Salute

HIV: record di nuovi casi in Europa, l’allarme dell’OMS

La diagnosi arriva tardi nella metà dei casi, a rischio soprattutto gli over-50

Nuovo record di infezioni da HIV in Europa. Nel 2016 si sono registrati più di 29.000 nuovi casi nei Paesi dell’Ue e dell’area economica europea, ben 160.000 se si considerano anche Russia, Israele, Turchia e tutti i 53 Paesi che dall’Atlantico al Pacifico formano la regione europea sulle mappe dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS).

Colpa delle diagnosi tardive

I dati dell’agenzia dell’ONU per la salute, incrociati con quelli del Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), dimostrano che il virus HIV ha intrapreso una corsa galoppante, soprattutto nell’est Europa. La causa è da cercare nel ritardo con cui vengono fatte le diagnosi. In media il 51% dei casi viene scoperto quando l’infezione è già ad uno stadio avanzato. Il problema cresce con l’età dei pazienti e riguarda il 63% dei malati over-50.

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Crescita allarmante

«L’epidemia da HIV continua a crescere a un ritmo allarmante nella regione europea, soprattutto nella parte più orientale, dove si concentra l’80% dei 160.000 nuovi casi di infezione», afferma Zsuzsanna Jakab, direttore regionale dell’OMS per l’Europa. «Questo è il numero di nuovi casi più alto che si sia mai registrato nell’arco di un anno. Se questo trend continuerà – aggiunge Jakab – non riusciremo a porre fine all’epidemia entro il 2030 come previsto dagli obiettivi di sviluppo sostenibile» promossi dall’organizzazione delle Nazioni Unite.

L’Europa deve reagire

«Questi dati dimostrano che l’Europa deve fare di più per reagire», commenta Andrea Ammon, direttore dell’ECDC. «In media passano tre anni dal momento dell’infezione a quello della diagnosi, un arco di tempo troppo lungo. Questo peggiora la prognosi per i pazienti e aumenta il rischio di portare avanti la trasmissione dell’HIV. Il 68% delle nuove diagnosi di AIDS arriva appena tre mesi dopo la diagnosi di infezione da HIV, il che significa che queste persone sono entrate in contatto con il virus molti anni prima».

Le raccomandazioni dell’OMS

Per correre ai ripari, sono tre le azioni che gli stati europei dovrebbero mettere in pratica, secondo l’OMS. Innanzitutto rendere prioritari gli interventi di prevenzione del contagio, ad esempio promuovendo il sesso protetto; offrire servizi efficienti per consulenze e test diagnostici; assicurare ai malati un rapido accesso alle terapie più efficaci.

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