Salute

Algodistrofia: sintomi, diagnosi e cura della sindrome del dolore

Dopo una banale caduta o un piccolo trauma, il dolore non passa anche a distanza di mesi. Ecco cosa fare contro questa sindrome dolorosa

Dietro al termine algodistrofia si celano patologie diverse, ma dal 1994 è conosciuta in tutto il mondo come CRPS: Chronic Regional Pain Syndrome, cioè Sindrome dolorosa regionale complessa. William Raffaeli, fondatore e presidente dell’Istituto di ricerca sul dolore Isal e Specialista in Procedure interventistiche e visite specialistiche in Terapia del Dolore presso Villa dei Pini a Civitanova Marche, spiega meglio di cosa si tratta.

Algodistrofia: di che cosa si tratta

La sindrome algodistrofica ha origine nella sede dove si è verificato un trauma o un danno, in una parte ben precisa del corpo, di solito la zona peri-articolare attorno alle articolazioni. Si caratterizza per essere molto dolorosa. Il trauma o il danno può essere causato da una banale distorsione, da una lieve caduta in bicicletta, o si può essere formato dopo aver portato un gesso per lungo periodo.

Gruppo San Donato

Quali sono i sintomi?

Nel 20-30% di pazienti che ha avuto una lesione acuta, invece di andare incontro a una normale guarigione, l’articolazione colpita risponde in maniera anomala. Comincia a sviluppare una sindrome sudo-motoria, cioè c’è troppa o troppa poca sudorazione, si crea un edema distrettuale nella zona colpita e si manifestano movimenti motori spontanei non controllati. Altri sintomi frequenti sono un’alterazione del calore, una caduta dei peli e un colorito rosa-violaceo attorno alla zona interessata.

Come si fa la diagnosi dell’algodistrofia?

La diagnosi è nella maggior parte dei casi clinica, ovvero durante la visita con lo specialista. In assenza di tutto il corredo sintomatologico, laddove ci sia soltanto dolore, è consigliabile indagare più a fondo con esami specifici come ad esempio una scintigrafia.

Come si cura?

I farmaci prescritti sono anticonvulsivanti, perché in presenza di algodistrofia i fans non funzionano. Si utilizzano anche i farmaci della categoria oppioide e antidepressivi. La terapia va seguita per almeno 3-6 mesi. Può essere utile una riabilitazione leggera, senza sottoporre l’articolazione a una pressione esagerata posturale e di carico. L’ideale sarebbe la rieducazione in acqua. Fondamentale è anche il recupero del senso di sicurezza che quel danno residuale, col tempo, troverà modo di armonizzarsi e sarà meno invasivo.

Quando il dolore non passa, cosa si può fare?

Per il 5-6% di persone che sviluppa un dolore neuropatico fortemente lesivo, si possono intraprendere processi terapeutici diversi, come ad esempio dei blocchi periferici di nervo, con eventuale tentativo di mantenere un catetere che permetta la riabilitazione. In alternativa si possono utilizzare degli elettrostimolatori a livello regionale o midollare per modulare la struttura dove ormai si è creato il danno permanente. In alcuni casi si utilizza anche la cannabis, perché si tratta di dolori non più dell’osso o del muscolo, ma neuropatici.

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio