Salute

Linfonodi: perché si ingrossano?

Normalmente è una reazione di difesa a un'infezione, per uccidere i germi. Ma ci sono casi in cui segnalano la presenza di tumori. Quando dobbiamo preoccuparci? Ecco i consigli dell'esperto di OK Rodolfo Passalacqua

Un banale mal di gola, o anche una gengiva infiammata, possono causare l’ingrossamento dei linfonodi. Perché? E soprattutto, quando è il caso di rivolgersi al proprio medico di famiglia per un accertamento? Abbiamo approfondito l’argomento con Rodolfo Passalacqua, oncologo medico, direttore del reparto di medicina e oncologia dell’ospedale di Cremona, è professore a contratto di Oncologia presso l’Università di Parma (puoi chiedergli un consulto qui).

Che cosa sono i linfonodi? 

I linfonodi sono delle piccole ghiandole del sistema linfatico, diffuse in tutto l’organismo lungo il decorso dei vasi linfatici. Al loro interno stazionano e si riproducono alcuni tipi di cellule chiamate linfociti che circolano nel sangue in quantità variabile e che fanno parte del gruppo dei globuli bianchi. I linfociti sono responsabili della risposta immunitaria contro diversi pericoli come virus, batteri e tumori e sono quindi i “guardiani” della nostra immunità.

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Ci sono 3 tipi di linfociti: i linfociti T che si differenziano nel timo (un organo che si trova nel torace) nei primi anni di vita, i linfociti B che maturano nel midollo osseo e i linfociti NK (Natural Killer). Ognuno di questi linfociti svolge un ruolo diverso nell’immunità: i linfociti T sono responsabili della risposta immune contro le cellule estranee, incluse le cellule tumorali; i linfociti B producono anticorpi che sono sostanze proteiche che fanno parte delle nostre difese contro sostanze estranee comunemente note come antigeni; i linfociti NK sono le cellule meno specializzate del sistema immunitario e distruggono ogni elemento cellulare riconosciuto come “non-proprio”, incluse le cellule tumorali, i virus e i batteri.

Perché s’ingrossano?

I linfonodi si possono ingrossare per vari motivi. Nella maggior parte dei casi le cause sono benigne: infezioni di natura batterica o virale. Alcuni di noi hanno per costituzione i linfonodi più ingrossati rispetto alla popolazione normale. Molte volte s’infiammano e aumentano di dimensioni per colpa di germi che colonizzano i linfonodi dall’interno.

Il linfonodo è una sorta di barriera immunologica contro le infezioni. Ad esempio quando ci si taglia una mano, i germi penetrano all’interno del nostro organismo, anche se si seguono tutte le norme igieniche. Questi batteri sono trasportati con il sistema linfatico fino ai linfonodi, dove i linfociti li riconoscono come estranei, si attivano per distruggerli, aumentano di numero: i linfonodi s’ingrossano come reazione all’infezione, per uccidere i germi. Ci riescono quasi sempre, a meno che il sistema immunitario non sia “difettoso”. Entro pochi giorni o settimane i linfonodi ritornano alle dimensioni normali, dopo aver risolto l’infezione. Questo meccanismo di difesa si attiva molto spesso, anche se non ce ne accorgiamo.

Dobbiamo subito andare dal medico?

Fino a un centimetro o due i linfonodi sono ritenuti di dimensioni normali. Se sono più grandi e non regrediscono oppure se c’è il coinvolgimento di più linfonodi e soprattutto, in presenza di altri sintomi come febbre e stanchezza, allora è consigliabile rivolgersi al proprio medico di base per un primo controllo. Bisogna anche tenere conto del fatto se si è verificato un episodio infettivo che possa giustificare l’ingrossamento. Nel caso i linfonodi persistano e aumentino di volume, sarà necessario sottoporsi a esami più approfonditi.

Quali sono le malattie e le forme tumorali che provocano l’ingrossamento dei linfonodi?

Le cause d’ingrossamento dei linfonodi sono nella maggior parte dei casi benigne, legate a forme infettive. Molte infezioni virali o batteriche possono causare ingrossamento dei linfonodi come ad esempio le infezioni del tratto respiratorio, la mononucleosi, la Toxoplasmosi, o le infezioni da citomegalovirus ed herpes.

I tumori dei linfonodi, i linfomi, hanno origine dai linfociti, più frequentemente quelli di tipo B. Ci sono circa una ventina di tipologie di linfomi, a secondo del linfocita che ha dato origine al tumore e in quale stadio maturativo si trovava nel momento in cui si è trasformato in tumorale.
Anche le leucemie linfatiche originano linfociti. Le leucemie possono essere acute, che sono forme molto aggressive e veloci, o croniche che sono tipologie a decorso più benigno, curabili per lungo tempo.

In caso di tumore, generalmente, i linfonodi colpiti non sono dolorosi perché l’ingrossamento non è rapidissimo e c’è il tempo di abituarsi, mentre nel caso delle infezioni spesso lo sono. Questa è una regola generale, ma non vale per tutti i casi.

Perché in alcune tipologie tumorali, come il cancro alla mammella, si tolgono i linfonodi?

In quasi tutti i tumori, il chirurgo asporta i linfonodi della regione interessata, sia per togliere le ghiandole potenzialmente malate e sia per capire se il tumore si è diffuso ai linfonodi. Inoltre ci sono alcune tipologie tumorali dove si toglie, per analizzarlo, il cosiddetto “linfonodo sentinella”: il tumore al seno e il melanoma. Le cellule tumorali maligne, così come i batteri, si staccano dal tumore principale e, trasportati dalla linfa, raggiungono il linfonodo dove alcune volte, le cellule tumorali riescono a crescere ingrossandolo.
Da un punto di vista prognostico, per capire la gravità del tumore, è importante sapere se una cellula tumorale è riuscita a staccarsi e a colonizzare il linfonodo.

Per evitare interventi mutilanti, soprattutto nel caso del tumore al seno, come invece si faceva fino a 20 anni fa, si analizza il linfonodo sentinella. S’inietta nel nodulo mammario da asportare, che si pensa o si sospetta essere un tumore, una sostanza radioattiva che è captata da un primo linfonodo, che drena il tessuto dove è stata iniettata la sostanza. Quest’unico linfonodo “sentinella” è così facilmente localizzabile dal chirurgo, che lo asporta. In seguito, si esamina per localizzare singole cellule, o gruppi tumorali.

Oggi si ritiene che trovare all’interno del linfonodo sentinella delle cellule tumorali isolate non sia fondamentale per giustificare ulteriori interventi chirurgici, la prognosi non cambia. Se invece il linfonodo sentinella è colonizzato in maniera massiva, allora si dovrà procedere all’asportazione degli altri linfonodi.
Il punto importante è che i linfonodi non vanno visti come delle barriere che impedisco alle cellule tumorali di andare in circolo. Purtroppo sono soltanto la spia che il tumore è stato capace, o meno, di generare metastasi.

Eliana Canova

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