Benessere

Biohacking: scopri come ringiovanire corpo e mente

Promette di riprogrammare il nostro sistema biologico attraverso una serie di strategie alimentari e strumenti tecnologici per ottenere le migliori prestazioni psicofisiche.

Le star di Hollywood arrivano sempre prime quando si parla di tendenze. Dalla moda alle diete fino agli allenamenti, sanno bene a chi affidarsi per ottimizzare le proprie prestazioni, fisiche e mentali. Uno degli ultimi trend, a cui ricorrono vip e non solo, è il biohacking, la scienza della gestione della propria biologia. Questa metodologia si basa su un approccio multidisciplinare che ha solide fondamenta scientifiche: prevede, laddove utile, anche il ricorso a dispositivi tecnologici molto avanzati.

Cos’è e dove nasce questa disciplina?

Il biohacking è nato negli Stati Uniti e quasi contemporaneamente nel Nord Europa. «Si tratta di un insieme di discipline e pratiche, basate su ricerche e protocolli della cosiddetta “scienza aperta”. Lo scopo è massimizzare le prestazioni psicofisiche e ottimizzare la salute in un’ottica di longevità», afferma Stefano Santori, biohacker e formatore con un’esperienza trentennale.

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Come si mette in pratica?

Il biohacking sfrutta tutte le possibili leve a disposizione della persona, a partire dalla nutrizione, senza dimenticare neppure l’ambiente, che può essere modificato a partire dall’aria che si respira alla luce che si vede. Per questo i benefici si vedono sul corpo e sulla mente.

Biohacking: benefici a livello gastro-intestinale

Il concetto di dieta nel biohacking è dunque molto diverso da quello comune. Oltre a ottenere il peso forma, molti dei benefici del biohacking sono diretti anche verso l’apparato gastro-intestinale.

Utile contro bruciori di stomaco, gonfiore, pesantezza e aumento di peso

Nel biohacking si utilizzano sistemi di nutrizione strategica: si mangiano tipologie diverse di cibo in quantità e orari differenti intervallate dal digiuno. «Si assumono pochi zuccheri e solo sani insieme ad altri nutrienti per ridurre al massimo i picchi glicemici e scongiurare la secrezione di insulina». Il risultato? «Un miglioramento della salute gastrica: l’eccesso di zuccheri produce, infatti, squilibri anche nel microbiota», spiega Santori.

Associare il digiuno intermittente a stili di vita sani

Al digiuno intermittente bisogna associare una corretta igiene del sonno, imprescindibile per il sistema gastro-intestinale. «Questo si traduce nel rispettare i ritmi circadiani, andando a dormire sempre allo stesso orario dopo almeno due o tre ore dalla cena», continua l’esperto.

La nutrizione si adatta al tipo di persona

«Un esempio classico può essere quello di un atleta che in una fase di preparazione avrà uno schema alimentare, mentre il giorno della gara un altro e il giorno del recupero uno ancora diverso». Alcuni atleti, come ad esempio i bodybuilder, hanno fisiologicamente bisogno di prendere peso ed esistono strategie di nutrizione ad hoc anche per questo.

Un’alimentazione che tenga in equilibrio il microbiota

Gli atleti possono sfruttare gli effetti positivi del biohacking per potenziare la propria condizione sotto l’aspetto fisico e mentale. Grazie a esso, si alza il livello delle prestazioni e parallelamente aumentano le possibilità di successo. «Anche per chi non fa sport a livello agonistico, le pratiche di biohacking permettono di difendere il microbiota, da cui dipendono anche i bruciori di stomaco».

Biohacking: migliora le difese immunitarie

Il biohacking può aiutare ad affrontare la stagione fredda con grande efficacia sotto vari punti di vista. Innanzitutto un microbiota sano equivale anche a un migliore stato di salute immunitaria e genera quindi una capacità immunitaria più forte, perché moltissime delle nostre difese immunitarie e del sistema adattivo vengono prodotte proprio dall’intestino.

Pratica di adattamento al freddo

«Esistono poi pratiche specifiche di adattamento al freddo, che permettono non solo di avere alti boost immunitari e quindi di essere ancora più forti davanti ai malanni di stagione, ma anche di abbattere la bolletta perché chi pratica il biohacking tendere ad avere una casa più fresca del solito», afferma il biohacker. Grande importanza è rivestita dalla camera da letto, che dovrebbe avere una temperatura più bassa del consueto per favorire un sonno di qualità.

Doccia fredda per ridurre le infiammazioni sistemiche

La pratica delle docce ghiacciate previste dal biohacking consiste nell’utilizzo di acqua molto fredda durante l’inverno, eliminando quella calda per lavarsi. «Ciò significa ovviamente potenziare ulteriormente le nostre difese, riducendo al contempo le infiammazioni sistemiche, le infiammazioni in senso più ampio e dar vita a un vero e proprio boost in quanto a resilienza e difese immunitarie», aggiunge il biohacker.

Biohacking e sonno

Un altro aspetto di importanza primaria, quando si parla di biohacking applicato all’inverno, concerne la gestione della luce e dei ritmi circadiani. «Queste pratiche fanno sì che lo stile di vita risulti il più possibile allineato ai nostri orologi biologici interni. Si tratta di un aspetto cruciale perché l’inverno porta con sé carenza di luce solare, più nuvole e potenziali squilibri legati alle condizioni atmosferiche».

Dispositivi per mancanza di luce solare 

La pratica del biohacking si svolge a casa e in modo sicuro. Esistono dispositivi che possono risolvere il problema della mancanza di luce solare in inverno. «Ci sono device come quelli a luce rossa simili agli infrarossi, chiamati Red-Light NIR (Near Infrared), che generano uno spettro preciso della luce che simula quello del sole ed è ricco di benefici: si va dal riordino dell’orologio biologico a quello della ghiandola pineale, responsabile della melatonina, fino a miglioramenti sensibili a livello di umore ed energia».

Una sveglia “naturale”

Un altro device che si può utilizzare è quello che emette una particolare luce durante la mattina. Ce ne sono addirittura di temporizzati che creano una sorta di alba mandando un messaggio di sveglia attraverso i fotorecettori dell’occhio. Esistono poi esistono strumenti che ci proteggono al contrario, perché il problema non è soltanto la carenza di luce solare, ma l’utilizzo così diffuso delle luci artificiali.

Biohacking: consigliato a tutti a qualsiasi età? 

Il biohacking è sì consigliabile a qualsiasi età ma non in maniera generalizzata, tenendo conto dello stato di salute. «Un esempio tipico è quello dell’acqua fredda: non tutti possono immergersi in un fiume ghiacciato, perché esistono rischi a livello cardiovascolare. Oltre a consultare il proprio medico, il consiglio è quello di iniziare dalla cosa più vicina al proprio stile di vita». Così come per le tecniche di allenamento fisico, anche il biohacking va calibrato sulla persona: piccole dosi all’inizio, per poi aumentarle in maniera graduale e renderle ottimizzate sotto ogni punto di vista.

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Simona Cortopassi

Classe 1980, è una giornalista iscritta all’Ordine regionale della Lombardia. Toscana d’origine, vive a Milano e collabora per testate nazionali, cartacee e web, scrivendo in particolare di salute e alimentazione. Ha un blog dedicato al mondo del sonno (www.thegoodnighter.com) che ha il fine di portare consapevolezza sull’insonnia.
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