paziente, hanno superato i primi test sull'uomo

Comincia una nuova era nella lotta contro i tumori. È quella dei vaccini terapeutici personalizzati, progettati su misura in base al profilo genetico del tumore del singolo paziente. Sviluppati per ‘addestrare’ le difese immunitarie a riconoscere e distruggere in modo mirato le cellule malate, hanno superato brillantemente i primi test di sicurezza sull’uomo.

Il melanoma come apripista

Le sperimentazioni sono state condotte da due gruppi di ricerca indipendenti, negli Stati Uniti e in Germania, utilizzando due vaccini differenti mirati contro il tumore più aggressivo della pelle: il melanoma. I risultati, ottenuti su gruppi ristretti di pazienti e pubblicati sulla rivista Nature, rappresentano una vera e propria svolta dopo oltre 30 anni di ricerche. «Dimostrano che l’immunoterapia dei tumori sta facendo passi da gigante», commenta Michele Maio, direttore del Centro di Immuno-oncologia dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Siena, tra i pionieri dell’immunoterapia in Italia da anni sostenuto dall’Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (Airc).

Gruppo San Donato

Nuovo approccio hi-tech

«Questi due studi – sottolinea l’esperto – usano un approccio nuovo, su cui la comunità scientifica sta lavorando da pochissimi anni: consiste nel focalizzare l’attenzione sulle mutazioni che si accumulano nelle cellule tumorali col passare del tempo e che generano proteine anomale completamente sconosciute al sistema immunitario, specifiche per il singolo paziente. Fino a pochi anni fa sarebbe stato impossibile realizzare vaccini così personalizzati, ma oggi abbiamo le tecnologie che ci consentono di sequenziare il Dna velocemente e a basso costo: siamo ad un punto di svolta rispetto ai vaccini terapeutici del passato».

La prima sperimentazione

La prima dimostrazione arriva dagli Stati Uniti, grazie alla ricerca coordinata da Catherine Wu dell’Istituto Dana-Farber per la ricerca sul cancro di Boston. La sperimentazione, condotta su sei persone già operate per melanoma, dimostra che il vaccino (‘mirato’ contro 20 proteine anomale del tumore) è sicuro e induce una risposta immunitaria specifica: quattro pazienti sono rimasti liberi da recidive nei 25 mesi successivi, mentre altri due pazienti colpiti da una forma progressiva di melanoma sono andati incontro a regressione completa grazie alla successiva somministrazione di nuovi farmaci immunoterapici, i cosiddetti anticorpi inibitori del check-point immunologico PD-1.

La seconda sperimentazione

Il secondo studio, coordinato da Ugur Sahin dell’Università Johannes Gutenberg di Magonza, ha invece testato un vaccino a base di Rna su 13 pazienti: otto sono rimasti liberi da recidive per 23 mesi; per quanto riguarda gli altri cinque che avevano avuto una recidiva prima della vaccinazione, due hanno risposto bene al trattamento, mentre uno in particolare ha avuto una regressione completa grazie alla successiva somministrazione di anticorpi contro il check-point immunologico PD-1.

Una speranza per il futuro

«Il futuro delle terapie anticancro – spiega Maio – sarà proprio nell‘impiego combinato dei vaccini con altri farmaci immunoterapici più potenti, come gli anticorpi inibitori dei checkpoint immunologici, che sono delle vere e proprie “bombe” per l’attivazione del sistema immunitario: in linea teorica – conclude l’esperto – l’immunoterapia può funzionare contro ogni genere di tumore».
Elisa Buson

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