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Marco Liorni: «In tv due giorni dopo l’intervento al menisco»

Marco Liorni racconta che tutto il merito va a un paio di scarpe. Nuove di zecca e indicatissime per la corsa, il mio sport preferito. Grazie a loro ho scoperto di avere un problema serio al menisco. Non erano quelle calzature le responsabili dei miei dolori, come inizialmente credevo. C’era ben altro.

Marco Liorni: Non rinuncio a correre

Ho l’abitudine irrinunciabile di farmi una bella corsa ogni mattina, al parco o sul tapis roulant della palestra. Mi fa sentire in forma e pronto ad affrontare la giornata. E anche se da qualche tempo mi ero reso conto di usare il piede destro in maniera non corretta, appoggiandolo solo sul lato esterno invece che su tutta la pianta, non ci avevo fatto troppo caso.

Gruppo San Donato

Il primo campanello d’allarme è stata una distorsione

Quando lo scorso autunno ho dovuto buttare le mie vecchie scarpe ormai consumate, ne ho scelte un paio più professionali e indicate allo scopo. Ci camminavo benissimo. Ma alla prima corsetta, scendendo un marciapiede, ho preso una distorsione molto dolorosa. Ho tirato avanti, ma dopo qualche ora ho iniziato ad accusare un dolore al ginocchio destro, che diventava via via sempre più intenso. Il giorno dopo era diminuito e per giorni è rimasto là, presente ma sopportabile. Come capire se hai una lesione al menisco?

Ho sottovalutato la situazione 

Così, invece di seguire il consiglio dell’ortopedico di sottopormi a una risonanza magnetica, ho tirato avanti con applicazioni di ghiaccio, che mi hanno consentito di proseguire il mio impegno quotidiano su Rai 1 con La vita in diretta. Fino allo scorso dicembre, quando, durante una vacanza sulla neve, afflitto per il fatto di non poter sciare e su consiglio di un amico che ci era passato, mi sono deciso a fare maggiori accertamenti.

Ho ceduto alla risonanza, scoprendo di avere il menisco mediale del ginocchio destro fessura. Secondo l’ortopedico era dovuto a quella distorsione sul marciapiede e probabilmente a usura, forse anche accelerata dalla mia cattiva abitudine di correre sull’asfalto quando il parco autunnale era infangato.

E le scarpe nuove, impedendo al mio piede quell’appoggio laterale inconsciamente utile a non farmi sentire dolore, avevano fatto il resto. E per fortuna, altrimenti chissà quando me ne sarei accorto. Per lui, infatti, era già abbastanza tardi: dovevo essere operato, prima che il menisco si rompesse del tutto. Nel qual caso, c’è il rischio che un frammento si infili nelle articolazioni, bloccando completamente la mobilità del ginocchio.

Ho evitato l’intervento finché ho dovuto cedere

Ho voluto provare ugualmente a evitare l’intervento con sedute di fisioterapia, tecarterapia e ipertermia, nella speranza che il potenziamento muscolare potesse aiutarmi. Le facevo in un centro specializzato e poi ogni sera a casa continuavo con gli appositi esercizi. Ma dopo un mese e mezzo senza successo mi sono rassegnato all’inevitabilità dell’intervento. Ponendomi l’obiettivo di tornare a correre entro l’estate.

Il dottor De Biase mi ha operato un sabato mattina all’Ospedale San Carlo di Nancy di Roma. In anestesia locale, mi ha praticato in artroscopia una riprofilazione del menisco mediale destro, asportando la parte fessurata. Una quarantina di minuti ed era finito tutto.

Avevo ancora il mio menisco, ma finalmente risanato. Mi hanno messo una fasciatura rigida, e poi una sorta di calza contenitiva, utile a rallentare la circolazione per evitare un eccessivo afflusso di sangue durante i movimenti. Poi, le stampelle per due settimane, e tantissima fisioterapia, sia al centro riabilitativo, sia a casa con gli esercizi di ginnastica isometrica.

Marco Liorni: dopo l’operazione sono tornato subito al lavoro

Ero così motivato che ho imparato a farmi da solo le iniezioni di eparina sulla pancia, i primi cinque giorni, per evitare il rischio di emboli. E soprattutto, il lunedì successivo all’intervento ero di nuovo in diretta, ignorando la settimana di riposo consigliata. Faticoso, ma fattibile: ogni volta che non dovevo essere in video mi rifugiavo in camerino con la gamba sollevata. Ma ho preferito che i telespettatori non sapessero e non si accorgessero di niente.

La ripresa è stata rapida. Progressivamente ho diminuito le sedute di fisioterapia durate complessivamente un mese e mezzo, ho tolto prima una stampella e poi l’altra, i dolori notturni sono scomparsi. E sottoponendomi ai dovuti controlli settimanali, nel giro di poco sono tornato a camminare stabilmente sulle mie gambe.

Devo riacquistare ancora un po’ di tono e volume muscolare: mi aiuto con la ginnastica a casa e salgo sempre le scale, che equivale a un esercizio di squat. Ma ho ripreso a correre: 40 minuti quattro o cinque volte a settimana. Senza più alcun dolore.

Marco Liorni

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