Alimentazione

Perché con il Covid sono aumentati i disturbi gastrointestinali degli italiani?

Lo specialista Attilio Giacosa spiega come sono cambiate le nostre abitudini alimentari e come mai sono aumentate le problematiche a carico di stomaco e intestino

Con l’arrivo del Covid-19 sono aumentati anche i disturbi gastrointestinali degli italiani. A dirlo è una ricerca condotta da Human Highway per Assosalute, l’Associazione nazionale farmaci di automedicazione, che ha confermato che la tendenza è in ascesa: dal 47,8% del periodo pre-pandemico (2019) al 56% di quest’anno (2021), con la fascia 25-34 anni più colpita.

Secondo la ricerca, le profonde modifiche che la pandemia ha imposto allo stile di vita e alla quotidianità hanno avuto un impatto significativo sui comportamenti alimentari: dagli adulti in smart working, con più frequente accesso a snack e una accresciuta irregolarità dei pasti, ai giovani che, limitati nelle interazioni sociali, hanno riversato stati di ansia e solitudine anche nell’approccio con il cibo. «Dati raccolti durante il primo lockdown evidenziano significative modifiche nell’ambito alimentare: circa il 17% degli intervistati ha avuto una riduzione dell’appetito, mentre il 34% ha manifestato un aumento del senso di fame e del desiderio di cibo, con un 48% che ha aumentato il peso corporeo. La variazione, soprattutto in eccesso, del consumo di cibo e del peso, ha portato sia a maggiori difficoltà digestive sia alterazioni delle funzioni intestinali», interviene Attilio Giacosa, gastroenterologo e docente presso l’Università di Pavia.

Gruppo San Donato

Perché con il Covid sono aumentati i disturbi gastrointestinali degli italiani?

Questi fenomeni sono fortemente condizionati dalla sedentarietà, che ha influenzato non solo l’appetito ma anche la funzionalità intestinale. Conseguenza diretta è il presentarsi di sintomi come gonfiore, dolore e fastidio addominale, associati o separati rispetto alle difficoltà digestive. Oltre alle abitudini alimentari, a intensificare i disturbi gastrointestinali nel periodo pandemico sono stati anche fattori psicologici, stress e ansia in primis. «Nei più giovani il dover rimanere bloccati in casa, isolati, senza accesso alle abituali attività, ha influito enormemente sui comportamenti alimentari. Sugli adulti, attività come lo smart working hanno portato a un accesso continuo a snack e cibo, con tendenza a consumare i pasti in modo diverso dai ritmi abituali. Per non parlare degli anziani. Il problema dell’acquisizione degli alimenti, della mancanza di relazioni con altri, spesso in assenza di tecnologia, hanno fatto patire di più l’isolamento, con ricadute importanti sulla sfera neurologica. Depressione, ansia, solitudine hanno così inciso profondamente sui comportamenti alimentari in questa fascia di età», spiega Giacosa.

L’apparato digerente è in tutto e per tutto un “secondo cervello”: quello che incide sulla nostra vita può avere ripercussioni in ambito digestivo. «Gli stati di stress e ansia hanno, quindi, avuto un impatto sulla funzione digestiva determinando l’attivazione di squilibri nella interconnessione della testa con la pancia. Ciò ha generato condizioni che si sono tradotte in sintomi funzionali: pur essendo sani, gli organi dell’apparato gastrointestinale non svolgono in modo corretto la propria attività, e questo ha portato alla comparsa o all’accentuazione di sintomi come diarrea o stipsi».

C’è un nesso tra l’infezione da Sars-CoV-2 e le alterazioni del microbiota intestinale?

Non solo il cambio delle abitudini e l’aspetto emotivo hanno giocato contro il benessere di stomaco e intestino: esistono anche comprovate connessioni tra l’infezione da Sars-CoV-2 e le alterazioni del microbiota intestinale. «Per prima cosa, il virus porta a uno squilibrio della flora intestinale, sia nelle sede del colon sia nell’intestino tenue, un organo, quest’ultimo, che è stato sempre “sottostimato” ma che assume importanza rilevante per lo sviluppo di sintomi importanti e di quello che viene chiamato con l’acronimo SIBO (Small Intestinal Bacterial Overgrowth), ovvero l’aumento di batteri nel piccolo intestino. Conseguenza diretta di questo fenomeno è il gonfiore, un sintomo che sembra banale ma che porta a sensazioni di malessere, tensione addominale, irregolarità delle funzioni intestinali, nervosismo, accentuazione della percezione negativa del proprio corpo. Le conseguenze di questa fenomenologia nel lungo termine non sono, però, ancora chiare».

Leggi anche…

Mostra di più
Pulsante per tornare all'inizio