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Al Pacino: la mia ricetta per la vecchiaia? Restare magri, lavorare, sorprendersi

L'attore, Premio Oscar per «Profumo di donna», a 72 anni confessa a OK di febbraio i suoi segreti per affrontare il tempo che scorre: dalla dieta al palcoscenico

Invecchiare bene? Si può: parola di Al Pacino, l’attore Premio Oscar per Profumo di donna. A 72 anni, il protagonista di Il padrino e Scarface, sarà di nuovo nelle sale cinematografiche a primavera con il film Stand Up Guys. Su OK di febbraio 2013 racconta quali sono i suoi segreti per affrontare al meglio gli anni che passano e la vecchiaia.

«Io dico sempre che l’età è come ti senti, come ti vedi allo specchio, ed è un tema complesso. È difficile dire cosa significa non essere più giovani, io non mi sento diverso rispetto, che so, a vent’anni fa. Anche se riconosco che un tempo giocavo a softball con mia figlia la mattina e facevo Broadway la sera. Oggi con i miei figli piccoli non potrei fare la stessa cosa. Anzi, solo pochi anni fa li prendevo in spalla al parco, ormai so che è impossibile, non riesco nemmeno a tirarli su, e quello un po’ mi dispiace.

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Ma trovare l’attività fisica giusta per il tuo corpo, l’attività che ti piace di più, è la ricetta migliore per invecchiare più lentamente. Ovvio, bisogna sapere conoscere bene il proprio corpo e ascoltare tutti i suoi sussurri. Perché il corpo ti parla, ti dice quello di cui hai bisogno, e devi essere capace di intenderlo. Io so qual è la mia attività fisica preferita: è la recitazione. E come dicono tanti attori spero di morire in scena. Non durerei comunque a lungo dovessi smettere.

Per mantenermi in forma cerco di non mangiare più di tanto, comunque meno di una volta (leggi: la dieta ideale per gli anziani). Adoro la pasta, ma ho dovuto quasi dimezzare le quantità perché fa ingrassare, e con l’età è importante rimanere magri, che è la cosa più sana che puoi fare. Ecco, la magrezza, rimanere leggeri, è il segreto per durare più a lungo e soffrire di meno l’età (leggi: Veronesi, la regola d’oro è mangiare meno).

È il mio lavoro di attore a autore, soprattutto a teatro, che mi mantiene, se non giovane, almeno tonico e teso. Quando riprendi ruoli come re Lear di William Shakespeare o fai Glengarry Glen Ross di David Mamet a Broadway una volta ancora, è come un riallacciarsi a tutta la tua esperienza di vita artistica: se adesso hai più di 70 anni non ti senti diverso da quando ne avevi 30 o 40. Già, non mi trovo tanto dissimile da quel giovane attore che venne scelto da Francis Ford Coppola per il ruolo di Michael Corleone nel Padrino.

Non voglio stare qua a fare il panegirico dell’esercizio fisico per l’anzianità: come avrebbe detto Oscar Wilde, “ogni volta che senti il bisogno di fare esercizio, sdraiati e aspetta che passi!”. Io riservo ogni mia energia per il palcoscenico, la mia vera e unica palestra.

L’età ha pure i suoi vantaggi: la saggezza, la prospettiva più profonda, una certa calma. In Stand Up Guys, il mio ultimo film, c’è una scena molto comica in cui il mio personaggio ingerisce una dose eccessiva di un farmaco contro la disfunzione erettile per potersi divertire con una prostituta, con conseguenze tragicomiche facili da immaginare. Con l’età non bisogna mai eccedere, se non nell’arte.

Io ho ancora fame di vita. Ho un appetito per la recitazione che non accenna a diminuire. Cambio tecniche e stili, mi adatto via via a nuove situazioni. L’importante è continuare a farlo, lavorare, recitare, non essere troppo schizzinosi con le parti che ti vengono offerte. Anche un attore come me, dopo oltre 45 anni di carriera, non ha mai idea di quale sia il suo prossimo ruolo. O se ne avrà uno.

Perfino Humphrey Bogart diceva di non essere mai sicuro che il film appena finito di girare sarebbe stato il suo ultimo. È il complesso che abbiamo noi attori. Ma è ciò che ti fa rimanere giovane dentro. Non avere idea di cosa succederà domani, saper accogliere le sorprese della vita».
Al Pacino (confessione raccolta da Silvia Bizio per OK Salute e benessere di febbraio 2013)

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