Alimentazione

Batterio killer, è colpa dei germogli di soia verde

Per le autorità tedesche chi ha mangiato le piantine crude (che in realtà fanno parte della famiglia del fagiolo) ha 9 volte più probabilità di essere colpito dall'Escherichia Coli

Colpa dei germogli di soia verde (Phaseolus aureus o mungo) che, al contrario di quanto si crede, non fanno parte della famiglia della soia ma di quella del fagiolo. Sarebbe stati loro a scatenare l’epidemia causata della variante di Escherichia Coli (Ehec), secondo fonti ufficiali tedesche.

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Reinhard Burger, direttore dell’istituto Robert Koch (Rki), venerdì ha annunciato infatti che «la gente che ha mangiato i gemogli ha fino a nove volte più probabilità di avere diarrea con sangue o altri sintomi della presenza del batterio rispetto a chi non li ha mangiati. Lo prova uno studio su persone che si sono sentite male dopo aver mangiato al ristorante. L’istituto ha invece scagionato cetrioli, pomodori e lattuga.

L’azienda della Bassa Sassonia (nord-ovest della Germania) che produce i germogli sospetti è stata chiusa. Tutti i suoi prodotti verranno ritirati dal commercio, hanno annunciato le autorità sanitarie tedesche. Si tratta di 18 tipi di germogli: al momento, spiegano all’Istituto federale per la valutazione dei rischi (Bfr), sono tutti sotto osservazione. Circa la metà (26 su 55) dei casi di Escherichia Coli del tipo 0104:H4 registrati in cinque regioni tedesche sono riconducibili proprio ai germogli di questa azienda.

Il batterio killer E.coli ha colpito, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, i cittadini di 16 Paesi: Austria, Repubblica Ceca, Danimarca, Francia, Grecia, Lussemburgo, Olanda, Norvegia, Polonia, Spagna, Svezia, Svizzera, Regno Unito, Stati Uniti e Canada, oltre alla Germania. Si tratta in tutti i casi di persone che risiedono nella Germania settentrionale o che l’hanno visitata da poco, per un totale di 35 vittime (34 in Germania e una in Svezia) e circa 3.255 casi di contagio.

Già giovedì il ministro della Salute Ferruccio Fazio aveva ipotizzato che l’origine dell’epidemia fosse da cercare nei «germogli vegetali di erba medica, lenticchie, fagioli, zucche e fieno greco». Inoltre aveva rassicurato sulla situazione italiana: «L’Italia non ha avuto nessun caso, questo non significa che non potremmo avere un cittadino che viene dalla Germania colpito dal batterio, ma l’Italia è pronta a circoscrivere eventuali focolai».

Proprio nel nostro Paese è stato sviluppato un test super veloce per individuare la presenza del batterio killer. L’Istituto superiore di sanità (Iss) di Roma ha messo a punto un esame che permette di avere una diagnosi in 24-56 anziché in 6 giorni.

In ogni caso il peggio, secondo la Germania, è alle spalle. Il ministro della sanità tedesco, Daniel Bahr, rassicura che il numero di nuovi contagiati è «significativamente calato». Ma non è ancora il caso di cantare vittoria, prosegue, perché «ci saranno nuovi casi e purtroppo ci dobbiamo aspettare altre vittime».
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Ultimo aggiornamento: 13 giugno 2011

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