Bambini

Covid e parti prematuri: l’infezione aumenta il rischio

Le donne incinte rischiano conseguenze più serie rispetto alle coetanee. Ecco perché anche loro devono vaccinarsi

Del legame tra Covid e parti prematuri se ne era già discusso anche al congresso internazionale della European Society for Pediatric and Neonatal Intensive Care, che ha riunito gli esperti di Terapia Intensiva pediatrica e neonatale del Vecchio Continente. In Italia l’allarme è arrivato dal Policlinico Federico II di Napoli. Dei 420 bambini nati da mamme positive o che avevano contratto Covid durante la gravidanza, cinque sono finiti in Terapia Intensiva perché nati prematuri.

Fortunatamente i dati della ESPNIC sostengono che i casi di prematurità sono perlopiù lievi, dalle 34esima settimana. Le conseguenze non sono importanti. Talvolta però i neonati sono venuti alla luce anche prima della 28esima settimana. In questi casi si parla di prematurità grave.

Gruppo San Donato

Covid e parti prematuri: il legame è noto sin dall’inizio della pandemia

Il fenomeno non è nuovo, nel senso che è sotto la lente di ingrandimento degli esperti sin dall’inizio della pandemia. Nascere prematuri può avere un impatto significativo, perché a seconda della settimana di nascita ci possiamo trovare nella condizione che alcuni organi importanti non siano ancora sviluppati nel modo corretto. Naturalmente più ci si avvicina al periodo corretto del parto, meno questi problemi saranno importanti.

Covid e parti prematuri: le donne incinte più a rischio di sintomi gravi di Covid rispetto alle coetanee

Non c’è certezza su quante settimane prima il neonato di una mamma che ha contratto Covid durante la gravidanza possa nascere. Sembra però che la carica virale della madre abbia un ruolo importante.
In media una donna incinta ha un rischio maggiore che la malattia possa avere sintomi importanti, rispetto alle coetanee che non aspettano un figlio. Fortunatamente il rischio di passaggio dell’infezione dalla madre al feto è decisamente basso. Siamo nell’ordine del 3-4% dei casi. Il 50% dei feti che prende la malattia è asintomatico, l’altra metà manifesta sintomi lievi. Sono in casi estremamente rari i sintomi sono importanti. Quindi il rischio vero per il feto è di nascere prematuro.

Vaccinarsi è un’arma fondamentale

Ecco perché la vaccinazione viene consigliata alle madri. Anche a coloro che stanno cercando di rimanere incinte. I dati finora disponibili evidenziano che hanno rischi maggiori a contrarre la malattia. In questo modo si potrà evitare l’impatto sulle nascita premature. In più anche se la madre dovesse contagiarsi dopo i vaccini, la carica virale sarebbe più bassa e quindi meno pericolosa.

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Francesco Bianco

Giornalista professionista dal 1997, ha lavorato per il sito del Corriere della Sera e di Oggi, ha fatto interviste per Mtv e attualmente conduce un programma di attualità tutte le mattine su Radio LatteMiele, dopo aver trascorso quattro anni nella redazione di Radio 24, la radio del Sole 24 Ore. Nel 2012 ha vinto il premio Cronista dell'Anno dell'Unione Cronisti Italiani per un servizio sulle difficoltà dell'immigrazione. Nel 2017 ha ricevuto il premio Redattore del Gusto per i suoi articoli sull'alimentazione.
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