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Rotavirus: i consigli per debellare la gastroenterite virale

Il pediatra Giorgio Conforti spiega come avviene il contagio, come si manifesta il disturbo e in che modo possono intervenire i genitori

Se fosse un film, sarebbe l’Esorcista. Purtroppo, però, vomito, diarrea, febbre e lamenti non durano soltanto due ore come una pellicola. Quando i piccoli di casa vengono colpiti dal «demonio» del rotavirus, rimangono «posseduti» dai tre agli otto giorni. La gastroenterite non dà tregua e tiene sotto scacco tutta la famiglia. Fratellini e sorelline, contagiati in un batter d’occhio, e gli stessi genitori, costretti ad assentarsi dal lavoro per assistere i pargoli sofferenti. Un film visto e rivisto milioni di volte, considerando che non c’è un bambino al di sotto di due anni che non sia mai stato colpito almeno una volta da questa infezione. Almeno una volta, avete capito bene. Esistono diversi ceppi di rotavirus e averne sconfitto uno non significa essere diventati automaticamente immuni anche agli altri. Al massimo si può sperare che in caso di ricaduta i sintomi della gastroenterite si presentino in forma più leggera. Qui puoi trovare cosa fare se anche gli adulti si beccano un’influenza intestinale.

Come viene trasmesso il Rotavirus

Scampare al pericolo non è impresa facile perché il contagio è rapidissimo. Il virus si trasmette principalmente per via oro-fecale, quindi attraverso il contatto delle mani di chi accudisce i bambini. In un asilo, per esempio, il virus passa con un cambio di pannolino di un bambino con diarrea a un altro.

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  • La prima regola di prevenzione è lavarsi accuratamente le mani con il sapone.
  • Si può prendere il rotavirus anche ingerendo acqua o cibo contaminati, oppure toccando e portando alla bocca oggetti di uso comune come forchette e bicchieri.
  • C’è infine la possibilità che il virus venga trasmesso per via respiratoria. Questo spiega perché il picco dei contagi avviene nel periodo invernale, tra ottobre e marzo, quando si trascorre più tempo in ambienti chiusi.

Rotavirus: come si manifesta?

Il meccanismo che scatena l’infezione è sempre lo stesso. Il virus si insinua nell’apparato digerente, entrando nelle cellule dell’epitelio che riveste la mucosa dell’intestino tenue. Qui inizia a replicarsi, liberando particelle virali che continuano a moltiplicarsi nel lume intestinale.

Seguono 36-48 ore di suspense, giusto il tempo di incubazione. Poi si entra nel vivo dell’azione. Il sistema immunitario tenta di distruggere l’invasore reagendo non solo con una risposta locale, ma anche sistemica.

I sintomi sono quelli classici della gastroenterite:

  • vomito,
  • diarrea e dolori addominali,
  • solitamente accompagnati da una febbre che raggiunge i 38 gradi.
  • Nei neonati di due-tre mesi, ancora incapaci di sviluppare la febbre, si verifica al contrario un abbassamento della temperatura.

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Come si diagnostica

Capire che si tratta di rotavirus non è semplicissimo. Per farsi un’idea basta guardarsi intorno e fare qualche domanda ad amici, parenti e maestre dell’asilo. Se scopriamo che ci sono altri casi di bambini malati, a casa o a scuola, allora è molto probabile che si tratti di una forma virale acuta transitoria. Di solito si risolve spontaneamente e in maniera benigna. Le indagini, invece, devono essere più approfondite se a star male è un bambino considerato a rischio, perché molto piccolo o perché immunodepresso a causa di un trapianto o della chemioterapia. Se le condizioni cliniche lo richiedono, si può effettuare l’esame delle feci per ricercare l’antigene specifico che rivela la presenza del rotavirus.

Bisogna evitare la disidratazione

In caso di gastroenterite la prima regola d’oro è mantenere una buona idratazione. Nei primi sei mesi di vita questo significa continuare l’allattamento al seno. Il latte della madre è ben equilibrato e soprattutto ricco di anticorpi e altri fattori protettivi. Nei bambini un po’ più grandi, invece, il pediatra solitamente prescrive specifiche soluzioni idrosaline reidratanti che vanno assunte a piccoli sorsi nelle sei-otto ore più critiche della fase acuta per recuperare sali e zuccheri persi a causa di vomito e diarrea. La situazione può essere gestita tranquillamente a casa. È però fondamentale che i genitori vigilino sulle condizioni del piccolo in modo da riconoscere subito i campanelli d’allarme della disidratazione. Attenzione dunque se bagna pochi pannolini o se ha le labbra asciutte, poche lacrime, occhi infossati, la fontanella depressa e se appare poco reattivo o in preda a sonnolenza. Per scongiurare ogni pericolo, è importante che i genitori monitorino anche il peso del bambino. Il limite per il ricovero è la perdita del 10% di liquidi rispetto al peso corporeoPer un bimbo che pesa quattro chili è facile e molto pericoloso perdere quattro etti d’acqua.

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Rotavirus: come si cura

Nella fase acuta meglio tenere pronto il paracetamolo per abbassare la febbre, anche se il bambino spesso fatica a trattenere il farmaco proprio a causa di vomito e diarrea. Per alleviare i sintomi, è consigliato eliminare per qualche giorno cibi e bevande ricchi di zuccheri semplici, che con il loro effetto osmotico richiamano acqua nel lume intestinale favorendo la diarrea. Un altro aiuto può arrivare dai probiotici. Il più raccomandato dai pediatri e dalla Società europea di gastroenterologia pediatrica (Espghan) è il Lactobacillus GG. Utile anche il Saccharomyces Boulardii per il suo effetto benefico sull’intestino infiammato. E una volta che vomito e diarrea hanno allentato la presa, via le restrizioni: si può tornare alla normale alimentazione.

In genere l’infezione è benigna

«Per la maggior parte dei bambini il rotavirus comporta un’infezione assolutamente benigna. Nel giro di pochi giorni l’organismo è in grado di ripulirsi completamente dalle particelle virali senza lasciare strascichi». È vero che alcuni bambini possono sviluppare una diarrea persistente post-infettiva ma in genere il problema si risolve spontaneamente nel giro di qualche settimana senza neppure cambiare la dieta.

Rotavirus: il vaccino è indolore e gratuito

Arrivare fino ai titoli di coda del film, però, può essere faticoso e per chi vuole risparmiarsi questa spiacevole esperienza c’è sempre l’opzione del vaccino. È raccomandato ai bambini delle categorie a rischio, ma certamente lo consiglierei anche a quei bambini che hanno già dei fratellini più grandi che vanno all’asilo. Il rischio che portino a casa il virus è molto alto in questi casi, perché è sufficiente che in una classe ci sia un compagno malato perché si scateni l’effetto domino su tutti gli altri». Quello per il rotavirus è l’unico vaccino di routine che viene somministrato per via orale.

Totalmente gratuito

«Dal 2017 è entrato nei Livelli essenziali di assistenza (Lea) come le altre vaccinazioni raccomandate ed è offerto gratuitamente dalle Asl a tutti i bambini, da Bolzano ad Agrigento. Lla procedura può essere eseguita anche dal pediatra di famiglia, sempre gratuitamente, in base a specifici accordi con la Asl territoriale, come succede in Toscana», spiega Conforti. Il vaccino viene somministrato a partire dalla sesta settimana di vita fino alla ventiquattresima (vaccino a due dosi) o alla trentaduesima (vaccino a tre dosi). «Dopo uno-due anni di follow-up, l’efficacia del vaccino si è dimostrata superiore dell’80%. Sulle forme più gravi di gastroenterite, che costringono il bambino al ricovero in ospedale, l’efficacia supera il 90%», aggiunge Catia Rosanna Borriello, direttore dell’unità complessa vaccinazioni dell’ASST Fatebenefratelli-Sacco di Milano. «Il vaccino si è dimostrato protettivo nei primi tre anni di vita: alcuni studi hanno infatti rilevato un’importante riduzione dei ricoveri correlati all’infezione da rotavirus anche tre anni dopo la vaccinazione», conclude l’esperta.

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