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Eseguito il primo trapianto di pene e scroto al mondo

L'operazione, durata 14 ore, si è svolta negli Stati Uniti, alla Johns Hopkins University di Baltimora. Il paziente è un soldato ferito da una bomba in Afghanistan

Per la prima volta al mondo è stato eseguito un trapianto di pene e scroto. Il paziente, un soldato ferito da una bomba in Afghanistan, è stato operato dai chirurghi della Johns Hopkins University di Baltimora, nel Maryland. I medici hanno usato un pene, uno scroto e una parete addominale parziale trapiantata da un donatore deceduto.

La prima al mondo

L’intervento, che ha visto impegnati ben 11 chirurghi, è stato eseguito in 14 ore lo scorso 26 marzo 2018. In termini medici, l’intervento chirurgico svolto a Baltimora si chiama allotrapianto composito vascolarizzato, il che significa che il processo prevede il trapianto di pelle, ossa, muscoli, tendini e vasi sanguigni. È la prima operazione del genere su un veterano di guerra ferito in servizio e il primo trapianto di una sezione completa di tessuto comprendente lo scroto e la zona addominale circostante. A causa di motivazioni etiche, però, i testicoli non sono stati trapiantati.

Gruppo San Donato

I primi trapianti di pene

Il primo trapianto di pene, invece, è avvenuto nel 2015 in Sudafrica, su un 21enne a cui era stato amputato l’organo a causa di una circoncisione finta male. Qualche mese dopo, a conferma della buona riuscita dell’intervento, il ragazzo è anche diventato padre. Circa un anno dopo, il primo trapianto in America, su un uomo di 64 anni che aveva subito la rimozione del pene a causa di problemi oncologici.

Post operazione

Secondo il team di medici, il ragazzo recupererà la sua funzione sessuale tra i 6 e i 12 mesi. «La nostra speranza è che un tale trapianto di vita possa consentirgli di recuperare le funzioni urinarie e sessuali e condurre una vita più normale» ha detto Rick Redett, direttore del programma di trapianto genitale alla Johns Hopkins University.

L’importanza del trapianto di genitali

Questo tipo di interventi rappresenta una svolta decisiva per la chirurgia. Ne possono infatti beneficiare le persone che perdono il pene in seguito a circoncisioni finite male (in Sudafrica i casi sono numerosi), ma anche pazienti colpiti da cancro, da anomalie genetiche o dagli effetti collaterali di trattamenti contro la disfunzione erettile.

 

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