
C’è chi resta magro senza sforzo e chi, al contrario, ha l’impressione di mettere su peso semplicemente guardando un piatto di pasta. La spiegazione non sta solo nel metabolismo: un ruolo sempre più importante, secondo la ricerca scientifica, lo gioca il microbioma intestinale.
Un nuovo studio pubblicato su The ISME Journal dall’Arizona State University suggerisce infatti che alcune persone riescano a estrarre più energia dalle fibre alimentari a causa della maggiore presenza nel loro intestino di un particolare gruppo di batteri: i metanogeni, capaci di produrre metano.
Questa differenza potrebbe rendere alcune persone fisiologicamente più predisposte ad aumentare di peso, anche seguendo la stessa dieta di chi ingrassa meno.
In questo articolo
Un ecosistema che decide quante calorie assorbiamo
Il microbioma è un vero ecosistema composto da miliardi di microorganismi che vivono in simbiosi con noi. Aiutano il sistema immunitario, ci proteggono dai patogeni e, soprattutto, digeriscono ciò che il nostro corpo da solo non riuscirebbe a gestire. È il caso delle fibre alimentari: i batteri intestinali le fermentano trasformandole in acidi grassi a catena corta, una fonte di energia utilizzabile dalle nostre cellule.
Durante questa fermentazione si produce però idrogeno, che a un certo punto rallenta il processo, come un freno naturale. È qui che entrano in scena i metanogeni: questi microorganismi “mangiano” l’idrogeno e producono metano, permettendo alla fermentazione di continuare. Finora si sapeva che facilitassero la digestione delle fibre, ma non era chiaro se questo avesse conseguenze sull’assorbimento calorico. Lo studio americano risponde proprio a questa domanda.
Lo studio: una settimana chiusi in una stanza metabolica
Per capire come funziona davvero questa dinamica, i ricercatori hanno fatto vivere un gruppo di volontari per una settimana in una stanza metabolica, un ambiente totalmente controllato dove ogni parametro è monitorato: alimentazione, consumo energetico, attività metabolica ed emissioni di metano.
Analizzando campioni di sangue e feci, i ricercatori hanno misurato con precisione quante calorie venissero assorbite da ciascun partecipante, confrontando poi questi valori con la quantità di metano prodotta.
I volontari hanno seguito due diete isocaloriche:
- una ricca di cibi processati,
- una ricca di fibre e alimenti integrali.
Risultato? Con la dieta industriale non sono emerse differenze nell’assorbimento calorico. Con quella ricca di fibre sì: più metano produceva una persona, più calorie assorbiva dalle stesse quantità di cibo. In altre parole, chi ospita più metanogeni nel proprio intestino è più efficiente nel trasformare le fibre in energia.
Perché questo risultato è importante?
Secondo Blake Dirks, ricercatore dell’Arizona State University e autore dello studio, questi risultati mostrano che “le persone possono reagire in modo molto diverso alla stessa dieta proprio a causa della diversa composizione del loro microbioma”.
Lo studio ha coinvolto soggetti sani, ma secondo gli autori sarà fondamentale capire come reagiscano persone con obesità, diabete o altre condizioni metaboliche. Questo perché, se il microbioma influenza l’energia che ricaviamo dagli alimenti, potrebbe essere uno dei motivi per cui alcune diete funzionano benissimo su certe persone e molto meno su altre.




